L’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, ha parlato ad ESPN del progetto di crescita della società rossonera e della Serie A.
LAVORO – «Quello che stiamo facendo al Milan è chiaro e molto difficile. Dobbiamo ridurre la nostra spesa salariale e allo stesso tempo migliorare le prestazioni sportive e non è semplice».
PREMIER LEAGUE – «Gran parte del successo è basato sulla visione globale del calcio, una sorta di internazionalizzazione. Questo è accaduto in termini di idee di fare calcio ma poi, più recentemente, in termini di proprietà stranieri e management internazionali. E questo mix di idee, questa diversità è stata una delle forze trainanti per il suo successo».
SERIE A – «Chiaramente, penso che il calcio italiano sul campo sia internazionale e che i nostri brand siano internazionali. Quindi tutti gli elementi ci sono. Guardate all’interesse di gruppi di private equity. Non sono stupidi, vogliono essere coinvolti nella modernizzazione e nella professionalizzazione del calcio italiano, conoscono che c’è un potenziale enorme e non sfruttato. Se facciamo i passi giusti, il calcio italiano può tornare al vertice del calcio mondiale. Penso che la Serie A abbia il potenziale più grande in termini di crescita tra i cinque grandi campionati europei. E io penso che il Milan abbia il potenziale più grande come club singolo».
CRESCITA – «In Italia, non vediamo un così forte senso di unità, la sensazione è che i club siano concorrenti sul campo e partner commerciali al di fuori. Ma penso che stia cambiando ed è perché stanno accadendo due cose. Una è che c’è un cambiamento nel tipo di proprietari. Non intendo solo proprietari stranieri, anche italiani. Ci sono più proprietari che non pensano a se stessi solo come benefattori personali per un club, ma che lo vedono anche come un business. Devi avere entrambe le visioni per avere un ambiente sano. L’altra cosa è che all’aumentare delle entrate, aumentano anche le commissioni di trasferimento, i salari e i costi, e diventa meno praticabile ignorare il fatto che i club hanno interessi comuni. Quindi i club devono essere sulla stessa onda. Penso che vedremo di più di tutto questo in Serie A, sul modello della Premier League».