Gennaro Tutino ha segnato 21 gol in 36 partite stagionali con il Cosenza. Nessun italiano ne ha fatti di più nel 2024 tra Serie A e Serie BKT. Ha vinto il premio come miglior giocatore del mese di aprile nel campionato cadetto, e qualcuno ha addirittura provocato: «Tutino in Nazionale!». Una voce talmente grossa che è stata puntualizzata perfino dal CT azzurro, Luciano Spalletti: «Conosco bene Tutino, l’ho allenato al Napoli, mi fa piacere che abbia fatto vedere quella che è la sua forza, però, pur tenendo in considerazione tutti, noi abbiamo a disposizione delle potenzialità da tempo».
Tutino è letteralmente on fire. A partire dal premio come giocatore del mese: «Una bella soddisfazione – ha raccontato in esclusiva a ‘Cronache di spogliatoio’ – perché non lo avevo ancora vinto. Se sono riuscito a farcela, il merito è della squadra. Voglio condividerlo con loro. Se mi aspettavo una stagione così? Sinceramente sì, ho sempre creduto nelle mie qualità e so quello che posso dare. Penso che avrei potuto fare ancora meglio, tra pali e traverse colpiti». Tutino era già stato a Cosenza, dal 2017 al 2019, e aveva segnato 22 gol in 74 presenze: «Sono un giocatore più maturo rispetto alla prima volta in cui sono venuto qui, sono più maturo anche in campo. Un calciatore, specialmente un attaccante, acquista queste doti con l’esperienza. Ho cambiato anche il modo di giocare, sono più attaccante di prima. Sono migliorato anche nella cattiveria e nello sfruttare le occasioni».
«Gennaro Tutino in Nazionale», ma a lui è venuto da ridere
E quella voce della Nazionale? «Se ne sta parlando del fatto che sono l’italiano con più gol nel 2024. Ho letto l’appello e anche le dichiarazioni del mister, sinceramente non avrei mai pensato che gli sarebbe arrivata una cosa del genere, mi fa piacere che abbia potuto rispondere. Conosco e avuto onore di potermi allenare con lui, anche se per poco. Non ci ho sperato, sicuramente mi è venuto da ridere. Sarebbe un sogno non ti Tutino, ma di chiunque in Nazionale. Più provocazione». Perché Tutino insieme a Spalletti ha già condiviso un’esperienza a Napoli: «Un onore per me tifoso, ho avuto la possibilità di fare il ritiro con lui. Potevo rimanere, ci avevo parlato, in pochi mesi ho potuto capirne la grandezza e lo spessore come allenatore. A Napoli è riuscito a fare una cosa impensabile. Per me è come parlare dell’allenatore più forte del mondo».
Dai capelli di Napoli fino alle punizioni in rete
La sua crescita in campo è stata progressiva. Dall’etichetta di giovane talento fino alle soddisfazioni odierne, fino ai ricordi di Napoli: «Da ragazzo avevo la testa un po’ così… e avevo la cresta. Avevo 17 anni. Benitez mi disse: ‘Se non ti tagli i capelli non ti faccio più allenare con i grandi’, ma alla fine sono andato via in prestito quindi non me li sono tagliati! Una volta, in allenamento, feci due dribbling su Behrami aspettandolo per il terzo. Poco dopo lui mi falciò, entrandomi sulle gambe. E mi disse: ‘Hey, io ho 30 anni e non mi faccio prendere in giro da te’. Alla fine però tutto si risolse per il meglio e la prendemmo a ridere». Oggi è maturato: «Questo step l’ho fatto in campo quest’anno, adesso mi sento pronto come giocatore; ma quello del sacrificio e dell’alimentazione, quello penso di averlo fatto da parecchio, dopo aver avuto infortuni da giovane, verso i 22/23 anni ero indirizzato su questa strada qui. Negli ultimi due anni ho avuto anche una questione tattica che mi ha penalizzato, ma non voglio pensare al passato».
La sua stagione magica sta anche nei gesti tecnici, come una delle reti che gli è rimasta nel cuore: «Nella partita contro lo Spezia mancava Calò, che solitamente batte le punizioni. Siamo andati sul pallone io, Marras e Antonucci. Dovevamo scegliere chi avrebbe calciato. Mi hanno chiesto: ‘Dove la vuoi tirare?’. Gli ho risposto: ‘Marras, vai già verso la curva per esultare che la metto all’incrocio’. Ho segnato». E anche se non andrà all’Europeo, non dimenticherà mai questi mesi.