Quando è arrivato in Italia, non lo conosceva nessuno. Grazie alle ottime prestazioni messe in campo, Eldor Shomurodov sta conquistando le simpatie dei tifosi della Serie A. L’attaccante uzbeko del Genoa si è raccontato a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole.
AMBIENTAMENTO – «Quando ho detto sì al Genoa, ero consapevole che non sarebbe stato semplice inserirmi in Italia. Avevo un solo modo per impormi: impegnarmi sempre. È ciò che ho sempre fatto in carriera. Ci sto riuscendo, ma siamo solo all’inizio. Sono orgoglioso di far parte di una squadra del genere, ho letto la storia del club».
PARAGONI – «Non ho capito perché mi chiamano il “Messi uzbeko”, ma mi tengo stretto questo paragone. Spero di poter essere d’esempio per i ragazzi del mio Paese».
L’ITALIANO – «So dire già “buongiorno”, “buonasera” e “arrivederci”. Non credete che l’ambientamento sia stato così difficile. I compagni mi hanno aiutato da subito, mi hanno aiutato tanto».
OBIETTIVI – «Sono solo il secondo uzbeko nella storia della Serie A. In Uzbekistan ci sono tanti talenti che meriterebbero di avere un’occasione all’estero: forse la mia esperienza servirà a portare qui altri connazionali. Questa è la cosa che mi sta più a cuore. Con impegno e forza di volontà è possibile farsi spazio nel mondo del calcio».
MODELLI – «Rivaldo, che ha giocato nel Bunyodkor, squadra uzbeka per la quale ho giocato. L’altro è Drogba, calciatore forte e dal carattere libero. Tra gli allenatori mi piace Mourinho, è il numero uno. Il migliore in Serie A? Sono tanti, ma dico Cristiano Ronaldo».
BALLARDINI – «Ci dice sempre che bisogna sempre farsi un esame di coscienza dopo le partite, anche quando le cose vanno bene, per capire se sarebbe stato possibile fare di più. Ora penso al Genoa, per i complimenti del mister c’è tempo».