Gianni Bellini, intervista al più grande collezionista di figurine al mondo

by Matteo Lignelli
Gianni Bellini

«Sarà stato il 2002 o il 2003. Un ragazzo, un figlio di un grosso benestante italiano inizia a telefonarmi un giorno sì e l’altro pure e alla fine quando viene a vedere la mia raccolta resta veramente impressionato. Allora avevo tanta roba, ma non tantissima come oggi. Eppure mi mette davanti un assegno in bianco e mi dice: ‘Scrivi la cifra che vuoi e porto via tutto’. Per qualche millesimo di secondo ho tentennato, poi ho visto mia moglie che scuoteva la testa». A parlare è Gianni Bellini, il più grande collezionista di figurine dei calciatori al mondo. Parte da questo racconto perché vuole che sia subito chiara la differenza tra un vero collezionista, come lui, e un commerciante.

«Il mercato – dice Bellini – è molto vivo, adesso c’è anche la faccenda dell’asta di Bolaffi (il 12 maggio una serie di figurine e card rare saranno battute all’asta, ndr). Ma è bene distinguere: questi ‘nuovi’ collezionisti io non li ritengo tali. Troppe persone mi chiamano o mi scrivono dicendo che hanno una vecchia figurina e hanno visto su eBay che vale una certa cifra. Il vero collezionista compra, scambia, ma non vende. Soprattutto non singole figurine. Andrebbero sempre attaccate: se tieni l’album e poi il set di figurine a parte è chiaro che lo fai per guadagnarci».

È successo anche a lui, ma non l’ha fatto apposta. «A casa ho la prima figurina di Lukaku con la maglia dell’Anderlecht ancora fuori dall’album. Sfortunatamente sono un po’ indietro, ne devo sempre attaccare 700mila. Di Lukaku me ne sono accorto quando un signore me l’ha chiesto. Non capivo il motivo così sono andato a vedere e ho scoperto che vale 900 euro. Comunque non gliel’ho venduta. Assolutamente no, non posso rovinare una raccolta. A casa ho album da migliaia di euro in doppia, tripla o anche quadrupla copia, ma non li venderei mai. Al massimo li scambierei, magari anche con qualcosa di minor valore che però mi manca».

La storia di Gianni Bellini

Abbiamo raccontato troppo poco sulla vita di Gianni Bellini. Il fatto è che quando inizia a parlare ti assorbe nella sua passione. Non ci sono dubbi che sia lui il Re delle figurine. «Da quello che so, gli album circolati sulla faccia della terra dal 1970 a oggi ce li ho tutti: due milioni e mezzo di figurine. Cerco di non andare a ritroso oltre gli anni Sessanta perché vorrei aver visto giocare almeno una volta i calciatori che colleziono». 

Nato nel 1963, quest’anno compirà 59 anni e vive a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, non lontano dal quartier generale della Panini. «Ma dei circa 4000 album che ho a casa solo il 40% è loro, il resto sono altre edizioni uscite in tutto il mondo. Specialmente in Sud America. Poi ho tanta Germania e Francia, ma ho intrecciato scambi ovunque: Thailandia, Israele, Afghanistan. Anche con la Cina, dove pubblicano card e non figurine. Ho trovato una buona vena pure in Giappone da quando la J-League è diventata un campionato importante. Ho tutti i loro album dal 1990 a oggi».

In pratica in casa ha raccolte attaccate o appoggiate ovunque. Nello studio ricavato dall’ex salotto, nella camera di sua figlia da quando è andata a convivere, nella sala da pranzo e dove dorme. «Restano fuori solo il bagno e la cucina». E non tutto è esposto, ogni tanto deve fare “il cambio di stagione”. «Metto fuori quel che è rimasto sotto e viceversa, un’operazione che richiede due settimane,  però so quanto è importante: la carta deve prendere aria, ho fatto per 40 anni il tipografo». Non è finita qua: custodisce scarpe da calcio da collezione, maglie, biliardini, parastinchi degli anni Quaranta e altri cimeli. «Tutte cose regalate – chiarisce – chi lo fa sa che ciò che entra in casa mia non esce più».

 

Ivano Bordon e il sogno museo

Da qualche parte conserva anche sette cassette per la frutta piene di lettere. «Sono quelle che ci spedivamo tra collezionisti di tutto il mondo perché allora non c’era internet ed ero costretto a mettere annunci sui giornali stranieri in cerca di altri appassionati. Oggi è più semplice». «Quando è cominciato tutto? Avevo una decina d’anni – racconta – ho aperto un pacchetto e sono rimasto folgorato. La prima figurina che ho visto era di Sergio Carantini, stopper del Vicenza. Grazie a quella di Ivano Bordon, secondo portiere dell’Inter, invece, nella stagione ‘72/’73 ho completato il primo album».

Oggi tra le raccolte più rare della sua collezione ce n’è una norvegese del 1965 «pagata profumatamente». «Per la mia collezione – ammette Gianni Bellini – ho speso come se avessi comprato una casa al mare e una in montagna. Mi chiedono: ‘Te ne sei pentito?’ Assolutamente no». «Il mio sogno è realizzare un Museo della figurina. Da parte delle istituzioni purtroppo ho notato poco interesse. Molti pensano che sia una cosa banale, invece ho messo insieme secoli di cultura. Di recente è venuta a trovarmi una troupe dell’emittente statunitense CBS per uno speciale in vista dei Mondiali. Mi hanno detto: ‘Sappi che da quando questo servizio andrà in onda ti chiameranno per fare il tuo museo negli Stati Uniti. Hai qualcosa di unico e noi nel 2026 ospiteremo anche la Coppa del Mondo’».

Intanto si gode ad Arezzo, nella biblioteca della città, la sua esposizione “Campioni del Mondo! 1982-2022 – Quarant’anni di figurine Mondiali”, in mostra fino al 29 maggio. È la storia della Nazionale raccontata attraverso i suoi album, con due focus particolari su Paolo Rossi e Francesco Graziani, all’Arezzo negli anni Settanta.

Gli chiediamo un’ultima curiosità: Ma qual è la figurina sul calcio che vale di più? «Una casa d’aste americana – risponde – ha battuto la prima figurina di Cristiano Ronaldo allo Sporting Lisbona a 70mila euro. Secondo me è un’esagerazione per un pezzo di vent’anni fa. Io non credo che valgano così tanto, soprattutto se, come dicevo, non sono attaccate. Troppo facile così. Su alcuni album invece penso che ci sia del valore. Messico 70 in buone condizioni, ad esempio, può partire dai 3000 euro in su».