L’esultanza
Spesso, però, oltre che dalla tecnica, il tifoso rimane affascinato anche da cosa c’è intorno. Ed Hernanes faceva dell’immagine esteriore il suo punto di forza. Vedere un giocatore di 1’81, con quella corporatura massiccia, danzare sul pallone in maniera così leggiadra era qualcosa di particolare per lo spettatore. Il suo modo di pensare così velocemente, anche sotto pressione, era disarmante per un avversario. Il suo modo di festeggiare non poteva essere banale, 40 gol con la Lazio, 7 con l’Inter e solo 2 con la Juventus, avevano una costante: l’esultanza che faceva fermare il respiro di tutti. Hernanes era solito esultare con una specie di street gainer, senza avvitamento, ma che dava, a chi lo osservava, una sensazione di spettacolo. La capriola di Hernanes è rimasta nella mente di molti e, ancora oggi al San Paolo, è il suo marchio di fabbrica.
@hernanes fai più gol che ci divertiamo a vederti fare capriole! Complimenti a Kean per l'esordio, in bocca al lupo per la carriera! pic.twitter.com/44Ck0L87Ty
— Paulo Dybala (@PauDybala_JR) November 19, 2016
Gol sonrası Hernanes taklayı attı: pic.twitter.com/K4MabjVTRk
— Tolga Kaplan (@tolgakaplanbr) July 29, 2017
Cos’è mancato per affermarsi in una big?
Il grande salto, Hernanes Carvalho, avrebbe dovuto farlo dopo l’esperienza all’Inter. Nei 4 anni alla Lazio si è presentato a tutta Europa come un regista a tutto campo, capace di accompagnare l’azione e aiutare in fase di copertura. I numeri con la Lazio hanno convinto l’Inter a puntare su di lui e a San Siro ha lasciato un buon ricordo. Certo, il passaggio alla Juventus non è stato molto apprezzato dai tifosi nerazzurri, ma per Hernanes era il momento di arrivare in una big.
A Torino, però, il gioco di Allegri e il centrocampo inadatto alle sue caratteristiche lo hanno messo in difficoltà. Molti tifosi bianconeri non gli hanno perdonato l’arrivo fuori forma a Vinovo, in sovrappeso, nel secondo anno di militanza, e questo ha fatto sì che gli aspetti fuori dal campo influissero con quello che faceva dentro. Allegri gli chiedeva un gran lavoro in copertura, tarpandogli quasi le ali in fase di regia. I centrocampisti che gli giocavano a fianco, come i vari Khedira, Marchisio e Pogba, lo aiutavano poco in fase difensiva, costringendolo a un doppio lavoro al quale non era abituato. È anche vero, però, che un giocatore di quel livello, per arrivare e mantenere saldo il posto in una big, ha bisogno di lavorare su se stesso e reinventarsi continuamente, unica cosa che ad Hernanes, col senno di poi, si può rimproverare.
E ora il Profeta dov’è?
Hernanes, dopo l’avventura in bianconero, considerata da molti fallimentare, è finito all’Hebei Fortune per poco meno di 10 milioni. In Cina però non ha trovato la sua quadratura e, dopo soli 5 mesi di militanza in Asia, conditi da 6 presenze, è stato girato in prestito al San Paolo. In Brasile, dove si sa, la fase difensiva è meno curata, è tornato a fare la differenza, firmando 9 gol e 3 assist in 19 gare, prima di tornare in Cina in estate.
Decide di dare un’altra possibilità al nuovo calcio, quello asiatico, anche questa volta però con poca fortuna. Nell’estate del 2018 è tornato al San Paolo, dove ha firmato un triennale. All’età di 35 anni, Hernanes detta ancora la sua legge, camminando sui campi brasiliani, con quelle gambe grosse e dure, che si fondono con la morbidezza del suo tocco.