La storica sentenza con cui la Corte Costituzionale ha mandato in soffitta anche in Italia la vecchia regola dell’assegnazione automatica del cognome paterno, nella migliore delle ipotesi, non sortirà effetti nel nostro campionato prima di un paio di decenni. A meno di decisioni individuali l’eventuale legge non avrebbe valore retroattivo, dunque non vedremo improvvisamente scendere in campo un Daniel Fossa-Maldini o un Nicolò Costa-Zaniolo. Diverso il discorso per i giocatori stranieri, a seconda del loro Paese di provenienza, come capita per esempio agli inglesi (vedi il romanista Maitland-Niles) o agli spagnoli, le cui generalità per esteso contengono tutte il doppio cognome materno e paterno, anche se per senso pratico tendono quasi sempre a privilegiarne solo uno dei due (per esempio, il nome completo di Morata è Alvaro Borja Morata Martìn). Magari anche per evitare concordanze un po’ sconvenienti, come nell’incredibile caso di Piqué – simbolo sempiterno dell’anti-madridismo – che “per esteso” diventa Gerard Piqué Bernabeu (sua madre si chiama infatti Montserrat Bernabeu). Ma qual è la classifica all-time dei marcatori in serie A con il doppio cognome?
I giocatori col doppio cognome che hanno segnato in Serie A
5) Luciano Re Cecconi – 7 gol
Il biondo centrocampista della Lazio campione d’Italia 1974, atteso da un tragico destino in fondo a uno scherzo balordo tre anni più tardi, era di umili origini: cresciuto nell’hinterland milanese, figlio di un muratore che non aveva certo discendenze nobiliari. Il suo doppio cognome fu un omaggio del re Vittorio Emanuele II ai suoi avi. Lo raccontò lui stesso in un’intervista al giornalista Franco Melli: “Il re passò per Busto Arsizio e per Nerviano, paese d’origine della mia famiglia, e gradì l’accoglienza e la buona cucina. Così volle beneficiare la gente delle nostre campagne lombarde con un dono simbolico, ma indelebile. Così la mia famiglia, i Cecconi, diventò “Re Cecconi”, i David “Re David”, eccetera. Il regalo di Vittorio Emanuele II, trasmesso di generazione in generazione, è una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via”.
4) Gino Ferrer Callegari – 11 gol
Mediano padovano anni Trenta, è certamente il meno famoso di questa top 5, sebbene sia il giocatore con la storia più interessante. Era infatti originario di una famiglia anarchica: Ferrer era difatti più una specie di secondo nome che derivava però dal cognome del pedagogista anarchico Francisco Ferrer, fucilato dal governo spagnolo nel 1909. Credere e propugnare ideali anarchici sotto il fascismo non era una passeggiata di salute, eppure questo non impedì a Gino Ferrer Callegari una lunga carriera in serie A, fino a essere acquistato dalla Roma nel 1933. A questo punto, l’episodio sospeso tra realtà e leggenda: alla prima di campionato, con la squadra radunata al Campo Testaccio, Benito Mussolini passa in rassegna i giocatori e li saluta uno per uno. Giunto a Ferrer Callegari tira dritto negandogli la stretta di mano ed esclamando “Ah, è lui l’anarchico”. Va detto che non esistono conferme di questa storia; di certo, a fine stagione Ferrer Callegari verrà ceduto alla Sampierdarenese e continuerà la sua carriera a livelli un po’ inferiori fino alla Seconda Guerra Mondiale.
3) Preben Elkjær-Larsen – 32 gol
Il centravanti del Verona campione d’Italia nel 1985 ebbe un’idea originale e brillante per essere ricordato più facilmente. Suo padre si chiamava Erling Larsen, cognome piuttosto comune in Danimarca fin quasi a diventare banale; così, giunto all’età della ragione, il giovane Preben decise di affiancargli il cognome della mamma, Else Elkjær. Non è ricordato solo per questo, naturalmente, l’attaccante che nel 1984-85 segnò un celebre gol alla Juventus con il “piede nudo” dopo aver perso lo scarpino in un precedente contrasto a centrocampo.
2) Sergej Milinkovic-Savic – 46 gol
Caso scolastico: Milinkovic è il cognome del padre Nikola, ex calciatore che giocava in Catalogna (nell’Uniò Esportiva Lleida, che all’epoca galleggiava tra Prima e Seconda Divisione) nel 1995, anno di nascita del “Sergente”. Savic è il cognome della madre Milijana, ex giocatrice di basket. In Serbia, come da noi fino a qualche giorno fa, i bambini ereditano solo il cognome paterno, ma l’impiegato dell’anagrafe di Lleida applicò la legge spagnola e diede al piccolo Sergej il doppio cognome, che ha resistito anche dopo il divorzio dei genitori. Stessa sorte toccherà due anni più tardi al fratellino Vanja, oggi portiere del Torino, nato nel 1997 a Ourense, in Galizia.
1) Antonio Floro Flores – 52 gol
Anche qui dobbiamo tornare in Spagna, o per meglio dire al periodo della dominazione borbonica nel Sud Italia. Il doppio cognome Floro Flores è infatti di chiara origine spagnola e oggi in Italia sopravvive quasi soltanto in Campania, terra d’origine dell’attaccante cresciuto nel Napoli prima di una lunga carriera che l’ha portato a segnare gol in serie A con le maglie di Sampdoria, Udinese, Genoa, Sassuolo e Chievo. Non sono pochi i napoletani famosi con un cognome “spagnoleggiante”, magari di eredità aristocratica: gli appassionati di cinema ricorderanno per esempio l’attore Stefano Satta Flores, protagonista di “C’eravamo tanto amati” con Vittorio Gassman e Nino Manfredi. Quanto a Floro Flores, qualcuno ricorderà una definizione di Emanuele Dotto, il più colto tra i radiocronisti di Tutto il Calcio Minuto per Minuto: “un cognome da ufficiale borbonico”.