Sebastian Giovinco eroe dei due mondi. Dall’Europa all’America fino all’Asia, la Formica Atomica si è raccontata in diretta insieme a Cronache di Spogliatoio analizzando la propria carriera e il ruolo del fantasista.
STORIA IN MLS – «Sono stati 4 anni bellissimi perché in un giocatore l’età tra i 27 e i 33 corrisponde al momento migliore della carriera. Quello americano è un calcio che risalta le mie qualità, ci sono tanti spazi, è stato perfetto».
MENO PRESSIONE – «Uno dei problemi che ho avuto nei primi anni alla Juventus, dove era importante vincere. Mi sono sempre voluto mettere in discussione cercando di capire quale fosse il mio livello: dove potevo arrivare. In Italia si guarda più l’aspetto tattico che far risaltare le qualità di un giocatore».
SPOGLIATOIO JUVENTUS – «La prima partita è stata un’amichevole in Belgio con il numero 43. Un’emozione grande. Era quasi impossibile dire: ‘Posso fare una partita con Trezeguet, Del Piero e Nedved’. Negli anni ero accanto a Trezeguet, Camoranesi e Marchisio nello spogliatoio».
PUNIZIONI – «Mi ricordo che con Tare invece di 9,15 metri dalla barriera contavamo 8 metri. Questo lo facevamo sempre. Dipende molto dal tipo di calcio che hai: Del Piero lo ha diverso da Pirlo, Pirlo da Juninho. Devi allenarlo e cercare di migliorarlo. Penso che tutti calcino in maniera differente. Quello che mi viene meglio è calciare sopra la barriera».
GIOCATORI IMPRESSIONANTI – «Inutile dire Pogba, Vidal e Pirlo. Uno simile a me, e lo dico anche per la persona, è Tevez: mi ha impressionato più di tutti. Si era creato qualcosa di bello anche fuori da campo».
GIOCATORE CHE NON È ARRIVATO – «Coman. Mi sono allenato con lui sei mesi ed era un fulmine. Impressionante. Purtroppo è sfortunatissimo a livello fisico».
VIDAL – «In quegli anni alla Juventus avevamo un centrocampo incredibile. Arturo è un animale, non ho mai visto uno correre così».
FISICO – «Quando esultavo mimando il gesto della spanna mancante lo facevo per rispondere alle critiche, a chi diceva che ero piccolo. Adesso più vai avanti col tempo e più fisicamente devi essere pronto, oggi è ancor più difficile per un giocatore con le mie caratteristiche. Quel gesto era un’esultanza per dire: ‘Non si arriva solo grazie al fisico’».
LAVORARE IN PALESTRA – «Alla Juventus si lavora anche sulla parte alta, io trovavo sempre chiuso (ride, ndr). Credo che anche uno come Dybala lavori molto in tal senso, nel calcio moderno devi essere forte».
MENTALITÀ JUVENTUS – «Intensità e voglia di vincere anche in partitella. Volavano calci come se non ci fosse un domani, era davvero allenante. Ora sono diventato così, me lo hanno trasmesso».
CR7 – «Una sorpresa per tutti il suo passaggio alla Juventus. Sono convinto che sia stato davvero un bene per il calcio italiano».
TORNARE IN ITALIA – «La voglia c’è, voglio chiudere il cerchio in Italia. Però ora come ora sono contento qui, ho già vinto qualcosa in Arabia e sono felice».
NAZIONALE – «L’unico modo che ho è tornare in Italia. Fare qualcosa di veramente grande lì mi permetterebbe di tornare in lizza. La Nazionale sta attraversando un momento buono, si è trovata un’identità ed è una bella squadra da vedere».
RITIRO PRE-PARTITA – «Non riesco a dormire con i rumori. Non ho mai guardato film o serie tv, non giro con computer o iPad, non gioco alla Play. Sono atipico, mi piace chiacchierare in quei momenti. Quando ero alla Juventus stavo con Marchisio, poi successivamente da solo e da lì è sempre stato così. Ognuno ha i suoi ritmi».