«Ero arrivata da poco a Barcellona, avevo appena finito la colazione e appena esco dalla sala mi trovo davanti Lewandowski che stava girando la pubblicità di una macchina». Con un piccolo aneddoto Giulia Dragoni inquadra tutta la differenza che c’è nel calcio femminile tra Italia e Spagna. Diciassette anni da compiere a novembre, Dragoni è una delle calciatrici più talentuose d’Europa e a gennaio ha firmato il primo contratto professionistico col Barça, fino al 2025. Vive a La Masia ed è stata aggregata alla squadra femminile B, che ha appena vinto la seconda divisione. In tre mesi è riuscita a segnare quattro gol e due proprio nella gara che ha deciso il campionato in casa del Juan Grande.
La storia di Giulia Dragoni, dalle partitelle col fratello al Barcellona
Giulia Dragoni è una centrocampista con tanta qualità nei piedi. Forse, c’entra anche un piccolo consiglio del padre quando era ancora una bambina e si divertiva a saltare come birilli i maschietti avversari. «Prima di entrare in campo allaccio prima la scarpa sinistra e poi la destra, e faccio il fiocco all’esterno. Da piccola mio padre mi diceva che se le avessi allacciate al centro non sarei riuscita a calciare bene» ci racconta dal ritiro della Nazionale femminile in vista del Mondiale.
Dopo Cimiano e Pro Sesto è passata all’Inter Women, fino alla decisione di accettare l’invito del Barcellona, diventando la prima calciatrice straniera de La Masia. Altro dettaglio che ci aiuta a capire quanto sia stato speciale il suo percorso fin qui. «Qua in Spagna gli allenamenti sono molto più duri – continua – ma se devo essere sincera la differenza più grande la fanno i tifosi. Il Barça femminile è seguito tantissimo e spesso riempie lo stadio. In Italia solo la Roma ce l’ha fatta mentre in Spagna è una cosa normale, c’è una considerazione molto più alta del calcio femminile».
Tanto che se da noi, almeno nella maggior parte dei casi, squadre maschili e femminili dei top club sembrano avere vite parallele, nel centro sportivo del Barcellona s’incontrano tutti. «È un ambiente unico. Ci alleniamo tutti nello stesso centro sportivo ed è una cosa molto bella da vivere. Capita anche di incrociare qualche giocatore della prima squadra. La Masia è accogliente, nonostante fossi molto giovane e l’unica straniera tutti si sono aperti e hanno cercato di farmi partecipare alla vita comune. Mi sono trovata molto bene». Soprattutto, lei arrivava con un soprannome parecchio pesante per la città: «Sì, è vero, in Italia mi chiamavano piccola Messi, ma sinceramente non mi sembra un soprannome che sono ancora in grado di portare».
«Il sogno per la prossima stagione – ammette a Cronache – è di avere la possibilità di allenarmi con la prima squadra. Non potrei chiedere di più e se non succedesse sarebbe solo uno stimolo a fare sempre meglio». L’altro obiettivo è imprarare lo spagnolo e magari anche un po’ di catalano. Altrimenti l’esame di maturità sarà un ‘problema’. «Sono in quarta liceo scientifico – ci spiega – e per quest’anno ho proseguito online la scuola dell’Inter. Da settembre, però, dovrò continuare a Barcellona. Per fortuna lo spagnolo è facile».
«La Nazionale per rendere orgogliosa la mia famiglia»
La sua stagione da sogno non si è chiusa con le vacanze, ma con la chiamata azzurra. «Vestire la maglia della Nazionale è un grande onore, rappresenti il tuo Paese. Lo era nelle categoria under, figuriamoci adesso». E per lei è ancora tutto da scoprire. «È successo di recente: ad aprile ero nella mia stanza dopo una partita e mi ha chiamata mio padre quasi piangendo per farmi sapere che ero stata convocata nella Nazionale maggiore. Non me l’aspettavo perché pensavo di continuare ancora con l’U19. Quella chiamata mi ha fatto sentire importante per la mia famiglia, era come se ripagasse lo sforzo che avevano fatto per me».
Una famiglia che, ci confida con piacere, l’ha sempre supportata nelle sue scelte. «Più di tutti è stato mio fratello a trasmettermi la passione per il pallone. Mi diceva ‘Mettiti in porta che calcio’. Poi a una certa età gli ho risposto ‘Guarda che da adesso calcio io’. Ho iniziato a quattro anni, mio padre mi ha spinta tantissimo ad allenarmi, credeva in me e anche mia madre mi ha sempre incoraggiata». Adesso Giulia Dragoni è diventata l’orgoglio della sua famiglia, e pure dell’Italia calcistica.
Si ringrazia il fotografo Alessandro Vona per averci fornito l’immagine utilizzata per la copertina dell’articolo.