Dopo la difficile stagione all’Inter, al Cagliari Diego Godín sembra aver trovato la sua dimensione. La squadra è in un momento complicato, al terzultimo posto in classifica, ma l’uruguayano ha riguadagnato il posto da titolare. Ne ha parlato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
SALVEZZA – «Se fosse facile capire cosa ci è successo farei l’allenatore. E invece ci arriverò più avanti, quando farò il corso. Nel girone d’andata abbiamo fatto pochi punti, le sconfitte fanno perdere la fiducia. Non credo sia una colpa di Eusebio (Di Francesco, ndr) che mi ha voluto qui ed è un allenatore che sa davvero tanto di calcio. Semplici è semplice, è vicino a noi. Che lavoriamo solo per salvarci. Dobbiamo allenarci e dare il massimo. Tutto qui».
SCELTA DI VITA – «Sei mesi fa Pepe Herrera me lo diceva: “Tu devi andare là, è il posto per te, gli uruguaiani li amano”. Ho fatto due anni di contratto e se ci salviamo vorrei onorarli».
INTER – «Ci è mancato solo vincere. Se ci pensa, siamo arrivati secondi in Serie A e in finale di Europa League. A un passo da una stagione storica. L’Inter non giocava una finale europea da 10 anni. Nel mio caso? Questo dovrebbe chiederlo a Conte, Marotta, Ausilio. È stata una scelta dell’allenatore. Avevo fatto tre anni di contratto».
SIMEONE – «Il Cholo ora posso definirlo un amico. Mi ha dato e insegnato tanto. Sono cresciuto. Giovanni ha tanta forza di volontà e l’atteggiamento giusto. La sua carriera è in ascesa».
URUGUAYANI – «Conosco Nández dal 2014, oramai è un amico, giochiamo in una nazionale che ha valori. La sua forza è il cuore, in campo lascia tutto. Ha forza fisica, può fare l’esterno come adesso e la mezzala. Dategli solo lo spazio per correre. Pereiro ha una qualità: fa gol. In Olanda Gaston ne ha fatti tanti, qui bisogna capire che conta di più vincere un duello, un contrasto, un recupero difensivo rispetto a una giocata di qualità».
FUTURO – «Per ora gioco. Resterò nel calcio e potrei dire dappertutto. Mi vedo in tanti ruoli».
IBRA – «Con Ibra è stato un siparietto divertente, io lo insultavo nella mia lingua, lui nella sua, ma è solo roba di campo».
LEADERSHIP – «Penso sia il mio modo di essere. Io parlo tanto in campo e mi piace farlo, amo dare consigli e riceverli. Di sicuro voglio essere un esempio».
SOPRANNOME – «Sceriffo è venuto fuori all’Inter. Meglio faraone. Me lo mise un commentatore televisivo uruguaiano quando feci il primo gol uruguaiano all’Egitto».