La chiamata è fissata per le 17:30. Prima sarebbe stato impossibile perché Alessandro Golinucci, l’uomo che ieri sera ha segnato un gol storico per il San Marino, aveva il suo normale turno in ufficio, dalle 8 alle 17. Oggi al lavoro in un’azienda che produce spazzoloni per autolavaggi, ma ieri sera il capitano dei Titani è entrato di diritto nella storia del calcio internazionale: dopo 772 giorni il San Marino è tornato a segnare grazie al guizzo di Golinucci: «C’era qualcosa nell’aria. Ero sicuro che avremmo segnato, ma non pensavo che l’avrei fatto io. Sui calci d’angolo dovevo rimanere dietro a zona ma, dopo alcuni cambi, sono avanzato al limite dell’area. Quando ho visto la palla venire verso di me non ho esitato un secondo e, istintivamente, mi ci sono quasi gettato contro».
Una notte da sogno per Golinucci e San Marino
«Ancora non ho realizzato cos’è successo. Dopo aver visto il pallone entrare ho iniziato a correre, sapendo che i miei compagni mi avrebbero sommerso. È già la seconda volta che vedo Elia Benedettini (portiere) fare 100 metri per venire a esultare con noi».
È il 61’ minuto quando, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Golinucci sfrutta una mischia in area e risponde al gol di Højlund, pareggiando i conti contro la diciottesima squadra del ranking mondiale. Il delirio che ne scaturisce è il simbolo del valore di questa rete per la nazionale sammarinese: «È stata un’emozione indescrivibile, che ci ripaga di tutti i sacrifici fatti. Per noi ogni gol ha un valore inestimabile, avremmo esultato in quel modo anche sullo 0-5 per gli avversari».
Ed è giusto che sia così, perché un gruppo di ragazzi normali che riesce a tenere testa a una corazzata europea, formata da alcuni dei migliori giocatori del panorama calcistico mondiale, è una storia che solo il calcio può regalare. L’eroe della serata, che si è preso la scena al cospetto di atleti come Eriksen o Kjaer, è un ragazzo normale, umile, che è riuscito a coronare il suo sogno. Le sue giornate sono scandite dal lavoro e dagli allenamenti serali (tre a settimana) con la Virtus Acquaviva, squadra del campionato interno sammarinese.
Insieme al fratello nei più importanti stadi europei
La nazionale sammarinese è ultima nel ranking mondiale, ma per chi viene chiamato a rappresentare il proprio Paese è il massimo dell’aspirazione. Ogni partita è una nuova sfida, un’occasione per mettersi alla prova in contesti ‘spaventosi’, contro giocatori di livello internazionale. «Durante l’anno, con i nostri club, siamo abituati a giocare di fronte a 100/200 persone. Quando siamo in Nazionale, soprattutto in trasferta, cambia tutto. Abbiamo giocato di fronte a 60/70 mila spettatori, ma vi assicuro che quando l’arbitro fischia l’inizio rimaniamo solo noi 22 giocatori, tutto il resto scompare».
Queste qualificazioni hanno portato i sammarinesi dal Kazakistan all’Irlanda del Nord, passando per la Danimarca, in stadi importanti sempre pieni di tifosi. «A volte il tifo è talmente assordante che non riesci a comunicare con i tuoi compagni di reparto distanti pochi metri. I tifosi più caldi li ho visti in Scozia e in Belgio. Ambienti clamorosi, uno diverso dall’altro. La scorsa settimana ad esempio abbiamo giocato in Irlanda sotto una pioggia torrenziale ed è stato bellissimo finire la partita con le divise sporche di fango».
Con il gol contro la Danimarca è entrato nella ristretta cerchia dei 21 calciatori sammarinesi a segnare in competizioni ufficiali e lo ha fatto con la fascia di capitano al braccio. «Un traguardo storico e una serata che difficilmente dimenticherò. Le emozioni più forti però le ho provate giocando insieme a mio fratello. Anche lui è un centrocampista e anche lui gioca in Nazionale. Per me poter essere insieme a lui in certi palcoscenici è qualcosa di unico. Basta uno sguardo per capirci».
Fare la storia
Il suo gol ha fatto il giro delle televisioni internazionali. La notizia del pareggio di San Marino è presto rimbalzata sui dispositivi di mezza Europa. Alcune persone in tribuna si sono commosse, per l’emozione provata. Tutto quello che è successo nel giro di pochi minuti è stato forse troppo grande, e inaspettato, per essere compreso: «Speravo di poterlo capire oggi. Ma non è stato così; tuttora non sono abbastanza lucido per poter descrivere a parole ciò che è successo. Ho ricevuto tantissimi messaggi e chiamate. Tutto questo resterà per sempre nella mia memoria».