Cari sportivi, tifosi del Milan e non.
Non è facile per me provare a spiegare le emozioni che ho provato durante quest’ultima settimana. Sentimenti che si sono accavallati e che mi hanno stravolto, investito e rivoltato come un calzino. Più o meno come quando ho esordito tra i pali davanti ai miei sostenitori, con la maglia del Milan che mi pesava terribilmente. Ero felice e spaventato, carico ma profondamente preoccupato, eccitato e timoroso. In fondo, ho da poco compiuto 18 anni. Talvolta faccio fatica anche io a ricordarlo.
Ho baciato la mia maglia, è vero. L’ho baciata perché mi ero sentito toccare nell’orgoglio, ero uscito sconfitto da una partita e, fidatevi, per me non c’è niente di peggio al mondo. Ho baciato la maglia e ho camminato a testa alta perché per me davvero contava solo quello. Ho solo 18 anni, in fondo.
Poi, d’improvviso, il Real Madrid. Io non voglio fare la figura dell’egoista che urla al mondo: “Si, ma se vi avesse chiamato il Real, come vi sareste comportati?”. Però, davvero, quando chiama la squadra campione d’Europa prima ancora di aver preso il diploma, la vita ti mette di fronte ad una scelta devastante. La vita sportiva, intendo. Che è decisamente breve. Io mi sono fidato di Mino, come lui si è fidato di me quando avevo 16 anni e non ero altro che una scommessa gettata nel calderone delle infinite destinazioni del fato. Amo il Milan. Ma signori, essere contattati dal Real Madrid in questo preciso momento storico, fa tremare i polsi.
È impossibile negarlo. Ho letto i commenti delle persone che fino a un mese fa mi applaudivano, e mi hanno fatto riflettere. Sono giovane e incompleto, ma ho già una grande responsabilità. Ho pianto, lo confesso, quando mi sono chiuso nella mia stanza a pensare. E con gli occhi disfatti e la voce spezzata, una sera ho preso il telefono e ho detto: “Mino, ho deciso. Io resto.”
Forse è tardi per chiedere scusa. Ho vacillato di fronte ad una grande opportunità professionale. Poi ho pensato a S.Siro pieno nel riscaldamento. Ho pensato ai miei passi dal tunnel degli spogliatoi fin sotto alla Curva. Ho pensato a quanto il Diavolo è riuscito a farmi emozionare.
Ho pensato a tutto questo, poi non ci ho pensato più. Io resto. Perché sono un ragazzo di 18 anni, e voglio essere un ragazzo di 18 anni con il cuore felice. Ci vediamo sotto la Sud.