Dario Hubner si è raccontato a Quotidiano.net in vista dell’uscita del suo libro ‘Mi chiamavano Tatanka’.
NAZIONALE – «Il mio rimpianto più grande: non volevo un Mondiale, mi bastavano 5 minuti. Credo me li meritassi. Oggi in duecento indossano l’azzurro, poi spariscono dal calcio».
ESORDIO IN A – «Ero appena entrato in hotel, quando accesi la tv e vidi le edizioni straordinarie per la morte di Lady Diana. Ho sempre avuto un debole per i fatti storici, così non scollai più gli occhi dallo schermo. Ma il giorno dopo, contro l’Inter, davanti a quella cornice di pubblico, ero fresco come una rosa: perché io ero cosìPeccato che poi la doppietta di Recoba rovinò tutto: avrà fatto cinque-sei partite buone, una proprio contro di me. Ma il mio gol è rimasto comunque nella storia, lo riguardo ogni tanto su Youtube. Pochi giorni fa un mio amico mi ha taggato su Facebook e, ammetto, mi sono rivisto di gusto».
LA GRAPPA – «Ogni tanto nei ritiri la bevevo. Una volta si avvicinò Saadi Gheddafi pensando fosse caffè: gliela feci assaggiare e apprezzò. Quando giocavamo vicino a Trieste, mio padre veniva a portarmi stecche di sigarette e grappa fatta in casa. Così a Udine regalai una bottiglia molto forte a Saadi. Il martedì era in ritardo all’allenamento. Mi chiesi se gli avesse fatto male la mia grappa. Poco dopo entrò in spogliatoio: ‘Mister Hubner, very good, grazie!’».