Il 22 giugno 1986, ‘El gol del siglo’ e la voce di Víctor Hugo Morales [VIDEO]

by Redazione Cronache
maradona

Davanti ai 114 mila spettatori presenti allo stadio Azteca di Città del Messico, Diego Armando Maradona decide di imprimere la sua firma nella storia del calcio.

È il 22 giugno 1986, quarti di finale dei Mondiali messicani. Dinanzi all’Argentina di Maradona si pone l’Inghilterra. In quel pomeriggio, al minuto 55, il colpo di genio che non t’aspetti. Maradona riceve nella sua metà campo, stoppa la palla e con una finta passa in mezzo a due avversari. Comincia l’inarrestabile cavalcata, durante la quale supera tre inglesi, compreso il portiere Shilton.

Oltre alla straordinaria serpentina, che un giovane Leo Messi ripropose in un match di Copa del Rey nel 2007, quello che colpisce rivedendo il gol è la telecronaca di Victor Hugo Morales. La sua voce accompagna, quasi spinge Diego verso quello che verrà definito “il gol del secolo”.

«La va a tocar para Diego, ahí la tiene Maradona, lo marcan dos, pisa la pelota Maradona, arranca por la derecha el genio del fútbol mundial, deja el tendal y va a tocar para Burruchaga… ¡Siempre Maradona! ¡Genio! ¡Genio! ¡Genio! Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta… Gooooool… Gooooool… ¡Quiero llorar! ¡Dios Santo, viva el fútbol! ¡Golaaazooo! ¡Diegoooool! ¡Maradona! Es para llorar, perdónenme… Maradona, en recorrida memorable, en la jugada de todos los tiempos… Barrilete cósmico… ¿De qué planeta viniste para dejar en el camino a tanto inglés, para que el país sea un puño apretado gritando por Argentina? Argentina 2 – Inglaterra 0. Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona… Gracias, Dios, por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2-Inglaterra 0».

Ok, forse qualche parola dallo spagnolo la si riesce ad intuire.
Di sicuro il trasporto emotivo di Morales, che in un’intervista a World Fire confesserà: «È stata una delle poche volte in cui ho esagerato e sono uscito fuori dal mio ruolo. Mi sono vergognato un po’, è stato come essermi spogliato e correre nudo in strada». Di tutte le parole profuse nell’impeto della passione che lo stava avvinghiando, il telecronista utilizzò un’espressione apparentemente senza senso: “barrilete cósmico”, vale a dire “aquilone cosmico”.
Ed è tutta qui la grandezza di Victor Hugo Morales, che è riuscito ad essere poetico tanto quanto Maradona con la palla tra i piedi.