«Il calcio che vorrei», tutto quello che c’è da sapere sulla tesi di Pirlo

by Redazione Cronache

Andrea Pirlo è il nuovo allenatore della Juventus. Oggi, in realtà, il neo tecnico juventino è stato abilitato al ruolo di tecnico, dopo aver superato l’esame con il voto di 107 su 110. Alla base della sua idea di calcio c’è la volontà di esprimere un gioco propositivo, di possesso e di attacco, che possa esaltare tutto il collettivo e non solo le singole individualità, con 11 giocatori attivi sia in fase offensiva che in fase difensiva.

La ferocia agonistica, caratteristica che non lo rappresentava in campo, è un altro concetto fondamentale nell’idea di gioco dell’ex centrocampista rossonero. Appena si perde il pallone, tutti devono avere un solo obiettivo: riconquistarlo.

I ruoli e l’idea di gioco

Ogni ruolo è importante nel gioco di Pirlo. Il portiere deve saper usare i piedi e avere la personalità per guidare la linea difensiva. Anche i difensori sono spesso sollecitati a giocare il pallone e far partire l’azione dal basso, diventando cosi i primi registi della squadra. Gli esterni, sia di difesa che di centrocampo, devono alternarsi, garantendo corsa e copertura a seconda delle caratteristiche, mentre i centrocampisti sono chiamati a saper interpretare al meglio le due fasi, costruendo e distruggendo gioco a seconda dei momenti. Gli attaccanti, infine, devono lavorare per la squadra, aprendo spazi per i compagni ma facendosi anche trovare pronti sotto porta.

Fase offensiva

La fase offensiva di Pirlo parte dalla difesa e dall’idea che un’uscita pulita della palla sia fondamentale per il buon sviluppo dell’azione. I concetti chiave sono tre, ossia condurre il pallone, farlo filtrare ed incrementare il possesso palla, cosi da aumentare la pericolosità e costringere gli avversari ad uscire, sbagliando il pressing e lasciando spazi utili. Il gioco sarà costruito all’interno per costringere l’altra squadra a compiere un’aggressione disordinata, salendo compatti e superando una linea di pressione alla volta, senza che vengano forzati verticalizzazioni e lanci. Lo sviluppo del gioco sarà a due velocità: in difesa d’attesa e di preparazione, mentre in attacco veloce e diretto verso la porta.

Il portatore di palla spesso sarà l’uomo di maggior qualità del centrocampo e da lui partirà il palleggio bianconero. Questi dovrà avere sostegno degli esterni ed appoggi laterali, per non rischiare mai di perdere il pallone in una zona pericolosa. Se il portatore è libero con palla aperta i compagni si allontaneranno, mentre se è in difficoltà quest’ultimi si avvicineranno per aiutarlo ed aggredire il possesso. L’aspetto più importante, in ogni caso, sarà quello delle posizioni: ognuno dovrà sapere sempre cosa fare e quale porzione di campo occupare.

Ci sono, poi, dei sottoprincipi fondamentali dei quali tenere conto: «a) se ho spazio porto palla finché non esce un avversario – b) se libero va servito il compagno oltre la linea avversaria – c) palla sopra palla sotto – d) palla dentro palla fuori – e) gioco a destra per andare a sinistra – f) gioco su chi vedo – g) gioco e mi muovo – h) giocare principalmente palla a terra – i) mettersi sempre e continuamente in zona luce – m) cercare passaggi diagonali – n) ricerca del terzo uomo “Il terzo uomo è impossibile da difendere”». Con questa filosofia e questa idea di gioco ogni giocatore ha bene a mente come comportarsi, senza pericolo di sbagliare.

Profondità, ampiezza e rifinitura

Altri tre aspetti alla base del gioco del nuovo tecnico bianconero sono profondità, ampiezza e rifinitura. La profondità dovrà essere costantemente attaccata, soprattutto quando si è  più vicini alla porta avversaria. Per ampiezza, invece, si intende che un giocatore debba giocare sempre largo per garantire in ogni azione la massima larghezza del campo sia a destra che a sinistra. Questo costringerà, infatti, i terzini avversari ad una scelta: o restare larghi e concedere spazi al centro, o stringere ed arrivare sempre in ritardo sui cambi gioco.

Rifinitura, invece, sta a significare la possibilità di trovare sempre un interno nella porzione di campo tra difesa e centrocampo.

La squadra avversaria sarà aggredita fin dalle prime battute, con almeno 5 giocatori, che dovranno diventare poi almeno 6 o 7. L’idea, comunque, resta sempre quella di lasciare libertà alla fantasia ed ai colpi dei campioni negli ultimi 30 metri, proprio per esaltare il talento individuale dei fenomeni presenti in rosa.

Fase difensiva

Gli obiettivi in fase difensiva, invece, sono due: non prendere goal e recuperare palla il più velocemente e il più alto possibile. La parola d’ordine è riaggressione, anche perché lo staff di Pirlo ha studiato che «le riaggressioni dei top team sono circa 30-35 a partita con il 70% di successo (recupero immediato della palla). La durata media di queste riaggressioni positive è di circa 5 secondi e vede coinvolti mediamente 2,5 giocatori. Sono soprattutto i centrocampisti. ovviamente, i giocatori più coinvolti in fase di riaggressione ed i top calciatori in questo fondamentale arrivano a completare più di 12 riaggressioni per partita». Pressando alto, quindi, si ha molta più possibilità di ottenere grandi risultati, considerando anche che «le grandi squadre in Europa effettuano circa 45 azioni di pressing a partita per un totale di 12-14 minuti di gioco effettivo passati difendendo in avanti. Circa il 60% di queste azioni porta ad un recupero palla e solo il 10-15% delle volte una grande squadra in pressione risulta battuta dalla costruzione avversaria»

Nell’idea di gioco del tecnico juventino saranno, invece, evitati i raddoppi, soprattutto quelli ravvicinati agli avversari, mentre in situazioni di palla laterale la squadra di riferimento si posizionerà a uomo nella zona.

Conclusioni

Nelle conclusioni della sua tesi, Pirlo ha spiegato come nel calcio, a differenza delle altre discipline, il punteggio sia limitato. Questo, quindi, spiega come a volte non vinca la squadra che più merita, sebbene la morale dell’elaborato, se cosi si può chiamare, voglia dire esattamente il contrario. La ricerca del gioco è l’unica certezza per poter arrivare al risultato nel medio lungo periodo, garantendo anche un gioco piacevole e spettacolare.

Al margine del lavoro, Pirlo ha ringraziato tutti gli allenatori che hanno lavorato con lui e che sono  stati costante fonte d’ispirazione, tralasciando solo Fatih Terim, tecnico che lo ha allenato nei suoi quattro mesi al Milan. Il neo allenatore della Juventus ha scritto di essersi ispirato al Milan di Ancelotti, al Barcellona di Cruijff ed a quello di Guardiola, all’Ajax di Van Gaal ed alla Juventus di Conte. Nel mezzo, parlando di ruoli e di ipotesi di giocatori, ha anche fatto riferimento alla necessità di acquistare esterni utili al suo gioco ed una punta che sappia pulire tutti i palloni. Chissà che mentre scriveva la tesi, Pirlo non pensasse già a Dzeko.