Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è tornato a parlare della querelle in corso con i club di Serie A durante una trasmissione in onda su La7. Questa la spiegazione in merito alle decisioni in vista del prossimo 4 maggio: «Non potevamo riaprire lo sport per tutti, perché noi parliamo di calcio ma lo sport non è solo la Serie A. Ci sono milioni di persone che sono interessate a capire quando riprendere. Avevamo un’indicazione precisa: tutti i settori che volevano riaprire, avrebbero dovuto contingentare la ripartenza. Così abbiamo scelto di allargare la possibilità degli allenamenti solo ai professionisti individuali, poche migliaia di persone. Il protocollo presentato dalla FIGC non era sufficiente e non potevamo prenderci il rischio. Il Comitato Tecnico-Scientifico non ha ritenuto idoneo il protocollo. Poi bisogna sottolineare che non sono tutti i presidenti a voler ripartire. Non mi stupirei che alla prossima riunione di Lega il parere in merito alla ripartenza possa cambiare per non compromettere la prossima stagione».
L’ATTESA DEL RISCHIO ZERO – «Non cerco il rischio zero perché l’Italia non può cercarlo purtroppo. Ho semplicemente chiesto che il Comitato scientifico si esprimesse in merito al protocollo FIGC. Ad esempio la questione tamponi: siamo sicuri che la quantità richiesta sia possibile farla? Perché alcuni del comitato ci hanno detto che hanno problemi loro… Ed è un protocollo applicabile anche alla Serie B o alla Serie C? Non credo proprio. È ovvio che il calcio ci permette di finanziare tutti gli altri sport, quindi io non voglio ostacolare il calcio. Però non bisogna avere fretta sulla data dei campionati: dobbiamo ancora aspettare. Oggi si sta pensando solo alla questione economica: il mio dovere è che ciò avvenga in sicurezza».
LE PROSSIME DUE SETTIMANE – «Saranno fondamentali. Servono a tutto il paese per verificare l’onda dei contagi e dei decessi, che sono ancora alti. Mi sembra assurdo che tre-quattro presidenti ancora non si rendano conto del problema».
LE PORTE CHIUSE – «Quello è sicuro al 100%. Nel caso dovesse riprendere sarà solo a porte chiuse. Il problema è che le squadre non sono solo giocatori, c’è anche lo staff. E c’è la differenza tra allenamenti e partite: si tratta di migliaia di persone che si sposteranno. Il che non vuol dire che non avverrà, ma solo che dobbiamo aspettare per vedere. Non dimentichiamoci che quando non si sono voluti fermare alcune squadre sono dovute andare in quarantena».
IL PIANO B – «Faccio un appello alla Lega perché cominci a pensarci».
ALLENAMENTI IL 18 MAGGIO – «Nel giro di 3 giorni potremmo essere in grado di dire se il 18 maggio il calcio potrà tornare ad allenarsi. Per capire se e quando ripartirà il campionato ancora è troppo tardi».
APRIRE I CENTRI SPORTIVI – «Io non ho pregiudizi, quindi aspettiamo le valutazioni del Comitato».