Puoi essere un “calciatore” di Promozione, seconda categoria, anche terza, ma tu che passi di qua vivi di calcio. Vedi calcio ovunque. La passione quasi come un’ossessione. Ma chi te lo fa fare diranno, giochi in terza categoria. Potresti passare le domeniche al mare o in un centro commerciale con la tua ragazza. Ma noi viviamo oltre. Siamo catapultati in un’altra dimensione. Respiriamo calcio. Da bambino i primi calci in piazza. Da ragazzo la camera da letto piena di poster, come fossero lì appesi per darti la buonanotte. I gomiti sbucciati in oratorio, pure lì ci andavi per vincere. Mastichi calcio. Quando hai la palla attaccata al piede ti senti il padrone di tutto. È bello innamorarsene.
Poi c’è la cosa più bella, l’allenamento. È dove si crea il gruppo, ci si sente squadra. Ci saranno delle giornate dove ci si deve sacrificare, quando non ti riesce praticamente niente. Ne dovrai di sentire di urlate da parte del mister.
Ma non è solo questo. È anche arrivare ogni volta allo spogliatoio e buttare per terra il borsone e sedersi nel proprio posto. Sì perché ognuno nello spogliatoio ha il proprio posto.
Poi vivi per quello che accade dopo sul rettangolo verde. Vivi per l’allenamento del venerdì dove provi e riprovi sempre lo stesso schema. Le ultime indicazioni. Durante l’allenamento osi. All’allenamento non dici mai di no. Può diluviare, buio fitto, quattro riflettori accesi, ti metti il k-way e via a inzuppare le scarpe tra il fango e le pozzanghere. Ciaf ciaf è quasi una melodia unita al suono del fischietto che rompe il silenzio.
Poi gli ultimi minuti, chi segna vince, ti giochi tutto. Vale tutto. Giochi a tirarti la casacca in area. Astuzia, tanto vale tutto. La scivolata, i calzettoni da bianchi a marroni. Tieni ancora botta, inciti, cerchi di dare indicazioni. È qua che si sente il gruppo come non mai. Poi arriva il gol, soddisfazione e liberazione.
Ci si dà il cinque. Ora si può andare nello spogliatoio. La casa. La lista dei convocati appesa, le scarpe sporche, arrivi, ti siedi a bere qualcosa, ridi, scherzi, ti confidi. Passeresti ore sotto la doccia. Parli con l’amico di sempre. Parli degli avversari della domenica che arriverà. Già di quella domenica che arriverà. Forse hai un po’ di paura. A chi non è mai battuto il cuore prima di entrare in campo. È la nostra passione.
Poi arriva domenica. Tutti con la tuta rappresentativa. Quasi non ci riconosciamo così. C’è chi va a sentire com’è il campo e chi è in panchina a fare le ultime battute. Poi si entra, ognuno ha il suo posto, come sempre. Il mister e la lavagnetta. Le ultime indicazioni e l’ultimo giro di nastro ai parastinchi. Ti tiri su i calzettoni, allacci bene le scarpe. Lo schiocco dei tacchetti sul pavimento. Bevi un po’ dalla borraccia anche se non hai sete. Gli ultimi sospiri, le pacche sulla schiena. L’appello dell’arbitro e poi tutti in cerchio a fare l’urlo.
Ogni volta la stessa sensazione. Viviamo per questo.