Il primo gol di Provedel raccontato da chi c’era: «Io come Luis Alberto».

by Lorenzo Cascini
provedel

Appena Giacomo risponde al telefono la prima frase è già abbastanza per raccontare una storia. «Ogni volta che ci sentiamo mi chiama assistman. Fino a ieri infatti ero l’unico ad averlo fatto segnare». Da ieri sera, dopo il gol di Provedel all’Atletico, nel club è entrato anche Luis Alberto.

Contesto. Ieri all’Olimpico Provedel ha punto i Colchoneros con una zuccata da nove vecchia scuola e con un gran movimento a ingannare la difesa. Ma non era la prima volta. Lo aveva già fatto con la Juve Stabia, nel febbraio di tre anni fa, in trasferta in casa dell’Ascoli. 

Il racconto di quel giorno è affidato a Giacomo Calò, oggi attaccante del Cosenza, che il 7 febbraio del 2020 disegnò, con un calcio di punizione perfetto, il cross per il primo gol nella vita di Ivan Provedel, di professione portiere. Da qui nasce il soprannome. «Giocavamo insieme alla Juve Stabia e già nei primi allenamenti ci raccontò che aveva giocato in attacco da piccolo. E si vedeva. Aveva una facilità di calcio clamorosa. Come quella volta con il Livorno…». 

«Il segreto? Conosce e studia i compagni».

Altro flash, stessa annata e stessi protagonisti. Però stavolta a ruoli invertiti. «Io giocavo ala sinistra, lui dalla porta – pressato da un avversario – vede il mio scatto e con un lancio di 70 metri me la mette sul piede. Diciamo che mi ha restituito l’assist». 

Calò se la ride, ancora incredulo dopo il gol di ieri del suo ex compagno. «Gli ho scritto ma avrà il telefono pieno! Ha avuto un guizzo da attaccante puro. Nel gol che fece con noi ad Ascoli erano in tanti a fare quel movimento, ieri è solo lui a fare quella giocata. Il segreto? Conosce e studia i compagni. Sapeva che Luis Alberto la avrebbe messa lì, come lo sapeva quando crossai io. E poi ci vuole un po’ di follia». 

‘Menomale che sabato avevi la testa dritta’.

Prima di salutarci  l’esterno estrae dal mazzo un’altra fotografia. «Dopo il gol di Ascoli vennero a fare un servizio televisivo e ci chiesero di ripetere l’azione del gol. Solo io e Ivan, senza avversari né portiere. Parte il video, gli metto la prima sulla testa, lui stacca e la manda fuori. Lo guardo e gli grido ‘Menomale che sabato avevi la testa dritta’. Scoppiammo a ridere. Poi dopo due o tre tentativi ci siamo riusciti. Ma per nostra fortuna quella importante la aveva messa dentro quattro giorni prima». 

Al racconto di Calò fa eco quello di Alessandro Mallamo, centrocampista di visione e geometrie, ora all’Atalanta U23. «Sai quando per scherzo, guardando una partita dici, ‘si ora sale il portiere e segna?’ Con Ivan successe questo. Non ci volevamo credere. Io ancora oggi se lo rivedo a volte ci ripenso. Sono cose che ti succedono una volta nella carriera. Nel suo caso… due. E speriamo gli capiti ancora!». 

Sarri gongola e ringrazia il lampo di quel ragazzone che a Treviso faceva la punta e che non ha dimenticato come si segna. Meglio se a tempo scaduto. Sia ad Ascoli o in Champions, all’esordio, contro l’Atletico Madrid. Non se li dimentica nessuno, tantomeno chi era lì quel giorno al Del Duca o ieri all’Olimpico. È una questione di attimi, istinto e sensazioni che si mischiano. I movimenti e gli occhi increduli dopo il gol, però, sono rimasti gli stessi.