Il talento del Borussia Dortmund di cui si parla di meno

by Redazione Cronache

Angsar Knauff ha i grandi allenatori nel destino. Non bisogna stupirsi, quindi, che uno come Edin Terzic lo metta titolare in un quarto di finale di Champions contro Guardiola e il suo City. L’allenatore del Dortmund l’avrà pensata più o meno così. «Chi se ne importa se ha poco più di 19 anni, tanto è con noi da quando ne aveva 12, conosce a memoria il nostro sistema e poi anche per Klopp è un talento». Il manager del Liverpool, infatti, ci aveva visto lungo ancora una volta, cinque anni prima di tutti. Quando era al Borussia, nel 2015, in occasione di un torneo dell’under 14, la Opel Family Cup, lo aveva premiato come miglior giocatore, posando con lui in una foto e invitandolo a un allenamento di prova con la prima squadra.

Knauff è uno della nuova generazione dei talenti del Dortmund. Dopo Bellingham, infatti, è stato il secondo più giovane a debuttare in Champions League. Sette minuti nel girone contro lo Zenit, buoni giusto a fargli capire cosa volesse dire l’Europa. Non che in qualche modo non l’avesse compreso, dato che nella scorsa stagione, in Youth League, aveva incantato nella sfida contro l’Inter. Insieme a Pherai e Collins, la Bild lo ha scelto nel tridente titolare del club per il dopo Haaland e Reus. Certo, ci sarebbero Sancho e Reyna, ma loro hanno 20 anni e a quell’età a Dortmund sei quasi già un boomer.

Tranquillità

Knauff un boomer non lo è di certo, soprattutto per tutto quello che può fare in campo. Personalità, quanta ne volete. Ha spiegato così il suo esordio in Bundesliga, lo scorso 20 marzo contro il Colonia: «Avevo dieci minuti a disposizione, non potevo stare a pensare. Dovevo dare tutto, ma ero felice». Parole pochine, fatti tanti, come l’assist per il pareggio al 90′ di Haaland. Potrebbe tirarsela un po’, almeno sui social, e invece sul suo profilo Instagram ci sono solo 11 post, tutte di gioco, ad eccezione di quello in cui ha firmato il suo primo contratto da professionista, a novembre.

🗂 Aus dem Archiv.

Welchen Bundesliga-Debütanten haben wir denn hier? 👀 #throwback

Pubblicato da Borussia Dortmund su Lunedì 22 marzo 2021

Sulla scelta del club di tenerlo in rosa ha influito molto il suo rendimento alla fine della scorsa stagione. Nell’ultima fase del campionato under 17, infatti, ha messo insieme due gol e quattro assist contro Wolfsburg e Colonia, ormai l’avversario nel destino. Lo sviluppo fisico e l’amicizia con Moukoko, con cui ha condiviso il percorso nelle giovanili, hanno spinto il BvB a blindarlo fino a giugno 2023, anche perché uno che rompa gli schemi e che giochi in diverse posizioni a Dortmund serve come il pane.

Il ruolo

Ormai disperato per i continui infortuni dei suoi difensori e centrocampisti, la società aveva era andata contro i suoi principi, ingaggiando, a gennaio 2020, non il solito ragazzo talentuoso ma un uomo d’esperienza come Emre Can. Avevano bisogno di uno che potesse fare all’occorrenza il terzino, la mezz’ala e il regista. Un unicum nella rosa di Favre prima e di Terzic ora, dove tutto è incastonato in cassetti calcistici. La promozione di Knauff risponde proprio a questa esigenza. Nato come esterno offensivo, può agire giocare a destra e a sinistra, ma anche come terzino. Nel suo futuro, dicono dalle parti di Dortmund, ci potrebbe essere un ruolo simile a quello di Hakimi, partito ala e finito a fare tutta la fascia sotto Conte. Per ora studia da Guerreiro e Meunier, due che poi, a ben guardare, non hanno un percorso troppo diverso.

 

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A scuola da Guerreiro

«È un ragazzo di grande talento con una buona velocità e ottima capacità di dribbling» aveva spiegato il direttore sportivo Michael Zorc in agosto. Al BvB sapevano di lui vita, morte e miracoli, fin da inizio stagione. E pensare che la Renania non era stata neanche la sua prima scelta. Troppo caotica per un dodicenne di Gottinga, meglio andare ad Hannover. Un vivaio tra i più importanti di Germania e città più tranquilla, anche più vicina a casa. Dopo appena due anni, però, il Borussia ha deciso che un talento del genere non poteva essere lasciato lì.

 

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Potente e con una grande progressione palla al piede, a campo aperto è difficile da arginare, dato che sul primo passo ti salta spesso e diventa dura poi prenderlo. Qualità testimoniate anche dai numeri. Sebbene il campione sia ancora abbastanza ristretto (sei partite, equamente divise tra Bundesliga e Champions League) spicca la percentuale di dribbling riusciti (63,6%) e quella di cross accurati (57,1%). Vince un duello su due (52,7%), particolare non scontato per un 2002, e recupera in media il 50% dei palloni su cui va a contrasto nella metà campo avversaria. In più gioca bene di testa, si sacrifica in fase difensiva, ma non perde lucidità davanti, soprattutto nei tagli alle spalle dei centrali difensivi. È intelligente tatticamente, sempre molto concentrato e affidabile.

Crescita

Deve migliorare nelle scelte e nella visione di gioco. Spesso fa un po’ il compitino, tocchi semplici, per non rischiare. Colpa della giovane età, della paura di sbagliare e di non interrompere il momento magico che lo ha visto regalare i tre punti ai compagni nella trasferta di Stoccarda. C’è poi un altro aspetto che potrebbe agevolarlo nella crescita, la mancata esposizione mediatica. Non ha l’età record di Moukoko, il lancio e la forza fisica di Bellingham o l’imprevedibilità e il nome d’arte di Giovanni Reyna. Per questo di lui sui giornali e in tv si parla poco e se finisce in panchina, come capitato nel week-end, quasi nessuno se ne accorge. Gli unici occhi sempre puntati su di lui sono quelli dei dirigenti gialloneri, che lo hanno scelto fin dal 2014. E per chi lo ha aspettato per sette anni, attendere di vederlo diventare un campione non sarà un problema.