Due Nazionali da poter scegliere, Francia e Spagna, ma nemmeno un minuto in nessuna nelle due: questa l’assurda parabola di Theo Hernandez, entrato in modo prepotente nella top 5 dei difensori in Italia, ma senza l’apparente possibilità di essere convocato in Nazionale.
A quasi 24 anni, Théo Hernandez è uno di quei giocatori che hanno giocato per tutte le giovanili del suo paese, ma non hanno mai esordito con la nazionale maggiore. Dopo anni difficili in Spagna, il laterale ora è parecchio più in vista in Italia dal suo arrivo nell’estate 2019. Théo Hernandez non manca di risorse e lo dimostra ogni fine settimana. Ma è sufficientemente pronto per unirsi al famoso gruppo dei 23 della squadra francese? Che sia di questa estate (per Euro 2021) o nei prossimi anni (Mondiale nel 2022)?
Capacità fisiche eccezionali
Appena arrivato, Théo Hernandez ha fatto saltare la concorrenza sulla corsia di sinistra. Ricardo Rodriguez, seppur arrivato come titolare, dovette lasciare il posto al franco-spagnolo, senza riuscire ad opporre troppa resistenza. La titolarità di Theo premia i rossoneri, tant’è che a metà stagione 2019/2020, Theo Hernandez viene coinvolto in 7 gol in Serie A in stagione (5 gol + 2 assist), almeno 3 in più di ogni altro giocatore del Milan. L’arrivo di Zlatan Ibrahimovic ha trasceso un po’ di più il difensore, che oggi è diventato una vera arma in più nell’assetto offensivo dei rossoneri. Theo è anche stato anche premiato per le sue buone prestazioni apparendo (con Kessié) nell’undici tipo della prima parte del campionato di quest’anno. Anche in questa stagione, infatti, il numero 19 ha risolto, più di una volta, partite e momenti delicati. Il gol dal nulla nel recupero contro la Lazio lo scorso dicembre o la doppietta contro il Parma sono due ottimi esempi. Non per niente è il difensore più giovane con più di 7 gol dal 2019/20 nella top 5 europea. Tatticamente parlando, le salite palla al piede del difensore sono compensate da Kessié, che spesso prende il suo ruolo quando il francese sale in prima linea. Una tattica sicuramente consolidata, ma che una volta smascherata rivela le lacune difensive del numero 19.
Punti deboli
In ciascuna delle sconfitte del Milan in questa stagione, un aspetto tattico della squadra avversaria ha fatto vacillare i rossoneri. Il muro alto dello Spezia aveva impedito a Calabria e Theo Hernandez di offrire soluzioni per tirare fuori palla dalla linea difensiva. Di fronte all’Atalanta, il francese è stato imbavagliato da Hateboer. Stesso discorso contro la Juventus, dove Danilo e Chiesa gli hanno fatto passare l’inferno, sia in difesa che in attacco. Poi contro l’Inter, Hakimi si era preso la rivincita al primo derby, questa volta prendendo il sopravvento sul fianco sinistro. Mancanze difensive e tattiche dunque, hanno pesato sul bilancio del club lombardo e sulla valutazione stessa del giocatore. E poi c’è il famoso discorso della Champions League.
Se c’è un aspetto su cui Didier Deschamps non scende a compromessi per i giocatori, sono i grandi incontri europei. Potendo infatti scegliere tra i giocatori nell’élité internazionale, Deschamps sceglie sempre i giocatori che possano garantire rendimento costante e che, per quanto scontato, abbiano giocato competizioni europee il più possibile. E i soli 131 minuti in Champions League (durante la stagione 2017/2018 con il Real Madrid) di Theo Hernandez non giocano a suo favore. L’osservazione può essere ripetuta anche con un giocatore di Serie A come Jordan Veretout. Il centrocampista giallorosso brilla in questa stagione, ma senza giocare in Champions League le sue possibilità di convocazione in Nazionale sono parecchio ridotte.
Il rifiuto di Theo
«La nazionale spagnola? Lascio la porta aperta. Ormai sono due volte che la Francia Under 21 non mi chiama. Se la Francia dovesse continuare a non contattarmi, valuterò altre opzioni».
Queste le dichiarazioni di un Theo Hernandez deluso quando, nel biennio 2017-2018, la Francia lo snobba per le convocazioni dell’Under 21 senza apparente motivo. In realtà, nell’estate 2017, il rifiuto a prendere parte alle gare dell’Under fu di Theo, che spiegò la sua scelta parlando della necessità di tranquillità in vista del suo trasferimento al Real Madrid. Quell’estate Theo Hernandez si fece immortalare in una villa a Marbella in compagnia di due nani che gli puntavano le pistole alla testa con indosso le maglie del Real Madrid. Non esattamente un ritiro spirituale in vista del passaggio alla squadra campione di tutto, evento che, insieme alla nomea di ‘Garçon Loco’ (‘Ragazzo pazzo’ letteralmente), hanno di fatto incrinato il rapporto tra la federazione francese e il terzino del Milan. Nonostante le grandi prestazioni con il Milan, Theo Hernandez sta pagando proprio questo: una gioventù complessa, causata dall’abbandono del padre, e una cabeza caliente che lo ha sempre posto a metà strada tra la Spagna e la Francia, senza riuscire però a fare abbastanza per nessuna delle due.
Dopo il mondiale vinto dal fratello, l’esterno del Milan ha però sottolineato come la Francia sia la scelta che vorrebbe compiere:
«Lucas è un modello per me e vorrei giocare presto con lui in nazionale. La mia scelta è stata fatta, anche se la Spagna ha spesso provato a chiamare sia me sia Lucas».
La linea dura della Francia
La Francia tiene da sempre una linea dura nei confronti dei suoi nazionali: dopo lo scandalo di Benzema e Valbuena e la loro conseguente esclusione dalla nazionale, anche Griezmann – oggi campione del mondo con Les Bleus – ha attraversato un periodo in cui non era ben accetto tra i Galletti di Deschamps e fu escluso per 6 mesi. A testimonianza del fatto che un errore si paga caro e che nessuno è indispensabile.
E le parole di Deschamps
Deschamps in conferenza stampa, durante l’ultimo giro di convocazioni, coinciso con le prime gare di qualificazioni ai Mondiali, è stato interpellato sul motivo per il quale Theo Hernández non è stato inserito nell’elenco dei convocati della Francia. Queste le sue parole:
«In quel ruolo c’è stata concorrenza. Nessun calciatore sarà favorito per il fatto di giocare in una squadra dalla grande attenzione mediatica. Non sarebbe giusto penalizzare Digne, che sta facendo ottime cose nel club e anche in Nazionale. Gioca nell’Everton, dunque non proprio sotto i riflettori, e molti lo sottovalutano. Non lo trovo corretto, mi dispiace per questo. In difesa c’è parecchio concorrenza».
La concorrenza
Se fosse destrorso, probabilmente la domanda non si sarebbe posta. Ma sulla fascia sinistra, la concorrenza è enorme. Didier Deschamps può infatti scegliere tra Lucas Hernandez, Benjamin Mendy, Ferland Mendy, Lucas Digne o anche Layvin Kurzawa.
Se è in buona forma, Lucas Hernandez sembra essere la prima scelta dell’allenatore. Rimane quindi un ruolo da contendere. Al momento, Ferland Mendy, sta iniziando a vincere e a dimostrare parecchio al Real Madrid, mentre Lucas Digne sta vivendo una stagione più che buona nell’Everton di Ancelotti. Discorso diverso per Benjamin Mendy, che dopo anni di infortuni seri sta iniziando a riguadagnare la stima di Deschamps e di Guardiola, che lo sta usando parecchio in campionato. Purtroppo per Theo, i suoi tre diretti avversari hanno le sue stesse qualità: capacità di essere molto interessante e intraprendenti a livello offensivo, ma forse difensivamente, vuoi per lo stile di gioco delle squadre a cui appartengono, vuoi per indole, lavorano in modo diverso. Inoltre, Deschamps preferisce lavorare con uomini che conosce e che fanno parte del suo gruppo da alcuni mesi o addirittura anni. Infine, non meno importante, i due Mendy hanno il vantaggio di giocare in Champions League.
I numeri della concorrenza
Preferire Digne o Mendy (soprattutto Benjamin) a Theo Hernandez può sembrare assurdo sulla carta, ma i numeri, a conti fatti, dicono altro. A difesa del terzino dei blancos, Ferland, ci sono i parecchi minuti giocati in Champions League, coronati anche dal gol contro l’Atalanta, e le ottime prestazioni fatte agli ordini di Deschamps. Nonostante un inizio stagione complicato, l’esterno del Real Madrid è partito titolare il 26 gare di campionato e 10 di Champions League, venendo sostituito solamente due volte. La media numeri di Mendy è impressionante: ha il 32% di palle recuperate nella metà campo avversaria e il 62% di duelli difensivi (alti o bassi) vinti. Il tutto accompagnato da 4 intercetti palla ogni 90 minuti e 1 tackle riuscito su 3 ogni gara. L’esterno dell’Everton invece recupera il 35% di palloni nella metà campo avversaria, vincendo quasi il 60% dei duelli con l’avversario. Il numero degli intercetti palla è parecchio più grande: 6 a gara, ed esce dai 90 minuti con la media di 1 tackle riuscito su 2 (fonte: wyscout).
Nonostante i numeri di Theo non siano troppo lontani da quelli dei concorrenti, l’indole offensiva lo porta comunque a creare amnesie difensive o a lasciare spazi importanti, che spesso vengono coperti dai compagni di squadra (il più delle volte da Kessié). Una squadra come la Francia, che conta un arsenale ben fornito di armi dal centrocampo in su, potrebbe fare a meno di un esterno difensivo che, per quanto fornisca una spinta importante, rischia di lasciare spazi sanguinosi e chiede quindi di dover sacrificare a turno un giocatore per coprire un ruolo lasciato scoperto. La questione, dunque, è paradossale: un giocatore fondamentale nel Milan di Pioli ma che per le caratteristiche che lo rendono tale, non viene convocato dalla sua Nazionale.