Appoggio il borsone nel mio posto, come sempre. Mi levo il giaccone e lo appendo con la massima cura. Comincia il mio rituale prepartita, da eseguire con lo stomaco che brontola e la tensione che sale. Perché in questi momenti non conta l’età, non conta se sei alla tua prima partita o se hai raggiunto 300 presenze. Se ami questo sport, avrai sempre il timore di sbagliare, di sfigurare, di buttare nel cesso una intera settimana di fatiche per uno stupido errore. E sai che per qualche notte non saresti in grado di perdonartelo.
Controllo per l’ultima volte le scarpe, le pulisco nervosamente, le schiaccio tra le mani per ammorbidirle ancora un po’. Metto su le cuffie e provo a non pensare più a nulla. Chiudo fuori il mondo. Solo ogni tanto butto uno sguardo ai miei compagni, abbozzando un sorriso per cercare di tranquillizzarli e caricarli. Ripasso a mente i miei compiti, stringo i pugni e cerco di far riaffiorare la sensazione bruciante di tutte le sconfitte, in questo modo sarà più facile entrare in campo con la voglia di combattere.
Oggi devo essere perfetto. Oggi ho bisogno di non sbagliare nulla.
Prego il mio Dio. Forse questa volta mi ascolterà.