Il tatuaggio sul braccio racconta la sua avventura. Firma di Leo Messi, l’idolo di una vita, incontrato dopo aver passato quasi dieci ore davanti casa sua a Parigi. «Stavo andando via, non ci speravo più. Sia Leo che la moglie erano passati due volte davanti a me con la macchina, senza fermarsi. Quindi non pensavo fosse possibile incontrarlo. Poi all’improvviso si affaccia sua moglie alla finestra, mi fa un cenno e la porta si apre. È successo tutto in 4 secondi, i più belli della mia vita».
Juan Polcan racconta la vicenda con la voce ancora rotta dall’emozione. «Credimi, non l’ho ancora realizzato». Ha 23 anni e gioca a calcio a 5 in Italia, nel Le Crete in Serie C1. «Sono un 10, non penso serva dirti in onore di chi. Quest’anno è andato bene, ho già fatto 16 gol in campionato». Qui si ferma, sorride e riparte a raccontare. «Io sono venuto in Europa per giocare a calcio. L’ho raccontato anche a Leo non appena sono entrato a casa sua. Abbiamo parlato insieme della situazione in Argentina e delle difficoltà che ci sono. Io tremavo, mentre mi autografava il braccio avevo la pelle d’oca».
«Non avevo mai visto Messi giocare, non pensavo di parlarci»
Mentre ripercorre le tappe del suo viaggio Juan ogni tanto si ferma, come a voler bloccare un ricordo e fermare il tempo. Magari per avere la sensazione di poterlo rivivere. «Sono arrivato davanti a casa sua per le 10 di mattina, grazie a un amico argentino che mi ha dato l’indirizzo. Non era proprio quello esatto, ma l’ho trovato. Sono stato lì fermo tante ore, con la sicurezza che voleva allontanarmi. E proprio quando avevo perso le speranze… si è avverato tutto». Incredibile. «Tu pensa che io non l’ho nemmeno mai visto giocare dal vivo. In Argentina costa tanto andare a vedere le partite della nazionale e io non sono mai riuscito, nonostante fosse il mio sogno. Figurati se avrei mai immaginato di avere una foto con lui e di poter entrare a casa sua».
«Non mi interessava diventare famoso, volevo solo parlare»
Oggi dall’Argentina lo stanno chiamando in tanti. «Da noi la storia è diventata virale e mi hanno intervistato giornalisti che hanno rapporti diretti con Leo. E gli hanno raccontato del mio tatuaggio, fatto subito dopo il suo autografo. Così sono sicuro che lo porterò sempre con me». Messi saputa la notizia avrà sorriso, chissà che non decida di mandargli un messaggio. «Magari, sarebbe un altro sogno. A me non interessava diventare famoso o fare interviste, mi bastava incontrarlo e fargli sapere quanto gli sono grato per avermi reso felice».
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Per Juan, Leo non è semplicemente un idolo. Nella sua vita è stato un riferimento e una guida, sempre presente nei vari passaggi della sua crescita. «Mi ha reso felice in tantissime occasioni. Il suo stato d’animo corrisponde al mio, così come i suoi risultati sportivi. Dopo il Mondiale del 2014 in Argentina lo accusarono in tanti, mentre io l’ho sempre difeso. Anzi, ero triste per lui ancor prima che per la mia nazione». In Qatar invece si è preso la sua rivincita, regalando il Mondiale all’albiceleste. «Un momento unico. Io l’ho vista in Italia, ma dall’Argentina mi hanno mandato tantissimi video. È stata un’emozione surreale».
Guardandosi il braccio destro si lo ricorderà questo giorno sempre. Dopo venti minuti di chiacchierata lo salutiamo perché deve scappare ad allenarsi. «Nel pomeriggio alleno l’Under 19 di calcetto del Le Crete, la sera invece tocca a noi giocare». Adesso pero avrà una storia in più da raccontare a compagni e allievi. Gli basterà mostrargli il tatuaggio.