L’ex difensore dell’Inter, Ivan Ramiro Cordoba, è stato intervistato da Sky Sport 24. L’ex difensore colombiano ha raccontato il suo trascorso».nerazzurro, soffermandosi su alcuni aspetti.
SULLA MAGLIA NUMERO 2 – «Indossare la maglia di Bergomi è stato un grandissimo onore per me. L’Inter è qualcosa che si acquisisce non da subito. Bisogna capire la storia di questo club e ci vogliono anni, anche se i tifosi ti fanno capire cosa significa. San Siro è diverso da tutto il resto. Nei racconti dei compagni di squadra avverti l’importanza del club. Poi ci sono grandi personaggi all’interno della società, dai magazzinieri fino ai presidenti come Moratti. Respiravi la storia ed eri attaccato alla maglia».
SU MOURINHO – «Lui è stato quello che ha trasmesso la marcia in più di cui avevamo bisogno per raggiungere l’obiettivo. Con intelligenza ed esperienza ha sistemato alcune cose, diceva sempre che i dettagli sono la cosa più importante per vincere trofei come la Champions. Non era perfetto al 100% ma lasciava poche cose al caso. Un grande stratega. Non passava ore a spiegare la tattica, ma in campo facevamo dei lavori che ci hanno portato a raggiungere gli obiettivi. Ogni piccolo esercizio era mirato ad affrontare al meglio la squadra avversaria. A noi piaceva così, perché preferivamo lavorare sul campo. Ci siamo abituati a quel tipo di allenamenti, che ripetevamo spesso, e questo ci dava consapevolezza. Arrivava 2-3 ore prima, sistemava tutto e aveva già in mente come affrontare gli avversari».
L’ATTACCANTE PIÙ FORTE – «Il più forte in quel periodo era Shevchenko. Il migliore in assoluto è stato Ronaldo il Fenomeno, l’ho incontrato solo in Nazionale».
CENTRALI DI DIFESA – «A me piacciono tantissimo Skriniar e De Vrij, vado sul sicuro. Anche Godin è un signor difensore, ha fatto la storia in Champions e Nazionale. Scelgo Skriniar comunque».
SU IBRAHIMOVIC – «Era molto difficile giocarci contro. Faceva sentire il fisico ma aveva una tecnica pazzesca, era difficilissimo da marcare. Dovevi stare attento, anticiparlo e non dargli punti di riferimento. Se gli concedevi qualcosa, era finita».
SUI RIMPIANTI- «Mi dispiace molto di non aver vinto la Supercoppa Europea. Volevamo vincere tutti i trofei. Poi mi dispiace non poter giocare più con l’Inter, mi divertivo e mi piaceva tanto, l’ho amata come squadra».
SU BASTONI – «Bastoni mi ricorda un po’ Materazzi. Marco non l’ho visto giocare da giovane, ma essendo mancino credo che si possa fare questo paragone».