di Giulio Zampini
Nel calcio il chiacchiericcio da Bar, diventato poi da Var, ha sempre avuto un argomento più dubbioso di altri: a questa Inter, targata 2019/20 e sotto la guida di Antonio Conte, chi sarebbe calzato a pennello tra Mauro Icardi e Romelu Lukaku?
Il cambio estivo
Nei fatti, la svolta in attacco dell’Inter è durata poche settimane: Conte in estate diventa il nuovo allenatore dei nerazzurri, boccia Icardi chiedendo alla società Lukaku (che arriva a metà agosto) e l’argentino (il 2 settembre, nelle ultime ore di mercato) saluta Milano con un volo in direzione Parigi. Nella realtà, la separazione tra Icardi e l’Inter era avvenuta nel silenzio dello spogliatoio e nel rumore dei social nei mesi scorsi: ma questa, è una storia già nota. Quello che ci preme sottolineare è l’esatto momento di divisione tra passato e futuro: il nove agosto, una data non a caso.
Solo un segno del destino?
I numeri parlano, e bisogna ogni tanto saperli ascoltare. Lukaku è atterrato a Milano l’8 agosto e presentato il giorno successivo, con tanto di numero di maglia come ennesimo segnale di rottura con il passato: la nove, per parecchie stagioni sulle spalle dell’argentino di Rosario. Un modo volontario del club per convincere il giocatore a scegliere altri lidi, e un modo involontario di Icardi per accogliere la nuova punta dell’Inter.
❔ | NUMERO DI MAGLIA@RomeluLukaku9 ⚫️🔵👇🏻#WelcomeRomelu #NotForEveryone #ForzaInter pic.twitter.com/57nja9IOh3
— Inter 🏆🇮🇹 (@Inter) August 9, 2019
Le prestazioni
Non potevano convivere i due, almeno, nella testa di Conte. Per caratteristiche tecniche (troppo prima-donna Icardi) ma anche perché ricomporre un vaso rotto e raccogliere i cocci non riporta mai al risultato iniziale (e lo spogliatoio nerazzurro dell’ultima stagione ne sa qualcosa). L’Inter e l’argentino dovevano separarsi, è così è stato, ma chi ci ha guadagnato di più da questo valzer di punte?
I numeri parlano chiaro: Lukaku batte Icardi per gol (23 a 20) e per assist (5 a 4), ma lo supera anche nelle partite disputate (35 a 31 per il belga). Complice, il diverso peso dei due attaccanti nelle due rispettive rose: il nerazzurro è fondamentale per Conte, che ha fatto a meno del suo pupillo soltanto una volta, e per cause di forza maggiore (l’infortunio alla schiena, contro il Barcellona in Champions); il parigino, invece, al Psg è uno dei tanti, un pacchetto di grandi giocatori che l’ha portato finora a vedere dalla panchina i suoi compagni per dieci gare in questa stagione.
Ma il confronto, più che quantitativo, dovrebbe essere qualitativo. Come segnano i due attaccanti? Lukaku è un tuttofare: domina col sinistro (con il quale ha trovato sei reti), di testa (5) e di destro (3), oltre ai calci di rigore trasformati (5) e qualche tap-in vincente sotto porta (2), mentre Icardi in Francia sembra diventato mono-piede: quindici gol di destro, tre di sinistro e soltanto uno di testa, che pareva essere la sua specialità quando ancora esultava mani all’orecchio sul prato di San Siro.