Quando i bomber di Milano parlano la stessa lingua

by Giuseppe Pastore
milan inter attaccanti

Un derby nel derby. Nel giro di 24 ore Milano ha accolto due centravanti con tantissime cose in comune: il passaporto belga, la provenienza dalla Premier League, la comune militanza anche in Nazionale dove Origi è stato riserva di Lukaku ai Mondiali 2014 e agli Europei 2016. Divock ha sempre segnato meno di Romelu, ma può consolarsi con un palmares più prestigioso anche solo per i tre gol in semifinale e finale di Champions 2019 che lo hanno trasformato una piccola leggenda del Liverpool. Quante volte in passato è successo che le due milanesi avessero due attaccanti della stessa nazionalità (a eccezione dell’Italia, naturalmente)?

ARGENTINA

La parte del leone spetta naturalmente all’Argentina: una seconda patria per tutti gli interisti, un Paese molto meno fortunato per il Milan. Basti pensare che nella storia del derby, mentre l’Inter può vantare gol a valanga dei vari Icardi, Milito, Cruz, Palacio eccetera, il Milan ha messo a referto una sola rete argentina, peraltro di un difensore, Mateo Musacchio (nel 2019). Per tre stagioni gli attaccanti di Inter e Milan hanno disputato un loro personale “clasico” a distanza: dal 1956 al 1958, quando al grande Ernesto “Tito” Cucchiaroni, gloria rossonera ex Tigre e Boca Juniors, si erano opposti prima Oscar Massei, che per la sua lentezza portava il bellissimo soprannome di “Pachorra” (fiacca, flemma), e poi Alberto Valentin Angelillo alla sua prima stagione italiana.

Venendo a tempi più moderni, va ricordato il brevissimo periodo in cui Mauro Icardi e Gonzalo Higuain divisero le due numero 9 di Milano per un solo autunno, affrontandosi in un unico derby vinto 1-0 dai nerazzurri proprio con un gol di Maurito al 92′. Nel 2004-2005, invece, furono comprimari Hernan Crespo e soprattutto “el Jardinero” Julio Cruz, chiuso all’Inter dai titolari Adriano e Vieri.

BRASILE

Non poteva mancare un derby brasiliano, anch’esso risalente agli anni Sessanta, gli anni in cui Milano era “vicina all’Europa” come da canzone di Lucio Dalla. Merito anche di José Altafini, autore della doppietta decisiva nella finale di Wembley 1963 contro il Benfica, e di Jair da Costa, match-winner nella finale di Coppa Campioni a San Siro nel 1965 sempre contro il Benfica. I due convissero a Milano per tre stagioni, dal 1962 al 1965, prima che José prendesse la via di Napoli. A sorpresa Jair segnò più gol (32 a 28) e vinse anche di più, due scudetti e due Coppe Campioni: era l’apogeo della Grande Inter di Helenio Herrera.

Nelle ultime stagioni interiste dell’Imperatore Adriano, invece, il Milan tentò invano di opporgli due centravanti brasiliani di opposta efficacia e carriera: il semi-bidone Ricardo Oliveira, comprato nel 2006-2007 dal Betis e chiamato all’impresa impossibile di ereditare la numero 7 di Andriy Shevchenko, ma soprattutto il Fenomeno Ronaldo, grande ex sul viale del tramonto arrivato a gennaio 2007, che segnò anche un celebre gol in un derby poi perso 2-1 dal Milan.

INGHILTERRA

Nell’estate 1961 Milano inizia improvvisamente a parlare inglese grazie agli ingaggi di due attaccanti della Nazionale dei Tre Leoni: il fumantino Jimmy Greaves (Milan), gran centravanti del Chelsea ingestibile per Nereo Rocco (che infatti se ne sbarazzerà volentieri a novembre) e il più modesto Gerry Hitchens (Inter) dall’Aston Villa, destinato tuttavia a lasciare un segno più profondo sull’intera serie A a cominciare dalla sua prima stagione, conclusa con ben 16 gol: un record inglese battuto solo quest’anno da Tammy Abraham. Come mai erano arrivati insieme? Perché si erano tutti e due messi in luce in un’amichevole giocata a Roma nel maggio 1961 e vinta 3-2 dagli inglesi, con doppietta di Hitchens e terzo decisivo gol di Greaves.

OLANDA

L’Olanda è decisamente un Paese a tradizione rossonera e lo ha confermato soprattutto negli anni Novanta, quando (nel 1993) l’Inter tentò di giocarsi la carta dei tulipani comprando dall’Ajax Wim Jonk e Dennis Bergkamp, che si rivelò un doloroso flop. Per tre mesi appena divise la città con il connazionale Ruud Gullit, tornato alla base nel 1994 dopo una stagione alla Sampdoria ma destinato a tornarci tre mesi dopo: i due non si incontrarono mai in un derby.

SVEZIA

La Svezia è la casa del più grande attaccante straniero della storia della serie A: il Pompierone Gunnar Nordahl, che terrorizzava le difese di tutta Italia negli anni Cinquanta. Impossibile per chiunque reggere il confronto: ci provò invano il connazionale Lennart Skoglund, dotato di maggior tecnica e di un fisico molto più esile, che con le sue movenze eleganti riuscì comunque a segnare 45 gol nelle sue sei stagioni interiste in coabitazione con Nordahl. Il quale, comunque, non si fece impressionare: nello stesso periodo segnò 159 gol in sei anni!