Andrea Stramaccioni, ha ripercorso le varie tappe del suo percorso da allenatore, ospite di Sky Sport. Stramaccioni ha raccontato i suoi successi in nerazzurro e ha affermato la sua voglia di tornare in Italia.
«L’Iran è stata un’avventura bellissima, incredibile. Li ringrazierò sempre, il legame di questi sei mesi probabilmente è andato oltre il calcio. L’affetto è stato forte, forse per qualche litigata che ho fatto durante le partite».
SULL’INTER – «È stata una grande soddisfazione e un grande orgoglio. Abbiamo avuto la fortuna di vincere la Champions League sperimentale della Primavera e questo ha attirato l’attenzione su di me. Il presidente Moratti poi ebbe questa fantastica follia, ho allenato una squadra piena di campioni mentre io ero appena uscito da Coverciano. La vittoria a Torino fu l’apoteosi, la Juventus era un’armata che giocava un calcio senza punti deboli. Solo dei campioni potevano andare a vincere così, giocammo in maniera spregiudicata e io ero ancora molto da formare. In quella partita mi ruppi la mano tra l’altro. Quando prendemmo gol ho pensato che avremmo perso 6-0, visto che giocavamo anche con tre attaccanti. Quella partita è rimasta impressa a tutti, è stata la vittoria dell’interismo».
IL DERBY E LE FRASI SOTTO LA CURVA – «Negli spogliatoi ci fu un po’ di caos per un gol giustamente annullato a Montolivo, quando poi rientrammo in campo Nagatomo prese due gialli in poco tempo, resistemmo in dieci e a fine partita esplosi. Quella vittoria era anche merito loro, un’altra curva si poteva anche buttare giù dopo una situazione così complicata. Fu un gesto molto spontaneo».
LA VITTORIA CONTRO IL TOTTENHAM – «Fu una partita incredibile perché eravamo nel pieno di un’emergenza infortuni. Facendo grande leva sull’orgoglio dei ragazzi il ritorno fu incredibile, perché andammo 3-0. Cambiasso ebbe la palla del quarto gol, ma il tiro uscì di pochissimi centimetri. Moratti poi mi abbracciò a fine partita, disse che era stata una gara incredibile».
I 5 MIGLIORI GIOCATORI – «Sceglierei Julio Cesar in porta. Gioca benissimo con i piedi e voleva giocare le partitine in mezzo al campo, ne abbiamo discusso pure qualche volta. Poi metterei Javier Zanetti, Di Natale, Milito e Stankovic, a cui sono legatissimo. Purtroppo così facendo ne tengo fuori tanti, Cambiasso sesto uomo devo metterlo sennò ci litigo».
L’ESPERIENZA ALL’INTER – «A Bergamo poi ci fu una battuta d’arresto, gli infortuni ci fecero perdere delle certezze, specialmente in una squadra che aveva trovato una quadra. Per un giovane allenatore perdere i giocatori come Zanetti, Stankovic, significava perdere i pilastri che mi stavano sostenendo in quel cammino. Questa crisi infatti inficiò anche sulla mia gestione. Poi la notizia della società in vendita creò un vero e proprio terremoto. A questo si aggiunge anche la mia inesperienza, sarebbero servite spalle molto più larghe».