Le 3 mosse di Inzaghi per tenersi l’Inter

by Cesare Ragionieri
inzaghi

Quasi due mesi fa, all’inizio di aprile, il futuro di Simone Inzaghi sembrava segnato: a fine stagione l’Inter lo avrebbe cacciato. Quello che è successo nelle settimane successive rientra a pieno titolo nella dolce primavera del tecnico piacentino, che si è ripreso tutto con gli interessi. E non vuole certo fermarsi adesso.

La vittoria della Coppa Italia è soltanto l’ultimo passo di una cavalcata cominciata dopo il ko di Salerno. «Resilienza e duro lavoro, solo così possiamo rialzarci», diceva Inzaghi nel sottopancia dell’Arechi. Sembravano parole gettate al vento da parte di un allenatore sul patibolo, invece sono diventate altro. Molto altro.

Sono ormai lontani i giorni in cui le tante sconfitte in campionato facevano pensare all’esonero addirittura a stagione in corso. Si parlava di Chivu come traghettatore e si facevano i nomi di Conte e De Zerbi per la prossima stagione, ma non si erano fatti i conti con la resilienza di Simone.

Su La Gazzetta dello Sport del 3 aprile si leggeva addirittura che «chi frequenta Appiano quotidianamente, racconta che i giocatori si confrontano con uno staff tecnico non così esperto ad alti livelli, con metodologie di lavoro che non sono mai particolarmente piaciute». Ci ha pensato il campo a ribaltare questi giudizi.

La sconfitta di Salerno come punto più basso, dicevamo. Da quel momento è cambiato tutto: 9 vittorie in 12 partite, 4° posto in campionato riconquistato e – soprattutto – vittoria della Coppa Italia e finale di Champions League raggiunta. «Ci siamo tappati le orecchie», ha detto più volte. E ha funzionato. Oltre a resilienza e duro lavoro è questo il terzo punto della ricetta di Inzaghi per tenersi l’Inter, e farla rinascere.

La rinascita dell’Inter si è basata su una condizione fisica finalmente al top, ma anche sui recuperi di Brozovic e Lukaku. Il primo ha consentito a Inzaghi di far riposare a turno i vari Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, mentre il belga ha portato energie nuove a un attacco spuntato. Il resto l’ha fatto il turnover, scientifico, quasi studiato a tavolino.

Il futuro di Inzaghi è ancora all’Inter. Lo ha detto Marotta nei giorni scorsi, lo ha ripetuto l’allenatore piacentino alla vigilia della finale contro la Fiorentina: «Non mi sono mai sentito un precario», ha rimarcato. Anche se per qualcuno lo è stato, eccome se lo è stato.

La Coppa Italia appena vinta è il 7° trofeo della sua carriera da allenatore: 3 Coppe Italia e 4 Supercoppe Italiane. Inzaghi è diventato «lo specialista delle finali», anche se per la laurea dovrà aspettare ancora qualche giorno.

Il prossimo 10 giugno a Istanbul, in uno degli ultimi giorni di questa Primavera per lui così dolce, Simone proverà a scrivere la pagina di storia più bella: battere il Manchester City e alzare al cielo la Champions League.