Gianluca Lapadula Vargas non ce l’ha fatta: il suo Perù non ha superato l’ultimo ostacolo, il play-off intercontinentale contro l’Australia, e non parteciperà a Qatar 2022. L’attaccante torinese ha abbracciato convintamente ormai da anni la causa dell’Albirroja e in breve tempo è diventato un idolo del suo “nuovo” Paese calcistico, ma ha mancato l’appuntamento con la storia: poteva diventare il quinto calciatore della storia dei Mondiali nato in Italia a rappresentare un Paese straniero. Chi sono gli altri quattro?
Gli italiani al Mondiale con altre Nazionali
Iniziamo dal più recente, ancora in attività. La storia di Thiago Alcántara do Nascimento, numero 10 della Spagna a Russia 2018, è nota ormai da anni: il fuoriclasse del Liverpool è nato l’11 aprile 1991 a San Pietro Vernotico (Brindisi), nella stagione in cui suo padre Mazinho – ottimo mediano campione del Mondo con il Brasile nel 1994 – giocava a Lecce. San Pietro Vernotico è proprio a metà strada tra Lecce e Brindisi e lì sorge l’ospedale in cui lavorava Peppino Palaia, medico sociale del Lecce che aiutò Mazinho e sua moglie a far nascere il loro primogenito. Suo fratello Rafinha, di due anni più giovane, è invece nato nel 1993 a San Paolo. La storia di Thiago Alcantara è simile a quella di altri calciatori “figli d’arte”, di genitori che hanno giocato in serie A. Un altro esempio è Marcus Thuram, attaccante francese del Borussia Monchengladbach che ha partecipato a Euro 2021 ma ora sembra scivolato fuori dalle gerarchie di Deschamps: il primogenito di Lilian è nato a Parma il 6 agosto 1997, tra la prima e la seconda stagione italiana del papà.
Martino “Tino” Lettieri (Toritto, 27 settembre 1957). Toritto è un comune in provincia di Bari che ha dato i natali nientemeno che al portiere del Canada a Messico 1986, unica partecipazione ai Mondiali del Paese con la foglia d’acero prima di Qatar 2022. Lettieri era figlio di un panettiere emigrato a Montréal ed era a sua volta proprietario di due ristoranti a Montréal e Minneapolis, molto a suo agio anche ai fornelli tanto da avere l’abitudine di preparare la cena a tutta la squadra. Era una delle piccole stelle del faticoso percorso di crescita del soccer statunitense negli anni Ottanta: portiere dei Minnesota Kicks e dei Minnesota Strikers, era famoso per il pappagallino di peluche portafortuna che posizionava dietro la porta in ogni partita. A Messico 1986 il Canada fece poca strada, ma Lettieri – uno dei due soli giocatori baresi ad aver disputato un Mondiale insieme ad Antonio Cassano (2014) – lasciò un buon ricordo, tra i migliori nelle due sconfitte contro Ungheria e URSS (partita a cui si riferisce il video qui sotto). In quella squadra va ricordato anche Robert “Bob” Lenarduzzi, nato a Vancouver ma figlio di Clelia Del Torre e Giovanni Lenarduzzi, contadini di Codroipo (Udine) emigrati in Canada negli anni Cinquanta.
George Borba (Macerata, 12 luglio 1944) è il giocatore di cui si sa di meno. Numero 11 della Nazionale israeliana di Emmanuel Scheffer che disputò il Mondiale 1970 finendo eliminata al primo turno, strappando comunque due pareggi contro Svezia e Italia. L’italo-israeliano Borba non giocò nemmeno un minuto: di lui si sa che ha speso l’intera carriera nel suo Paese d’adozione, vestendo le maglie di Hapoel Tel Aviv, Hapoel Ramat Gan, Maccabi Netanya e Shimshon Tel Aviv. Stando a Transfermarkt, in Nazionale ha 25 presenze e 3 reti, con un terzo posto conquistato alla Coppa d’Asia 1968 in Iran come massimo risultato. Con Israele visitò il Messico anche in occasione dei Giochi 1968, questa volta trovando spazio anche nell’undici titolare: il Paese asiatico si spinse fino ai quarti di finale, dove fu eliminato dalla Bulgaria solo al lancio della monetina.
Ernesto José Vidal (Buie, 15 novembre 1921) è addirittura uno degli eroi minori dell’Uruguay 1950 che gettò nella disperazione l’intero Brasile con il colpo grosso del Maracanaço. Il vero nome di Vidal era in realtà Ernesto Vidal Di Servolo: era originario di Buie d’Istria, un comune che oggi fa parte della Croazia ma che all’epoca era stato recentemente annesso all’Italia come l’intera provincia di Pola. Emigrò in Sudamerica insieme alla sua famiglia nel 1923 e da adulto modificò il secondo nome in José. I suoi genitori (Servolo Vidal e Domenica Cassio) si erano stabiliti in Argentina dalle parti di Cordoba, ma nel 1944 – dopo un promettente inizio carriera nel Rosario Central – Ernesto trovò un ingaggio al Peñarol di Montevideo e trasformò l’Uruguay nella sua definitiva patria calcistica. Ala sinistra, soprannominato “El Patrullero” (come le nuove vetture in dotazione alla polizia di Montevideo), affrontò quel Mondiale da titolare, segnò due gol nel match d’esordio contro la Bolivia ma si infortunò in mezzo alle prime due partite del secondo girone contro Spagna e Svezia, mancando così l’appuntamento con la fatale Brasile-Uruguay: il suo posto fu preso dall’esordiente e semi-sconosciuto Ruben Moran, ma la sua importanza all’interno della squadra gli fu spesso riconosciuta anche dal leggendario capitano Obdulio Varela, di cui era grande amico. Dal 1953 al 1955, per due stagioni, giocò anche in serie A con la maglia della Fiorentina, trasferendosi alla Pro Patria nel momento sbagliato: nel 1955-56 la Viola avrebbe infatti vinto il suo primo storico scudetto. Sfortunatamente fu il primo dei campioni del mondo 1950 a passare a miglior vita, molto giovane, a soli 52 anni, nel 1974.