Jeremy Wisten e una storia che fa riflettere. Il suicidio dopo il ‘no’ del Manchester City

by Giacomo Brunetti

Laporte, Sterling, Yayà Touré, Ashley Young, Cole Palmer appunto. Tutti questi calciatori il 20 ottobre 2020 pubblicarono la foto di Jeremy Wisten, un ragazzo del 2002 nato in Malawi e cresciuto in Inghilterra. Purtroppo, a soli 18 anni, in quelle ore, se n’era andato, trovato senza vita nella casa di famiglia nei sobborghi di Manchester. Aveva da poco lasciato il Manchester City, in cui era entrato nel 2016 e nel quale aveva giocato per 3 stagioni nelle giovanili, condividendo lo spogliatoio anche con Palmer.

Purtroppo le prime indagini parlarono di suicidio.

Non aveva retto al “no” del Manchester City, che lo aveva lasciato svincolato e lasciato senza squadra a 17 anni, nel giugno del 2019. Nel gennaio 2018 aveva subito un grave infortunio al ginocchio, era stato fuori 5 mesi e poi era tornato. Più tardi, il City lo aveva informato che non sarebbe stato confermato. Dopo essere rimasto svincolato e aver subito il rifiuto del City, non era riuscito a trovare una squadra che credesse in lui, nonostante alcuni provini. Wisten aveva smesso di giocare, per poi iniziare ad allenarsi presso l’accademia di Mark Rees, ex calciatore che aveva creato questa opportunità per i giovani svincolati. Nel frattempo, aveva iniziato a lavorare presso il negozio di articoli sportivi JD Sports e nel centro commerciale Arndale di Manchester.

Il giorno dopo il Manchester City gli ha reso omaggio. Ma la scomparsa di Wisten aprì un solco nel calcio inglese.

Gli psicologi sportivi del Manchester City avevano effettuato esami di salute mentale per Wisten sia prima che dopo che fosse stato informato che sarebbe stato svincolato dal club, ma non sono state sollevate preoccupazioni sul suo benessere mentale in nessuna rilevazione. Nonostante questo, il City lanciò una revisione del loro processo di svincolo dei giocatori, con il direttore del settore giovanile Jason Wilcox che disse «sarebbe estremamente negligente non rivedere i nostri processi e cercare di migliorare dove possiamo», dopo la morte di Wisten. Sulla scia dell’accaduto, il Manchester City ha introdotto sondaggi sull’uscita dei giocatori, oltre a creare un “portale per i genitori” per migliorare la comunicazione tra il club, i giocatori e le loro famiglie.

La morte di Wisten seguì quella di Josh Lyons nel 2013, che si era suicidato dieci anni dopo lo svincolo dal Tottenham. Ha riaperto la discussione sulla salute mentale e la depressione nel calcio, con l’ex giocatore Marvin Sordell, che aveva tentato di togliersi la vita durante il suo periodo come giocatore del Bolton, che aveva twittato: «Dobbiamo fare molto meglio per la salute mentale nel mondo e nell’industria calcistica».

Nell’aprile 2021, l’allora giocatore del Watford, Max Thompson, ha fondato Tape 2 Talk, una campagna progettata per aiutare a sensibilizzare sulla salute mentale, in seguito alla morte di Wisten. L’anno seguente, nel gennaio 2022, l’ex giocatore di Oxford City, Fabio Sole, ha co-fondato Footballers Minds, una rete di supporto per aiutare i bambini e gli adolescenti svincolati in giovane età dai club, affermando che era stato ispirato ad aiutare le persone dopo aver sentito della morte di Wisten.

Tyrhys Dolan, suo ex compagno al City e all’epoca già al Blackburn, chiese al club di poter usare la sua posizione per promuovere la consapevolezza della salute mentale e ha sostenuto con forza i calciatori affetti da depressione e altre condizioni mentali.

Il 27 ottobre, 3 giorni dopo, Cole Palmer ha dedicato all’amico il suo esordio in Champions League. Il 9 novembre 2020, Cole Palmer ha segnato il 3-2 decisivo nella FA Youth League contro il Chelsea u19, e fatto un’omaggio particolare. Sotto la maglia, infatti, ne è comparsa un’altra che ricordava Jeremy Wisten.