Se cercate su google su Jey M, vi uscirà lui. Professione? Cantante. E fin qui nulla di strano, ce ne sono tanti dal Sudamerica alla Spagna che nella musica usano pseudonimi di questo tipo. Il problema viene fuori alla prima foto, quando guardandolo, non lascerà spazio a nessun tipo di dubbio. È lui, Jesé Rodriguez. Ma come è possibile? Non è lo stesso esterno tutto dribbling e fantasia che al Real Madrid aveva fatto innamorare Mourinho prima e Ancelotti poi? Si.
Inquadrando il contesto, si arriva facilmente a una risposta. Jesé non ha smesso di fare il calciatore, ma si fa chiamare Jey M quando prende il microfono, canta e indossa un’altra veste. Personaggio. La sua carriera è stata un giro sulle montagne russe, fatta di sali e scendi continui. Grandi giocate, bravate, infortuni, cadute e chi più ne ha più ne metta. Ora ha scelto la Sampdoria di Stankovic per ripartire e dimostrare al mondo che sa ancora giocare a calcio e che ha ancora tanto da dare a questo mondo. Solo così non si creeranno più equivoci.
Quando aveva quindici anni nelle giovanili del Real era considerato il più forte di tutti. Aveva il numero 11 ed era la stellina del Real Castilla, serviva valanghe di assist e incantava tra dribbling e numeri. Nel 2012 i baby Blancos vincono il campionato e tornano in Segunda. Mou rimane stregato e lo chiama in prima squadra, facendolo esordire ne LaLiga al Bernabeu nel marzo del 2012 contro la Real Sociedad. Fuori CR7 e dentro lui, Jesé. In Spagna si parla di un predestinato. Gli viene rinnovato il contratto, con annessa una clausola rescissoria di 200 milioni. Si pensa che sia nata una stella e il suo futuro sembra assicurato.
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Un infortunio che spezza ginocchio e speranze di Jesé
Ha tutto per sfondare. Testardo, dribblomane e con grandi guizzi. Non è sempre titolare, ma insidia la BBC (il tridente formato da Bale, Benzema, Cristiano) e spesso risulta decisivo entrando a partita in corso. Fa un paio di stagioni buone, ruba l’occhio anche al Ct della Spagna Del Bosque dopo aver incantato poi l’Under 21. In un’intervista racconta di poter vincere il Pallone D’oro nel giro di cinque anni, per rendere l’idea di come era considerato in ottica futura. E non solo da se stesso, anzi, chiunque lo vedeva giocare rimaneva colpito. Poi nella primavera del 2014 un intervento di Kolasinac, in uno Schalke-Real Madrid di Champions, gli rompe il crociato anteriore destro e gli spezza sogni e speranze. Ci metterà più di un anno per tornare in campo da titolare e non sarà più lo stesso di prima. Anno domini. Da lì partono una serie di annate in chiaro scuro, in cui fa fatica e brilla ad intermittenza. Fino alla cessione.
Da Parigi in poi sono solo cadute. Montagne russe si, ma in picchiata verso il basso
Va al Psg e inizia la caduta. Bravate, ritardi, litigi e pagine dei giornali conquistate solo per quello che combina fuori dal campo. Anche perché al Parco dei Principi non lo vedono mai. Già a gennaio va via, in prestito al Las Palmas, città dove è nato e dove c’è vento per dodici mesi all’anno. L’obiettivo è rinascere. Fa una stagione così così, ma è fuori dal campo che è ingestibile. Ci arriveremo. Comunque ì gialloblù non lo riscattano, torna quindi a Parigi e viene messo fuori rosa. Sceglie lo Stoke, poi il Betis e lo Sporting Lisbona ma è un flop in tutti casi. Gioca poco, non si allena, arriva tardi. Sempre la stessa storia. Torna quindi di nuovo alla base, in Francia, stavolta rescinde e riprova un’altra avventura a casa, con il Las Palmas, in Segunda Divison. Il primo anno va benino, il secondo invece è un disastro con tanto di litigio con l’allenatore dopo una sostituzione durante i playoff. Addio obbligato. Altro giro, altra squadra, l’Ankaragucu in SuperLig Turca. E neanche a dirlo, altro fallimento. Come dicevamo, montagne russe. In picchiata verso il basso però.
Litigi, screzi e il matrimonio con Aurah Ruiz
Poi veniamo alle cronache rosa, di cui è stato protagonista negli ultimi anni. Cinque figli con tre donne diverse e una storia infinita con Aurah Ruiz, degna del miglior Beautiful. Oggi sono marito e moglie. In mezzo però tanti litigi, tradimenti, molte altre donne e vari screzi sui social. Pare che lui una volta pagò più di cinque mila euro per farla eliminare da «El Gran Hermano», ovvero il loro «Grande Fratello». O ancora che lei abbia cercato di investirlo con la macchina. Rapporto controverso. Ora lo porteranno a Genova.
Già, perché in tutto questo, tra litigi, strigliate e flop, Jesé ha scelto la Samp e la Serie A per ripartire e tornare a correre. Chissà come andrà. Lui non ha ancora trent’anni e ha tutte le carte in regola per stupire. Aveva il talento per diventare grande, finora lo ha buttato e rischia di passare alla storia come una meteora. Vedremo se Stankovic saprà toccare le corde giuste, ma soprattutto se lui ci metterà del suo. Dentro e fuori dal campo. Se pensasse solo a giocare avrebbe le qualità per lasciare un segno, lo ha dimostrato al Real. Ora a Genova dovrà trasformare in presente quel condizionale.