di Andrea Sperti
Trascinatore. Dovessimo descrivere con un aggettivo Joaquin Correa nel match di ieri contro il Milan useremmo senza dubbio questo. L’argentino, infatti, ha guidato la sua squadra al successo, seppur Luis Alberto, Lucas Leiva e Manuel Lazzari abbiano giocato una partita sontuosa. Il classe ’94, però, ha dimostrato perché Simone Inzaghi, tecnico della Lazio, abbia sempre creduto in lui in queste stagioni, nonostante alcune partite sottotono e diversi guai fisici, risultando decisivo proprio in un match di vitale importanza per le ambizioni della squadra del presidente Claudio Lotito.
L’esordio e la prima volta in Italia
Correa è cresciuto nelle giovanili del River Plate, una Cantera di primo livello in Argentina. Il suo esordio tra i professionisti, in ogni caso, è avvenuto durante un Banfield-Estudiantes, con El Tucu che difendeva i colori biancorossi ed a 17 anni compiuti da poco è subentrato a Duvan Zapata, un altro attaccante che ancora non sapeva di dover approdare presto in Italia. Fin da giovane Joaquin ha dimostrato di essere un talento cristallino, ma spesso gli è stata affibbiata addosso l’etichetta di incompiuto. La ricerca spasmodica della giocata, del dribbling che faccia battere le mani agli spettatori, del tiro a giro anziché la botta di collo pieno hanno rallentato il suo percorso di crescita. Essere calciatori significa giocare per la squadra, per il gruppo ed il singolo da solo non vince le partite, tutt’al più può indirizzarle.
Nel 2014, comunque, alcuni osservatori della Sampdoria se ne sono innamorati, a tal punto che la dirigenza blucerchiata ha deciso di acquistare questa giovane seconda punta per 8.8 milioni di dollari, un bell’investimento per un ragazzo di 20 anni. A Genova, sponda blucerchiata, Correa ha lasciato intravedere le sue doti ma non è stato quasi mai decisivo, sebbene non abbia giocato con troppa regolarità. La sua prima esperienza italiana si è conclusa con all’attivo 3 reti in 31 presenze complessive, troppo poche per decidere di rifiutare l’offerta del Siviglia. Il club spagnolo, infatti, lo ha acquistato per 13 milioni di euro + 5 sulla futura cessione, un affare complessivo da 18 milioni di euro che ha rappresentato anche un segnale per il ragazzo, molto richiesto da tutta Europa in quelle annate.
Siviglia e poi la Lazio
In Spagna Correa ha avuto l’opportunità di lottare per qualcosa di più di una semplice salvezza ed ha giocato anche la Champions League, segnando 2 gol nella massima competizione europea. In 47 presenze ha timbrato il cartellino 7 volte ma ancora una volta ha dato l’impressione di essere il classico calciatore sudamericano, capace di spegnersi ed accendersi durante una stessa partita, senza garantire continuità per più di qualche spezzone di gara. A Siviglia, in realtà, non hanno avuto la pazienza di aspettarlo e la Lazio ne ha approfittato, acquistandolo per 16 milioni di euro nel 2018.
Il primo anno in biancoceleste non è stato indimenticabile dal punto di vista realizzativo, nonostante le tante palle gol creata dalla formazione di Inzaghi. Dall’anno scorso, invece, Correa è migliorato parecchio, sia sotto porta che nell’idea di gioco del suo allenatore, che con lui ha sempre usato bastone e carota per motivarlo e spronarlo a fare meglio. L’attaccante nel dopo partita contro il Benevento, match vinto dalla Lazio 5 a 3, ha parlato del rapporto con il suo attuale tecnico, spiegando quanto fosse determinante la sua assenza causa Covid, e del feeling con Ciro Immobile, con l’attaccante napoletano che gli ha lasciato battere il calcio di rigore nella sfida contro i sanniti:
«Abbiamo fatto dei bei gol e questa è una delle cose positive. Ad oggi in Serie A non ci sono gare facili, molli un attimo e la squadra avversaria si fa sentire. Il mister lo sentiamo tutta la settimana, è sempre con noi ed è importante perché lui è tutto per noi, ci aiuta tanto e speriamo di riaverlo presto in panchina. Rigore? Avevo parlato con Ciro e avevamo deciso che avremmo dovuto segnare tutti e due. Lui mi ha guardato e mi ha detto ‘Calcia tu’. Provo sempre a fare gol, l’ultima volta provai a Bologna e purtroppo ho un brutto ricordo, oggi per fortuna è andata bene».
La famiglia e la Champions League
Nella sua crescita sul terreno di gioco è stato fondamentale Simone Inzaghi, mentre per quella personale i meriti vanno dati ai genitori. Correa ha sempre dichiarato di avere un ottimo rapporto con sua madre e suo padre, spiegando quanto siano stati importanti i suoi genitori per la sua educazione. Qualche mese fa, ai canali ufficiali del club biancoceleste, ha parlato proprio della sua famiglia, riconoscendo tutti i sacrifici che hanno fatto per lui e la fatica di vivere a distanza soprattutto in un periodo complicato come questo:
«Mia madre è la donna della mia vita, ha festeggiato da poco i 60 anni, sembra abbia 20 anni in meno. Per me è tutto, ha sofferto quando sono andato via di casa. Anche mio papà è straordinario, non posso chiedere di più. Mi portava ovunque a giocare, la nostra situazione economica non era semplice, si alzava alle 4 per lavorare e darmi la possibilità di giocare a calcio. Una delle persone più importanti della mia vita. In Argentina ora è un po’ complicata la situazione col Covid, ci sentiamo ogni giorno, facciamo videochiamate, siamo sempre in contatto. Mi mancano, ma ho 2 fratelli che sono lì con loro. Quando farò dei figli? Sono concentrato sul calcio, arriveranno al momento giusto. Amo molto i bambini».
In questa stagione Correa è stato fermato da una lombalgia e da un problema al polpaccio ma la gara di ieri ci ha detto che l’argentino adesso è in forma smagliante e può essere decisivo per la rincorsa Champions della Lazio. Il ragazzo che pensava solo al dribbling fine a se stesso ha lasciato spazio all’uomo maturo, che cerca sì la giocata ma solo per creare superiorità numerica per la sua squadra. Con Luis Alberto e Milinkovic-Savic disegna calcio e crea connessioni difficili da bloccare per gli avversari, mentre con Immobile si intende a meraviglia, anche perché al Tucu piace andare incontro al portatore per giocare più palloni possibili ed all’attaccante napoletano sfruttare la sua velocità per garantire profondità alla squadra. Il Milan ieri non è riuscito a contenere la velocità mista alla tecnica del classe ’94, che quando è in giornata diventa un giocatore difficile da marcare per chiunque. Se i biancocelesti vogliono regalarsi un’altra qualificazione alla prossima Champions League devono affidarsi a Correa. Nel match contro i rossoneri l’argentino ha segnato il quinto ed il sesto gol del suo campionato. Un bottino esiguo che va per forza di cose rimpolpato e per farlo non c’è poi così tanto tempo. Correa deve prendere per mano la sua Lazio nelle 6 partite che restano e guidarla più in alto possibile, l’Europa ha ancora bisogno di ammirare il suo talento.