Julian Nagelsmann è diventato l’allenatore più giovane a raggiungere i quarti di finale di Champions League dopo aver eliminato il Tottenham con il suo Lipsia. È un profilo che da quasi 5 anni si sta facendo spazio nel gotha degli allenatori mondiali. Un ragazzo, a 32 anni, da rivivere attraverso celebri frasi: uno di quei personaggi che ogni giornalista vorrebbe intervistare.
Al campo in skateboard
«A volte uso lo skateboard per andare a casa. Vivo a 7 km dal centro di allenamento ed è un modo veloce per muovermi» [in risposta al giornalista del Daily Mail che aveva notato uno skateboard in un angolo del suo ufficio]
Gli schemi notturni
«Spesso nel sonno urlo indicazioni tattiche a qualche giocatore, così finisce che sveglio e spavento mia moglie in piena notte. Non me ne rendo conto e lei me lo racconta il giorno dopo, comprensibilmente un po’ infastidita. Il problema è che capita piuttosto spesso» [in conferenza stampa]
I messaggi con Guardiola
«Con Pep ho un rapporto stretto, è l’unico a cui posso chiedere il suo parere su qualcosa. Non lo chiamo per chiedergli cosa devo fare contro il Bayern Monaco, ma gli mando alcuni video delle nostre situazioni di gioco e gli illustro la mia soluzione: lui risponde e ne discutiamo. Guardiola fa molte cose diverse rispetto ad altri, che risolverebbero le situazioni in maniera tradizionale. Il miglior tecnico del mondo? Ci sono allenatori ed altri meno: scegliere il migliore è difficile come scegliere il miglior giocatore. Sarebbe però interessante vedere se Pep avesse avuto lo stesso mio successo ad Hoffenheim o cosa avrei fatto io al Manchester City» [intervista a SportBild]
Real Madrid? Non adesso
«Sì, è vero: ho detto no al Real Madrid, ma è bene chiarire che non ho avuto un’offerta di contratto. Volevano incontrarmi. Penso che a 50 anni non dici di no al Real, ma ora posso scegliere la cosa più giusta. Al Lipsia posso sbagliare, imparare e diventare così un allenatore migliore. Nei grandi club, invece, se non vinci non ti spiegano nemmeno perché: ti esonerano e basta» [intervista al Daily Mail]
L’hashtag dell’Hoffenheim
«Un paio di stagioni fa stavo vincendo il campionato Primavera con l’Hoffenheim. Era una squadra forte. Durante una partitella feci un gol in rovesciata mandando la palla sotto l’incrocio. Prima ancora di cadere urlai quel ‘jawohl, Klasse’ che è rimasto famoso qui in società e che da quel giorno non mi ha mai abbandonato» [intervista a Fox Sports]
I migliori spunti arrivano in bagno
«Sarò sincero, le migliori idee mi arrivano quando sono in bagno. Molti giocano con il cellulare o leggono giornali e riviste. Io penso a cosa fare in allenamento. Lì arrivano le idee migliori, ho una calma ben precisa che mi aiuta ad avere idee molto buone» [intervista alla Bild]
Klopp in miniatura sul coronavirus
«Cosa penso del coronavirus? Non andreste a chiedere a un virologo come giocheremo contro il Wolfsburg» [in conferenza stampa]
L’età è solo un numero
«Essere giovane può aiutare un allenatore. Parli lo stesso linguaggio dei giocatori. Sai come funzionano Instagram, Facebook e gli altri aspetti del loro mondo. Ed è un po’ più semplice divertirti con loro quando hai quasi la loro età. Sai di cosa ridono i calciatori, che hanno l’impressione che tu sia una persona divertente. Io sono bravo a fare battute» [intervista al Daily Mail]
L’ispirazione con Tuchel
«Cominciai a giocare a calcio all’età di 3 anni. A poco più di 10 anni andai di mia spontanea volontà ad un allenamento dell’Augsburg. Mi fecero immediatamente un provino e mi presero. Poi andai al Monaco 1860 ma i problemi fisici mi hanno limitato. Tornato all’Augsburg ebbi la fortuna di incontrare Tuchel che allenava la Seconda Squadra. Lui mi fece innamorare del calcio visto con gli occhi del mister. Gli devo molto. Mi mandò un messaggio in cui mi disse che era sicuro che sarei arrivato fino alla Bundesliga, ma che non pensava ci avrei messo così poco. Ho solo un rammarico. Nella scorsa stagione, quando lo abbiamo affrontato, giocò meglio l’Hoffenheim del Dortmund. Con un aiutino arbitrale vinsero loro, ma mi rifarò (ride, ndr). Mi ha formato, è innegabile. Però ho le mie idee, non mi ispiro a qualcuno in particolare» [intervista a Fox Sports]