Arrivato con addosso grandi aspettative, Armand Traoré è stato una meteora nell’ambiente bianconero. Il senegalese, arrivato dall’Arsenal alla Juventus, è stato accolto con grande entusiasmo da tifosi e dirigenza, ma non è riuscito a rispettare le pretese. 10 presenze, di cui solo 6 da titolare, hanno convinto la dirigenza bianconera a rispedirlo al mittente nell’estate del 2011. Oggi, lo stesso ex esterno bianconero, ha rilasciato un’intervista a TuttoJuve.com in cui ha raccontato il passato a Torino:
ESPERIENZA IN TURCHIA – «Voglio raccontare quella che è stata la mia ultima vera esperienza, quella in Turchia di due anni fa (con il Caykur Rizespor ndr). È stato l’errore più grande della mia vita sotto ogni punto di vista, sia in campo che fuori. L’intera esperienza è stata un vero incubo, un vero e proprio inferno per tutti i giocatori di calcio. A distanza di alcune settimane dal mio arrivo, ho avuto subito problemi di stipendio con il club e quando ho chiesto di ricevere il mio stipendio in tempo, mi è stato chiesto di allenarmi con gli U23. Una volta che ho coinvolto i miei avvocati per far luce a questa vicenda, mi hanno chiesto di andarmene. La storia non è affatto finita: mi hanno impedito di farmi vedere mia moglie e i miei figli per mesi. Mi hanno reso la vita estremamente difficile. È stato un periodo molto impegnativo a livello mentale, ma spero di vedere presto la luce alla fine del tunnel. A volte le lezioni migliori le apprendi nelle situazioni più difficili. Questa esperienza mi ha reso una persona migliore».
L’ARRIVO ALLA JUVENTUS – «Ricordo che successe tutto così in fretta, quando mi trasferii alla Juventus era l’ultimo giorno della finestra di trasferimento. Ma quando un club glorioso ti fa sapere che ti vuole, non ci vuole molto a dire di sì. Gli italiani sono i maestri della difesa e imparai così tanto da questa esperienza. Nel complesso mi divertii molto a giocare qui, è stato fantastico conoscere persone meravigliose e le persone a Torino furono molto accoglienti con me. Per quanto riguarda il calcio è stato tutto grandioso, ma in quel periodo avevo altri problemi come la prematura scomparsa di mio padre e i problemi di salute di mia moglie».
IL RITORNO ALL’ARSENAL – «Il piano iniziale era sempre stato quello di tornare all’Arsenal, a fine stagione però ricordo che parlai con la Juventus: a quell’incontro erano presenti i senatori della squadra Chiellini e Del Piero, i direttori Marotta e Paratici, il mister Delneri. Mi chiesero se mi fosse piaciuto ritornare, avevano capito che per me quella fu una stagione molto difficile. È stato un bellissimo gesto».
L’ADDIO DI DELNERI – «Risposi di sì, ma durante le vacanze Delneri perse il lavoro e non ebbi più notizie dalla Juventus. La mia occasione svanì lì. Ad anni di distanza, quando ci ripenso, l’intuito mi dice che se l’allenatore fosse rimasto avrei firmato un nuovo contratto. La mia carriera sarebbe potuta andare in maniera differente, ma tutto accade per un motivo».
COSA È SUCCESSO IN QUEL PERIODO – «Ho perso mio padre per il cancro, era il mio punto di riferimento. Avevo soltanto vent’anni ed ancora molto giovane, io e mio padre eravamo così vicini. Mentalmente la sua morte mi ha spezzato in due, la verità è che non ero preparato. Ero un’anima perduta. Tornavo sempre a trovarlo a Parigi dopo l’allenamento, anche durante la settimana. Prima ho parlato di mia moglie, era incinta del nostro primo bimbo e stava quasi morendo a causa di un’appendicite rotta. Quindi era difficile concentrarmi completamente sul calcio, per questo subivo spesso piccoli infortuni. La vita è più importante del calcio e penso che questo mi abbia influenzato».
RICORDI DELL’ESPERIENZA IN BIANCONERO – «I ricordi sono più che positivi, seppur per poco tempo mi sono goduto quella maglia. Ho avuto modo di giocare in grandi sfide come quella con il Manchester City, con il Milan e con la Roma. Come posso dimenticarmi quella folle partita in Europa League in Polonia, c’era talmente tanta neve che il pallone non si vedeva nemmeno (a Poznan ndr). E non giocai nemmeno male (sorride ndr). Fu un grande onore essere invitati all’addio al calcio di Gary Neville ad Old Trafford, da terzino sinistro mi sono ritrovato a giocare contro Beckham. Che emozione. Non posso che parlare bene della famiglia Juventus, erano davvero dei veri e propri signori. Non esisteva un secondo fine, ho conosciuto tutte persone di cuore. Avranno per sempre la mia gratitudine, perché chiunque mi ha aiutato ad affrontare meglio i miei problemi».
SULLA BBC – «Li definivo ‘i padroni della difesa’, a distanza di anni sono ancora lì a difendere quei colori. E’ fantastico. Aggiungo anche Barzagli ai nomi fatti, a mio parere era un giocatore fantastico. L’ho sempre preferito a Bonucci per modo di difendere ma entrambi sono belli da vedere. Insieme a Rio Ferdinand, sono alcuni dei migliori difensori al mondo con cui ho giocato. Ad oggi ho mantenuto un buon rapporto con Momo (Sissoko ndr), siamo molto amici. E mi diverto ancora molto con Aquilani. Come era Del Piero? Un vero e proprio signore, merita di esser rispettato».
TERZINI SINISTRI – «Non molti di quelli rimasti mi colpiscono, però i due di sinistra del Bayern Monaco mi piacciono molto: David Alaba e Alphonso Davies. Hanno qualità simili ma non uguali. Alaba sarebbe perfetto per la Juve e credo che abbia problemi contrattuali con il suo club. Davies si sta affacciando ora e sta crescendo molto rapidamente, è giovane e meno esperto, ma potrebbe essere un prospetto su cui investire e credo che potrebbe andare lontano. Nel complesso, credo che entrambi potrebbero migliorare questa squadra a modo loro ed entrambi porterebbero qualità diverse».