Giorgio Chiellini senza filtri. Il Corriere dello Sport ha intervistato il capitano della Juventus, che ha risposto alle domande del quotidiano cominciando così: «Io parlo sempre bene di tutti. Anzi, dico la verità».
IL LIBRO – «Il mio timore era che uscisse piatto, un libro piatto. Tante volte uno scrive per essere polite. Il dubbio l’ho conservato anche dopo averlo finito e riletto».
DURO DAL CUORE TENERO – «Io mi reputo un buono, che non significa un santo. Entrare per far male, inammissibile. Mi è capitato di far male a qualcuno e ci son rimasto molto male. L’avversario è un giocatore come te».
CONTE – «Per Conte si è trattato di un inizio da zero, siamo partiti da una base molto bassa e probabilmente abbiamo costruito le fondamenta della casa. Antonio è una persona che, come ho anche scritto, ti fa entrare in un’altra connessione: ti dà tanto e pretende tanto. A volte ti esaspera, ma con lui fino alla morte. Secondo me ha creato proprio quella compattezza che è stata una base importante per la Juventus».
ALLEGRI – «Max è un esteta. È molto più brillante, più leggero, nei cinque anni è cresciuto in modo esponenziale, sa abbassare e alzare i toni. Ha una sensibilità che pochi hanno e che non ho riscontrato in molte persone, e non parlo solo di allenatori».
SARRI – «È molto più meticoloso, quindi è più simile a Conte che non ad Allegri, ma con princìpi e sistemi differenti. Si basa tanto sui numeri, è un amante del gioco, del possesso palla. Lui è un utopista ed è il primo ad esserne consapevole. È un eterno insoddisfatto, insegue la perfezione».
IBRAHIMOVIC – Ho Ibrahimovic nel cuore. Siamo stati compagni quando ero giovanissimo e cercavo sempre di confrontarmi con lui. Accettare l’uno contro uno con lui significava guadagnare rispetto. Da ogni sfida con lui ne sono uscito più forte. Ha tirato fuori il meglio di me e lo ammiro tantissimo. Venerdì non lo incontrerò? Lo aspetto il 7 luglio, da quando è tornato in Italia penso che sia destino».