In Cecenia c’è il calciatore più «panchinato» di tutta la Russia, forse del mondo. Si chiama Khalid Kadyrov, fa il centrocampista e “gioca” nell’Akhmat Grozny: 27 partite in dieci anni, 220 panchine. Nessuno come lui, ma è anche vero del calcio gli frega poco. Basta farsi un giro sul suo profilo Instagram per capire gli interessi: qualche foto di campo, un pallonetto alla Totti dai 20 metri e foto di famiglia, unite ad altre in cui spara coi Kalashnikov o con le mitragliatrici.
L’anima nera cecena
Khalid sostiene la guerra in Ucraina e ha un cognome familiare. Suo zio è Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica Cecena da quindici anni, amico stretto di Putin, confidente, braccio armato. Uno accusato di torture, omicidi, stupri, rapimenti, persecuzioni. Anni fa disse che in Cecenia non esistono omosessuali. Nel 2020 negò l’esistenza del Covid, salvo poi calare la mannaia sui contagiati: «Chi viola quarantena rischia la pena di morte». Ramzan è l’anima nera di una parte di mondo piena di tensioni, ai piedi del Caucaso, ai confini con la Georgia, colpita da due guerre in 10 anni. L’ultima l’ha vinta lui nel 2009. Anna Politkovskaya, giornalista russa assassinata nel 2006, lo definì «lo Stalin del duemila».
Kadyrov, calcio e potere
Negli ultimi giorni si è parlato di lui per l’appoggio incondizionato all’invasione dell’Ucraina. Ha tenuto un discorso di fronte ai suoi Kadyroviti, le forze speciali cecene, invitandoli a tenersi pronti. «Se Putin chiude gli occhi possiamo farla finita in due giorni». Un’uscita tetra di chi ha abituato il mondo a ben altro. Nel 2021 l’Unione Europea ha sanzionato la Cecenia per aver violato i diritti umani. Kadyrov è il padre-padrone del popolo ceceno, un dittatore, il calcio la sua fissazione. La squadra il suo giocattolo. Uno strumento attraverso cui esercitare potere, influenza, o intavolare una strategia politica. Da una decina d’anni è il proprietario dell’Akhmat Grozny, chiamata così in onore di suo padre, Akhmat Kadyrov, ex presidente della Repubblica Cecena assassinato nel 2004. Per toglierlo di mezzo hanno piazzato una bomba nel vecchio stadio, il Sultan Bilimchanov, sostituito nel 2011 dall’Akhmat Arena. Nome noto.
Il gioiellino Akhmat
Kadyrov inaugurò il suo gioiellino con una parata di stelle. Da un lato il ‘Team Caucaso’ con lui capitano, dall’altro il ‘Team World’ con decine di campioni: Baresi, Boghossian, Figo, Ayala, Vieri, Schillaci, Zamorano, Maradona. Pare gli abbia offerto un milione di euro per farlo volare fin lì dall’Argentina. Su Youtube ci sono ancora le azioni di quella partita, vinta 5-2 dal ‘Team Caucaso’. Kadyrov infilò anche un paio di assist, saltando Diego in un’azione. L’Akhmat resta il suo giocattolo. Gioca in prima divisione dal 2008 ed è sponsorizzata dall’Akhmat Kadyrov Foundation, fondo pubblico inaugurato nel 2004. Tra le varie attività ha partecipato alla costruzione della moschea di Gronzy, definita «il cuore della Cecenia». Secondo un’inchiesta russa pare che ogni ceceno sia tenuto a versare parte del suo stipendio alla fondazione (notizia smentita dal governo). Mentre scriviamo l’Akhmat è quinto a 3 punti dall’Europa. Chissà se ci giocherà mai.
Gullit in Cecenia
Così fissato con la squadra da ricorrere a una leggenda. Per 13 partite l’Akhmat è stata allenata da Ruud Gullit, mito dell’Olanda e del Milan. A gennaio 2011 fu chiamato da Kadyrov per allenare il vecchio Terek. Stipendio da 3 milioni l’anno e nessuna parola su quanto contestato al leader ceceno: «Devo occuparmi di calcio, il resto non è affar mio». Gullit fu esonerato dopo 6 mesi, 3 vittorie in 13 partite. L’8 marzo Kadyrov organizzò un’amichevole tra una rappresentativa cecena e il Brasile di Ronaldo – pagato 8 milioni di euro – Cafu, Dunga e Rai, che a fine match si pentì subito: «È stato un evento di carattere politico e populista. Mi sentivo a disagio durante tutta la gara. Volevo nascondermi da me stesso». Pura cronaca: la partita finì 6-4 per i ceceni. Kadyrov segnò 2 gol. Più di suo nipote in dieci anni di carriera.