a cura di Giacomo Brunetti
Come ha fatto Raffaele Palladino a trasformare Moise Kean in un bomber
Tre segreti che hanno permesso alla Fiorentina di scoprire davvero le capacità del suo attaccante
Come si è passati da una stagione con 0 gol in 20 presenze a quella che sta vivendo adesso Moise Kean, arrivato a 19 realizzazioni stagionali, di cui 15 in Serie A, che lo rendono vice-capocannoniere dietro Retegui. Vi racconto come Raffaele Palladino ha creato una vera e propria macchina da gol.
Iniziamo col dire che erano due anni che l’allenatore cercava di convincere Kean, lo voleva già al Monza. In estate, grazie alla Fiorentina, è riuscito finalmente ad averlo. Adesso divideremo in tre step, non consecutivi, ma che spiegano come l’allenatore viola ha lavorato su Moise.
Fin dai primi giorni, Palladino e il suo staff gli hanno fatto capire l’importanza del lavoro individuale. Specialmente quello tecnico. Ha lavorato tantissimo sulla finalizzazione: Kean, a inizio stagione, era più impreciso di adesso. Destro, sinistro, testa, spalle alla porta: più sono passate le settimane, più Kean si è fermato dopo gli allenamenti per migliorare i dettagli, diventando sempre più confident con ogni aspetto. E anche in partita si è visto. Ci ha preso gusto e adesso vederlo dopo l’allenamento ancora in campo per crescere sotto ogni punto di vista, al Viola Park, è diventata una prassi.
Non solo tecnica. Il grande step, che Palladino ha fatto fare a tutti i suoi calciatori, ma in particolare a Kean, è il lavoro fisico. Tanta forza e tanto lavoro aerobico per un corpo, come quello dell’attaccante classe 2000, che ha bisogno di essere una macchina. Adesso gonfia i muscoli, tiene la posizione, e anche in quel lavoro con l’uomo addosso è diventato uno dei migliori del campionato.
Palladino e Kean hanno iniziato parlando tantissimo. L’allenatore della quarta in classifica si è definito quasi un fratello maggiore per tutti. All’inizio parlavano solo di campo, poi piano piano Kean si è aperto e dal ragazzo un po’ introverso che aveva conosciuto Firenze, adesso condivide tutto. È diventato leader, uno dei leader nello spogliatoio, e ha una fiducia incondizionata in se stesso. Che poi è la stessa che gli è stata data dalla società e dal suo allenatore per migliorare e accumulare anche minutaggio.
Andando nel dettaglio, sta vivendo il suo prime. Prendendo in analisi le sue ultime 6 stagioni, questa è la sua migliore sotto tutti i punti di vista. Questi sono i numeri, come si vede quest’anno ha segnato una rete ogni 115 minuti in campo, e ha una media di 78,2 minuti in campo, mai così presente.
Guardando la classifica secondo la media-gol, quest’anno sono uno ogni 115’ appunto, meglio anche della stagione 20/21 al PSG quando in un attacco stellare trovò comunque abbastanza spazio (una media di 55 minuti in campo) per segnare 19 reti stagionali.
Guardando la classifica secondo il minutaggio, mai come quest’anno in campo: 78,2 minuti. Si è avvicinato solo ai tempi del PSG, con 55’ appunto, fino ai soli 31,1 del 19/20 all’Everton.
Raffaele Palladino, il suo staff e la società hanno saputo trovare l’alchimia giusta per farlo sbocciare. E ora se lo godono.