Ricardo Kishna, ex giocatore della Lazio dal 2015 al 2017, milita oggi in Eredivisie all’ADO Den Haag. Ospite del programma Andy Niet te Vermeijde, ha parlato della sua lotta contro la depressione: «Nel calcio è una specie di tabù raccontare che si sta male. Siamo tutti uomini, vogliamo tutti avere successo. Ma ci sono anche momenti in cui le cose non vanno come dovrebbero. Penso che sia molto importante condividerlo. Sono stato davvero depresso. Ogni notte, quando ero a letto, non osavo chiudere gli occhi perché avevo paura di non risvegliarmi. Mi sentivo seriamente come se stessi morendo. Dovevo prendere farmaci per essere in grado di affrontare normalmente la giornata».
LE CONSEGUENZE – «Non potevo più prendermi cura della mia famiglia e mi sono trasferito, ho vissuto da un’altra parte. Ero davvero intrattabile in quel momento. Le mie relazioni si sono rotte, quasi tutto si è rotto. Se non riesci a vivere con te stesso, allora ti sfoghi con gli altri. Cosa provavo? Sono impazzito. Pensavo di avere un tumore alla testa, un infarto, un ictus. Ho fatto una scansione della testa, del cuore e dei polmoni per escluderlo. Il punto più basso è stato quando ho pensato: ‘Se sto così male, non voglio più vivere. Non posso vivere con tutto questo’. Non volevo suicidarmi, ma pensavo davvero di non poter convivere con tutto quel dolore. Il mio psicologo mi ha detto: ‘Hai attacchi di panico’. Pensavo fosse pazzo. Ma mi ha elencato 50 sintomi di attacchi di panico e io ne avevo 38».