In questa storia c’è un filo che traccia una strada, prende per mano i protagonisti e li guida, intrecciandone i destini. Estate 2011, sulla panchina dell’Ajax c’è De Boer e il suo vice è un ragazzotto biondo, con i piedi fatati, che per anni ha incantato Amsterdam con il 14 sulle spalle. È Dennis Bergkamp. Sempre in quello spogliatoio, da quel ritiro estivo, è entrato un giovane ragazzo biondo di belle speranze di cui tutti parlano un gran bene. Il suo nome è Davy Klaassen ed è il protagonista della storia.
Quando all’Inter c’erano De Boer e Bergkamp
Ma quali sono i punti in comune che uniscono le loro storie? Intanto due luoghi. L’Olanda e l’Italia. In particolare l’Ajax e l’Inter. Con parentesi non sempre da ricordare, soprattutto in nerazzurro. Ma ci arriveremo. In realtà ci sarebbe anche l’Inghilterra, dove Bergkamp e Klassen hanno giocato – uno all’Arsenal e l’altro all’Everton – mentre De Boer ha allenato il Crystal Palace, seppur per soli 76 giorni. Anche a Milano è durato pochi mesi – nel 2016 – prendendo decisamente più fischi che applausi. I giorni, stavolta, furono 85.
Bergkamp all’Inter è stato invece un’illusione: ha mostrato il suo talento talento sconfinato solo a sprazzi, alternando momenti senza gol e difficoltà. Vinse poi la Coppa UEFA da protagonista e capocannoniere. Certo, all’Arsenal – dove si trasferì dopo due anni – hanno ammirato un altro tipo di giocatore. Peccato. E Klaassen? È la nuova mezzala di Inzaghi, ha 30 anni e spera di ritagliarsi un posto importante. Magari senza prendere esempio dalle esperienze dei suoi vecchi allenatori.
«È leader dentro, l’Ajax sarà sempre casa sua»
«È qui da una vita, lo conoscono tutti qui. Questa sarà sempre casa sua». Il ricordo di Michel Kreek, direttore generale dell’Ajax, non lascia spazio all’interpretazione e descrive alla perfezione quello che Davy ha rappresentato per il club. «Quando ci ha comunicato che sarebbe andato via ha lasciato tutti un po’ spiazzati, perché non ce lo aspettavamo. Ma è giusto così e sono sicuro che all’Inter farà bene».
Quando fa il suo esordio in prima squadra, come detto, l’allenatore è De Boer e Bergkamp il vice. Entrambi gli parlano molto. Lui invece non è un chiacchierone, ha carattere riservato e rispettoso. Ma apprezza. E loro credono in lui, dandogli responsabilità da veterano. «Parlavano con lui anche se era solo un ragazzino. Perché è uno che è leader dentro. Vedrai, non faticherà ad inserirsi in Italia».
«Mister 1-0». Ha già il soprannome pronto
A lui non è mai pesato. Anzi. Si è sempre sentito importante nello spogliatoio nonostante l’età. Ora l’obiettivo sarà fare lo stesso a Milano. «Gli viene naturale. È un ragazzo d’oro, che sa quando parlare e quando invece far parlare il campo. Ha grande duttilità e capacità di adattamento. Può fare il mediano o la mezzala. Si butta benissimo negli spazi. Credo sia il calciatore ideale per il tipo di gioco di Inzaghi».
All’Ajax è arrivato che era un bambino. Ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile e poi è diventato grande in biancorosso. È andato via – in Germania e in Inghilterra – poi è tornato da leader. «Qui lo chiamano ‘mister 1-0’. Perché le partite importanti le sblocca sempre. Si sente la sua presenza». Inzaghi si augura che sia cosi anche in Italia. Nel caso, i tifosi dell’Inter sanno già come chiamarlo.