La Fiorentina per ritrovare il bandolo della matassa, dopo un pareggio e due sconfitte nelle ultime tre partite: Montella vacilla, nonostante le rassicurazioni di Barone & co. Il Lecce per continuare a cavalcare l’onda di entusiasmo dopo il folgorante pareggio all’ultimo respiro contro il Cagliari e per cercare di fare risultato pieno, che manca ormai da più di due mesi. Tanti i protagonisti assenti, Chiesa su tutti, così come Mancosu e Lapadula.
Manca solo il gol
Il primo tempo è a senso unico con la Fiorentina che occupa ogni zona del campo, il faro è Ribery che mette lo zampino in ogni possesso, Lirola fa quello che vuole sulla fascia destra, anche se poi si perde in qualche delirio di onnipotenza. Dopo 4′ Milenkovic chiama e Gabriel risponde presente, deviando in angolo il diagonale del difensore serbo. Vlahovic si sbatte, ma non trova il pallone giusto su cui planare come un avvoltoio.
Il Lecce resiste a fatica in apnea, con La Mantia, sperduto, a far da galleggiante nel mare immenso della difesa viola.
A pochi secondi dal duplice fischio, la doccia fredda: Tachtsidis falcia Ribery sull’out di destra, la caviglia del francese si gira in modo innaturale e l’incubo dei tifosi viola si trasforma in realtà, perché il numero sette dà forfait e dopo l’intervallo rimane negli spogliatoi.
Doccia fredda
Preoccupata, delusa e poi tramortita. Nel giro di un quarto d’ora la Fiorentina passa dal dominio allo svantaggio. Minuto 49′, Shakov si incunea sulla sinistra, la difesa di casa è piazzata male, e il suo cross a mezza altezza dentro l’area piccola trova la zuccata di La Mantia che anticipa Ceccherini e fa 0-1 a porta vuota.
Giusto un lampo, perché i ragazzi di Montella reagiscono subito, ma Gabriel fa il miracolo su Vlahovic come Dudek su Shevchenko a Istanbul, anche se poi il brasiliano rischia di vanificare tutto su un corner successivo uscendo a vuoto: Milenkovic stacca benissimo ma è impreciso.
Passano i minuti, il gol del pareggio non arriva e la lucidità va a scemare per far spazio alla frenesia. Per poco Dragowski non fa il patatrac, con un uscita fuori area, perché esagera e perde palla sulla propria trequarti, ma il subentrato Babacar lo grazia e non calcia da lontano a porta completamente sguarnita, perdendo prima l’attimo giusto e poi il pallone.
Il raddoppio sembra cosa fatta al minuto 89′ quando Ceccherini perde palla a metà campo e Babacar si invola da solo verso Dragowski, divorandosi il gol che chiuderebbe definitivamente i conti: piattone rasoterra lento , bloccato dal portiere polacco. La fiammella si spegne al 94′ assieme al debole tentativo di sinistro a giro di Vlahovic che si addormenta tra le braccia di Gabriel.
Spartiacque
Come per Genoa-Torino, il dentro o fuori, lo vince la squadra in trasferta, il Lecce, con un gol di scarto, segnato di testa, arrivato nel momento migliore per tagliare le gambe alla Fiorentina: il vantaggio minimo per la massima resa, giocando peggio dell’avversario, ma portando a casa quei tanto agognati tre punti che mancavano da una vita.
Montella mai come ora sulla graticola, nonostante una Fiorentina che ha creato tantissimo, padrona assoluta del campo e della partita, ma che non ha saputo concretizzare neanche una delle tante occasioni capitate davanti a Gabriel.