di Andrea Sperti
Ci sono favole che non hanno necessariamente bisogno del lieto fine, che se ne infischiano del “e vissero tutti felici e contenti”, perché più che del finale si sanno far apprezzare per la trama. Questo è, in sintesi, quello che è accaduto alla favola del Mantova, compagine lombarda che nei primi anni del 2000 ha provato a sognare, avvicinandosi alla Serie A talmente tanto da sfiorarla, senza mai riuscire a prenderla del tutto. Quella formazione, guidata dall’allenatore Mimmo Di Carlo, è partita dalla Serie C2 ed è arrivata, in soli tre anni, ad un passo dal massimo campionato italiano, svanito in finale play off contro il Torino.
La formazione del Mantova 2005/2006
In porta c’era Brivio, estremo difensore capace di chiudere in ogni modo la saracinesca, volando da un palo all’altro nelle porte di mezza Serie B. Davanti a lui componevano una linea difensiva arcigna ed esperta Cioffi, Notari, Sacchetti e Donazzan. A centrocampo, invece, la qualità di Sommese e Brambilla si integrava perfettamente con le doti atletiche di Tarana e Grauso. Nel reparto offensivo, infine, Caridi accendeva la luce ed era compito di Poggi o Graziani provare a trasformare in gol gli assist del numero 10 biancorosso.
In panchina c’erano Di Cesare, ora difensore del Bari, Bentivoglio, centrocampista della Virtus Verona ed un giovane Altinier, attaccante tornato a Mantova nel 2018 e già autore di 24 reti in due stagioni. L’attuale capitano della formazione lombarda è ritornato nella squadra che lo ha cresciuto per tirarla fuori dalla sabbie mobili della Serie D e farle rivivere i fasti di un tempo.
Il presidente Lori, dopo il fallimento della sua azienda, si è allontanato dal mondo del calcio, non riuscendo mai a realizzare il sogno di portare il Mantova in Serie A. La sconfitta in finale con il Torino ha rappresentato l’inizio della fine, prima di un fallimento tanto doloroso quanto annunciato.
Chissà che un giorno i biancorossi non ritornino a lottare per la Serie A, provando a scalare come quasi 20 anni fa tutte le categorie inferiori, perché in fondo non tutte le favole hanno il lieto fine, ma quella del Mantova lo merita.