Inzaghi aveva predicato la calma, perché nel calcio è un attimo passare dalle stelle alle stalle. Sarri aveva detto che in ogni caso sarebbero stati punti pesanti e che la Lazio avrebbe potuto benissimo inserirsi nella lotta per lo scudetto, definendola “terza incomoda”. La squadra più in forma del campionato contro quella più forte. Lazio contro Juventus.
Come da copione
Un big match non può essere una partita come le altre: pressione, aspettative, tensione, ma anche tanta qualità e tanti grandi giocatori in campo.
La prima occasione è firmata Immobile che si fa murare il destro in diagonale da De Ligt, dopo soltanto 4′. Poi sale in cattedra Dybala che prima risponde con un tiro a giro dal vertice destro dell’area, respinto da Strakosha, e un minuto più tardi, all’11’, centra in pieno la traversa direttamente da calcio d’angolo. La Juve continua a spingere. Ronaldo, servito in verticale, delizia il pubblico con un controllo da fantascienza, poi si allarga sulla sinistra e mette in mezzo per Bernardeschi, ma il suo colpo di testa termina di poco fuori.
Il gol è nell’aria e di fatti arriva, al minuto 25′. Ronaldo e Bentancur fanno quello che vogliono. Triangolo in mezzo all’area laziale, l’uruguaiano serve rasoterra per il portoghese che non può far altro che spingere il pallone in rete, a pochi passi dalla linea di porta.
La Lazio sfiora il pareggio al 34′: Immobile libero sul secondo palo, spara alto colpendo al volo col mancino. Il duello tra bomber continua. Questa volta è Ronaldo, al 43′, ad andare vicino al raddoppio. Cross dalla destra di Bernarderschi, colpo di testa del numero sette fermato sulla linea da un intervento prodigioso di Strakosha.
Dal possibile 0-2 al gol dell’1-1. Minuto 46′, assolo di Luis Alberto sull’out di sinistra, finta a rientrare e cross con il destro in mezzo all’area dove, liberissima, c’è la testa di Luiz Felipe che impatta perfettamente la sfera e pareggia i conti.
Prima la calma, poi le “sliding doors”
Ad inizio ripresa, il corteggiamento e lo studio dell’avversario prevalgono sul rischio e la sfrontatezza. Almeno fino al minuto 65′ quando Strakosha sbaglia il rinvio, Dybala riconquista palla al limite dell’area e si invola verso il portiere albanese che però rimedia fermando l’argentino in uscita bassa.
Dal possible nuovo vantaggio, all’inizio della debacle. Al 70′ Lazzari corre nelle praterie lasciate libere dalla difesa bianconera, Cuadrado lo stende e si becca il rosso dopo il consulto di Fabbri con il VAR. Passano quattro minuti e la superiorità numerica della Lazio sublima nel 2-1. Lancio illuminante di un Luis Alberto in stato di grazia, che trova Savic in mezzo all’area avversaria: il serbo, in un fazzoletto, stoppa con il collo destro e, dopo un rimbalzo, scarica il pallone alle spalle di Szczesny con un mancino potente e imparabile.
Al 78′ altro contropiede micidiale dei padroni di casa, questa volta con Correa che, solo davanti a Szczesny, lo driblla e il portiere polacco non può far altro che stenderlo, proteso in uscita bassa. Dal dischetto, però, Ciro Immobile fallisce il gol del 3-1, facendosi parare sia il rigore, sia la successiva ribattuta.
Il gol che chiude la partita arriva a un solo giro di orologio dal triplice fischio. Ennesimo ribaltamento di fronte della Lazio, Lazzari vola verso la porta della Juventus, ma si fa ipnotizzare da Szczesny, sulla respinta si fionda il subentrato Caicedo che scaraventa in porta facendo letteralmente impazzire l’Olimpico per il 3-1 finale.