di Andrea Sperti
Due Panchine d’Oro consecutive non si vincono per caso e la stima di colleghi ed addetti ai lavori, che riconoscono ed apprezzano il proprio lavoro, spesso vale più di trofei da conservare in bacheca.
La storia di Gian Piero Gasperini è fatta di poche coppe ma tanti successi, soddisfazioni diverse che, però, alla fine appagano quanto la vittoria di una manifestazione.
Da calciatore
Da calciatore ha fatto la gavetta, quella vera, che i giovani di adesso preferiscono saltare. È cresciuto nella Juventus, ma le sue esperienze più importanti le ha vissute con le maglie di Palermo e Pescara e con gli abruzzesi ha coronato anche il sogno di esordire in Serie A, diventando capitano e siglando sette reti in stagione.
Da allenatore
La sua carriera di allenatore, invece, è stata differente rispetto a quella di calciatore, ma sempre piena zeppa di sacrifici, rinunce e risposte sul campo, l’unico giudice supremo.
È partito dalle giovanili della Juventus Gian Piero ed è arrivato alla Primavera, vincendo il Torneo di Viareggio del 2003. Con quella vittoria ha capito di essere pronto ed ha scelto Crotone per cominciare a misurarsi con le difficoltà del calcio dei grandi.
Crotone e Genoa
L’esperienza in Calabria lo ha formato come tecnico e come allenatore. Lì ha vinto il campionato di Serie C, un torneo difficile nel quale non sempre sono i più forti a trionfare. Poi l’amore è arrivato nel suo cuore, indossava i colori rossoblù del Genoa e lo ha travolto, facendolo innamorare perdutamente di quella squadra e di quella tifoseria.
Il Genoa rappresenta una fetta di carriera importante di Gasperini e soprattutto delle soddisfazioni che, solo in seguito all’Atalanta, ha saputo replicare.
Con il Grifone ha ottenuto una promozione in Serie A e due qualificazioni in Europa League, oltre a tanti ottimi piazzamenti. Su quella panchina è arrivato molto giovane, è andato via quando credeva di essere pronto al grande salto verso una big e si è rifugiato dopo due stagioni negative, con Inter e Palermo.
Inter e Palermo
Con l’Inter non è scattato il feeling, la scintilla che avrebbe potuto infiammare San Siro non si è mai accesa, alimentando l’album dei rimpianti. Gasperini non ha ottenuto nessuna vittoria sulla panchina dei nerazzurri ed è stato mandato via troppo presto, nonostante non fosse stato accontentato in sede di mercato e non avesse avuto il tempo per trasmettere le sue idee alla squadra.
Anche a Palermo non è andata come l’attuale tecnico dell’Atalanta sperava. L’esonero, il ritorno e poi la rescissione consensuale. Insomma, in quegli anni i rosanero cambiavano allenatore alla velocità della luce e Gasperini è stato uno dei tanti ad esser transitato da quella panchina.
Di nuovo Genova e poi Bergamo
Di nuovo il Genoa, di nuova casa, giusto il tempo di conquistare un’altra Europa League che, a causa della mancata licenza Uefa, il Grifone non ha potuto disputare. Poi, l’ultimo viaggio, l’ultimo volo del Gasp, una nuova avventura in quel di Bergamo, in una piazza tanto calda quanto esigente.
La sua Atalanta
E dire che dopo poche giornate dal suo arrivo la società orobica ha pensato anche di esonerarlo. I risultati non arrivavano, ma da quelle parti hanno vinto la frenesia ed aspettato tempi migliori.
Tutto ad un tratto la musica è cambiata. Di colpo l’Atalanta è diventata la creatura di Gian Piero Gasperini. Il suo 3-4-1-2, all’occorrenza 3-4-2-1 o 3-5-2, è risultato un modulo perfetto, capace di esaltare le caratteristiche della rosa nerazzurra, che intanto ha sfornato talenti, guadagnando dalle plusvalenze ed investendo quel denaro tra stadio, settore giovanile e prima squadra.
L’Atalanta, dopo una qualificazione in Europa League e due piazzamenti in zona Champions, è una grande del nostro campionato. Gasperini le ha cambiato la mentalità e da quelle parti adesso si gioca sempre per vincere, contro chiunque, anche se se affronta il Real Madrid.
Il presente
Adesso l’obiettivo è crescere, sempre di più, fino a lottare per lo Scudetto al fianco di squadre che prima sembravano irraggiungibili. Il progetto c’è, l’ambizione anche e poco importa se la squadra a giugno perderà qualche altro pezzo importante. I sostituti arriveranno e Gasperini, come sempre, saprà metterli nelle condizioni per farli rendere al meglio.