Sei a terra, in ginocchio, inerme.
Il pallone ancora sospeso nell’universo che sta bruciando alle tue spalle. Ti guardi le mani fasciate nei guanti e ti chiedi come sia potuto succedere. Non crocifiggerti, fa parte del gioco. È una postilla scritta in piccolo, in calce al contratto che abbiamo firmato col sangue prima di iniziare a fare questo ruolo. Essere un portiere è anche questo: la luce più splendente e il buio più profondo, che convivono negli stessi 16 metri; non esiste ruolo più bello, credimi, non esiste. Ogni giorno ti offre una possibilità di redenzione, una nuova occasione per dimostrare che, in fondo, sono proprio questi momenti a tirare fuori il meglio di te. Ti rialzi da terra, ti togli la polvere di dosso. La tempesta è passata e tu ne sei uscito, ferito ma vivo.
Forza, si ricomincia.