La regola segreta per fermare Cristiano Ronaldo

by Redazione Cronache

Una regola per fermare Cristiano Ronaldo. Non stiamo scherzando: al Manchester United accadde proprio così. A raccontarlo è Darren Fletcher, centrocampista svincolatosi la scorsa estate dallo Stoke City e dal 2003 al 2015 con la maglia dei Red Devils.

Lo stratagemma di Ferguson

Cristiano Ronaldo ha sempre voluto essere il migliore. Le sue qualità sono state sempre al centro dell’attenzione, fin da quando i giocatori dello United ne rimasero stregati nella famosa amichevole contro lo Sporting Lisbona che diede il via alla storia di CR7. E che convinse anche sir Alex Ferguson a puntare su di lui.

«Cristiano ha avuto un ambientamento difficile nello spogliatoio. C’erano volte in cui teneva troppo il pallone – racconta Fletcher a Lock Downe nelle sue scelte non era ancora il fenomeno che è ora. E quindi ha passato momenti complicati, gli hanno fatto comprendere realtà poco piacevoli. Come quando Walter Smith, l’assistente di Ferguson, ha deciso di non fischiare calci di punizione nelle partitelle. E io so per certo che era per Ronaldo».

In che senso? Ronaldo teneva troppo il pallone e lo staff del Manchester United architettò una regola speciale per sopperire alle fissazioni del portoghese.

«Di conseguenza – continua Fletcher – ci lanciavamo uno contro l’altro e Ronaldo prendeva un sacco di calci. Non che prima ci andassimo piano, ma almeno se ti facevano fallo prendevi il calcio di punizione. E quindi Cristiano ti provocava in modo da farsi fare fallo, rideva e si riprendeva il pallone. Quindi Walter (Smith, ex vice allenatore dello United, ndr) ha deciso che da quel momento in poi in allenamento i falli non sarebbero più stati fischiati. E per due settimane Ronaldo ha dato di matto: ‘Chi è questo tizio scozzese? Cos’è questa storia?’. In pratica gli facevano fallo comunque, ma stavolta sapeva che non glielo avrebbero fischiato».

Una scelta propedeutica: «È incredibile con quanta velocità Ronaldo abbia imparato a passare il pallone appena lo riceveva e a scattare, perché così sapeva che non gli potevano fare fallo. E a quel punto, era anche inutile tenere la regola in vigore. In quel periodo ha anche cominciato a segnare di più e a trovarsi più spesso vicino alla porta. Sembra una stupidaggine, ma credo che nella seconda metà della stagione in cui c’è stato Walter Smith sia migliorato tantissimo. Anche prima era già cresciuto molto, ma ricordo benissimo che per qualche settimana si è lamentato di continuo, salvo poi, all’improvviso, imparare a passare di prima e correre senza pallone. È come se in lui fosse scattato qualcosa che gli ha fatto capire che facendo così, con le sue capacità fisiche, sarebbe diventato ancora più pericoloso. Un colpo di genio dell’allenatore, senza ombra di dubbio».