Più è infangato, più è poetico.
Più è faticoso, più è bello.
Non ci sono mai piaciute le sfide semplici, quelle che vinci per caso o per fortuna. Anche perché lì nel mezzo non esiste il fato, il destino benevolo, o come diavolo preferite chiamarlo. Lì nel mezzo esistono le scivolate che stracciano la pelle (la propria e qualche volta quella dell’avversario), le bestemmie che nascono a denti stretti e che vengono sputate al suolo con violenza, le spallate per conquistare un solo centimetro, per dimostrare al mister ed ai compagni che possono tranquillamente contare sulla forza del centrocampista.
Una forza che scintilla di una luce immortale, che viene alimentata allenamento dopo allenamento a suon di corse spacca polmoni con la bava alla bocca, mentre gli attaccanti e i trequartisti si divertono a giocare a centrare la traversa vestendo un sorriso quasi irriverente. Ma non sanno cosa si perdono.
Un’altra scivolata, l’ennesima. Poi una botta ai pantaloncini per tirare via la polvere. Un’occhiata alla mano sporca di terra e sangue. Un sorriso. E ci si ributta nella mischia.