di Giulio Converti
Il 30 marzo di quest’anno l’Inter ha dichiarato ufficiale la modifica al suo logo, che tuttavia non differisce poi tanto dalle edizioni precedenti. Una volta pubblicato il nuovo stemma, la tifoseria interista si è letteralmente divisa in due: mentre alcuni sembravano compiaciuti dal nuovo look, altri gridavano allo scandalo facendosi travolgere dalla nostalgia. Nonostante alcune modifiche appaiano evidenti, come la rimozione della F e della C, i tratti caratteristici del logo sono rimasti pressoché gli stessi. La forma tonda, l’intersezione tra la I e la M e, soprattutto, i colori nerazzurri che non potevano mancare. Oggi voglio raccontarvi come è nata l’Inter e il suo logo, la storia e la ragione dei suoi colori. Per farlo, però, dobbiamo tornare indietro di circa 113 anni…
Le origini
Tutto cominciò nella sponda opposta di Milano. Il Milan, nato da poco meno di 10 anni, si trovò in una fase di crisi societaria sotto la guida del consigliere anziano Giannino Camperio. La società rossonera aveva inizialmente stabilito di non partecipare ai campionati 1907-1908, per protesta contro la politica nazionalistica della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Tuttavia, in un secondo momento, Campeiro decise di scendere a patti con la FIGC imponendo il divieto di arruolare calciatori stranieri in aggiunta a quelli già presenti nella rosa. Questa decisione non fu unanime. All’interno della società, infatti, c’erano diversi dissidenti. Alcuni minacciarono di andarsene, altri si conformarono alla scelta della società. Alcuni rimasero lì, altri se ne andarono davvero: 44 per la precisione. Cosa c’entrano questi 44 dissidenti con la nostra storia della nascita dell’Inter e del suo logo? Letteralmente tutto. Probabilmente, se Campeiro avesse messo tutti d’accordo, oggi l’Inter non esisterebbe.
La nascita
«È il titolo di un nuovo Club sorto da pochi giorni a Milano. Il nuovo Club, nato da una deplorevole scissura che non pochi malintesi hanno creato in seno al Milan Club, è composto in maggioranza di attivi footballey e di parecchi appassionati. Il massimo buon volere ed i migliori propositi sono le basi della nuova società che per ora promette poche ma buone cose» – La Gazzetta dello Sport, marzo 1908
I 44 dissidenti lasciarono sulle loro scrivanie le rispettive dimissioni. La decisione del Milan di assecondare la FIGC era inaccettabile a loro avviso. È la sera del 9 marzo 1908, e i 44 dissidenti decidono di riunirsi all’Orologio, ristorante in Piazza Duomo al civico 22. Il Football Club Internazionale Milano nacque alle ore 23:30 con il nome di Foot-Ball Club Internazionale. Solo nel 1967 verrà aggiunto Milano alla denominazione ufficiale, quando la società diventerà una S.p.A. In quella notte di marzo, dunque, nacque l’Inter.
Il logo
«Volevo il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle» – Giorgio Muggiani
Tra i 44 dissidenti presenti quella sera all’Orologio c’era anche un pittore futurista: Giorgio Muggiani. Questi, in realtà, era qualcosa di più di un semplice pittore. Muggiani era un illustratore, un grafico, un dirigente sportivo, un pioniere dell’illustrazione pubblicitaria, un caricaturista e perfino un arbitro di calcio. Fu proprio lui a disegnare il logo dell’Inter, a sceglierne i colori e la forma. Come colore principale Muggiani scelse il blu, per richiamare, come molti interisti sapranno, al cielo limpido della notte della fondazione. Tuttavia, quella non fu l’unica ragione per cui il pittore scelse il quel colore. Muggiani voleva creare un contrasto cromatico rispetto al binomio nero e rosso adottato dal Milan. A quel tempo erano particolarmente in voga le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall’altra, quindi simbolicamente al tempo il blu era opposto al rosso. Lo stemma era invece ispirato a quelli delle squadre inglesi: riportava le lettere F, C, I, M sovrapposte in bianco su uno sfondo costituito da un cerchio dorato che rimandava alle stelle, circondato da un cerchio nero, che a sua volta era circondato da un cerchio azzurro.
Il serpente
Per comprendere per quale motivo l’animale rappresentativo dell’Inter è il serpente, dobbiamo andare qualche anno più avanti. È il 10 ottobre 1928, giorno in cui il settimanale Guerin Sportivo arriva in edicola con una prima pagina intitolata ironicamente “L’araldica dei calci”. Nell’articolo principale lo scrittore e disegnatore satirico Carlo ‘Carlin’ Bergoglio assegna a ciascuna squadra del campionato italiano una sua controparte allegorica. Un serpente con una persona in bocca: questa è la mascotte scelta da Bergoglio per l’Inter alle soglie degli anni Trenta. Da lì, il serpente verrà sempre concepito come il simbolo rappresentativo della squadra meneghina, tanto da apparire sugli stemmi dal 1960 al 1963 e dal 1979 al 1989.
Lo stemma oggi
IL MIO NOME È LA MIA STORIA.
I M FC INTERNAZIONALE MILANO.#IMInter pic.twitter.com/Vxambs2htM— Inter (@Inter) March 30, 2021
Le recenti modifiche al nome e al logo dell’Inter, come abbiamo detto prima, non hanno trovato l’accordo di tutti i tifosi nerazzurri. Alcuni, addirittura, sostengono che questo rebranding segni la fine di un’era. Certamente non si tratta di un cambiamento di poco conto: da marzo il brand viene esportato a livello mondiale come Inter Milano, consolidando la modifica al nome del club. Tuttavia, come sottolineato da Alessandro Antonello, amministratore delegato dell’Inter, questi cambiamenti non vogliono minare il valore storico del club. Un progetto di marketing non cancella la storia dei colori nerazzurri, una storia che ogni tifoso interista dovrebbe conoscere.