La finalissima di MLS, che decreterà i campioni degli Stati Uniti, mette di fronte i Los Angeles Fc (la squadra di Giorgio Chiellini, già campione nella passata stagione) e il Columbus Crew, guidato dal talento di Cucho Hernandez, attaccante ex Watford. Est contro ovest, dal freddo dell’Ohio al dolce sole di Los Angeles, si sfidano due mondi paralleli, molto distanti. Christian Lattanzio, ex allenatore di Charlotte, li ha affrontati e battuti entrambi, portando la sua squadra alla prima storica qualificazione ai playoff. «Sarà una finale bellissima, ci arrivano due squadre in fiducia. Forse i Los Angeles, a livello individuale, sono più forti, ma vi assicuro che Columbus ha un’organizzazione di altissimo livello. Sento spesso parlare a sproposito, utilizzando luoghi comuni, completamente errati a riguardo del campionato americano. Scommetto che molti di coloro che criticano l’MLS non sanno nemmeno come giocano determinate squadre, ma si basano solo sugli highlights». Insieme a Christian proveremo a sfatare falsi miti e a raccontarvi com’è davvero il calcio americano.
La cavalcata verso i playoff
Lattanzio era arrivato a Charlotte come assistente di Miguel Ángel Ramírez. Dopo l’esonero dello spagnolo ha avuto la fiducia della dirigenza e ha preso in mano, in prima persona, la squadra. Da subito ha stupito tutti grazie alle sue idee e al suo stile di gioco e grazie a buoni risultati, ha sfiorato i playoff: «Abbiamo fatto un ottimo percorso, partito proprio dalla scorsa stagione e proseguito questa stagione, in cui abbiamo centrato la prima qualificazione ai playoff della storia del club. È stato un grande risultato, anche perché abbiamo superato squadre forti come New York o Miami».
Proprio in questa stagione il Charlotte è stato capace di battere le due finaliste ma anche, soprattutto, l’Inter Miami di Messi. «Per chi fa sport a un certo livello poter competere contro squadre del genere è tutto». Una partita speciale, che ha messo di fronte alla squadra di Lattanzio alcuni dei migliori giocatori al mondo. «Il segreto di quella vittoria è stato il fatto che non ci siamo ‘snaturati’. Mi spiego meglio: non abbiamo cambiato il nostro modo di giocare o di approcciare la partita in base agli avversari. Ovviamente sapevamo chi avevamo di fronte e proprio per questo ci siamo comportati così. Messi e Busquets non possono essere fermati, puoi provare a limitarli. A Leo bastano 5 palloni per fare 3 gol e 2 assist; quando tocca il pallone puoi solo farti il segno della croce».
Evoluzione costante
Dagli esordi di Pirlo, Beckham, Ibrahimović, all’arrivo di Messi, Alba e Busquets. L’MLS continua ad attirare tanti campioni ma allo stesso tempo è un campionato in costante crescita, sia dal punto di vista economico che gestionale. Le squadre che compongono il campionato americano sono sempre più forti e competitive e il movimento calcistico in generale è in forte ascesa. «Basta pensare ai calciatori americani che si stanno affermando in Europa. McKennie, Weah, Pulisic, Musah e Reyna. Ragazzi inizialmente cresciuti dal sistema americano che ora sono titolari nei principali club europei. Anche all’ultimo Mondiale, gli Stati Uniti hanno giocato molto bene e sono arrivati fino agli ottavi di finale, risultato da non sottovalutare».
Oltre ai risultati sportivi, l’MLS e le sue ‘franchigie’ stanno crescendo in modo smisurato: i Los Angeles FC, club affiliatosi alle lega nel 2018, ha già un brand value di 900 milioni di dollari, ma in realtà tutte le società iscritte hanno delle quotazioni in rialzo, a prescindere dai risultati. Certo, il gap da colmare rispetto all’Europa è ancora gigantesco, ma qualcosa sta già iniziando a muoversi: gli Stati Uniti e il Canada sono diventati Paesi che sfornano talenti e Nazionali sempre più forti, anche perché il sistema giovanile, culturalmente legato allo sport scolastico, ha iniziato a funzionare piuttosto bene. «Gli americani sanno come fare sport e pubblicizzare i propri prodotti. Credo che in futuro riusciranno a risolvere anche alcuni problemi derivanti dalla loro cultura sportiva, che applicano indifferentemente a tutte le discipline, come ad esempio il ‘salary cap’, per diventare sempre più competitivi».
I mattoni non danno un’anima
Guardate i profili social del Charlotte Fc, squadra allenata da mister Lattanzio fino a poche settimane fa; verrete immediatamente colpiti, e probabilmente estasiati, dalle strutture del club. Uno stadio da 78’000 posti circa, in pieno stile inglese, con le tribune a ridosso del prato. Un centro sportivo, degli uffici (apparentemente) da sogno. «È vero, l’America è famosa per la sua capacità di investire e costruire strutture di primo livello, ma non è tutto oro quel che luccica. Nel mio periodo (un anno e mezzo) trascorso sulla panchina del Charlotte, abbiamo incontrato molte difficoltà, soprattutto a livello organizzativo. Abbiamo dovuto condividere lo stadio con la squadra di football americano e per mesi siamo stati ‘itineranti’, avevamo un campo d’allenamento fisso ma eravamo costretti a lunghe tratte quotidiane in pullman per accedere a strutture di livello adeguato».
Non avere un punto di riferimento, soprattutto per strutturare il lavoro giornaliero, dev’essere difficile ed è stato proprio grazie all’allenatore italiano, se il club ha deciso di investire per creare un nuovo centro sportivo. «Ho insistito molto su questo aspetto. Penso che sia fondamentale avere strutture del club che emanino lo spirito e i valori della società. Inizialmente avevo chiesto di coprire con dei teloni le reti adiacenti al campo. Poi hanno iniziato la costruzione delle nuove ‘facilities’. Ma i mattoni da soli non danno un’anima alle cose».
Esperienze e scenari differenti
L’avventura americana di mister Lattanzio si è da poco conclusa. In poco tempo ha lasciato profondamente il segno e ha fatto le fortune del Charlotte. Prima ha instaurato una mentalità europea e vincente nell’ambiente, poi sono arrivati i i risultati in campo, le vittorie contro squadre blasonate e la prima storica qualificazione ai playoff. Insomma il ‘coach’ italiano ha gettato le basi per un futuro di spessore per il club della North Carolina.
In passato ha lavorato al fianco di icone come Gianfranco Zola, Fabio Capello e Roberto Mancini; con quest’ultimo ha fatto il mental coach al Manchester City, nella stagione dell’incredibile scudetto al cardiopalma: «Facemmo un grande lavoro con una squadra forte, ma giovane e con poca esperienza. La partita contro il QPR la ricorderò per sempre, vi assicuro che abbiamo tutti rischiato un infarto». Poi ha affiancato anche Patrick Vieira, nelle esperienze al New York City prima e al Nizza poi.
Dall’Italia all’Inghilterra, passando per America e Francia. Christian Lattanzio è un allenatore preparato e esperto, che sa cosa vuol dire costruire realtà solide e di successo, e non vede l’ora di tornare in panchina.