È iniziato martedì 2 agosto al Den Dreef Stadion di Lovanio, il sogno Champions della Royale Union Saint-Gilloise. È una squadra di Saint-Gilles, sobborgo di Bruxelles da circa 44mila abitanti, al ritorno nelle Coppe Europee dopo 52 anni: l’ultima apparizione risale al primo turno della Coppa delle Fiere (che tecnicamente non era nemmeno una competizione ufficiale UEFA), eliminata con un doppio 1-0 dalla Juventus. Con le sue innovative strategie di scouting e mercato, è stata la rivelazione dello scorso campionato belga: da neopromossa ha concluso la regular season addirittura al primo posto, prima di essere scavalcata dal Bruges nei play-off finali e doversi accontentare del secondo posto che le dà diritto ai preliminari di Champions. Per arrivare ai gironi dovrà dunque superare due ostacoli supplementari: il primo, tutt’altro che facile, è rappresentato dai Rangers Glasgow, finalisti dell’ultima Europa League.
Se l’Union riuscisse in quest’ennesima impresa (intanto ha vinto 2-0 all’andata) Saint-Gilles scavalcherebbe Razgrad (Ludogorets, Bulgaria, 47.590 abitanti) ed entrerebbe al decimo posto della top 10 delle città più piccole ad aver partecipato ad almeno un’edizione della moderna Champions League (dal 1992 a oggi). Una top 10 in cui non abbiamo inserito il Monaco e Monte-Carlo, città-stato che per ovvi motivi non ha mai avuto a che fare con le ristrettezze economiche tipiche di un comune con meno di 50mila abitanti. Eccovi allora le prime 9 posizioni.
9) Thun (42.623 abitanti)
Il Fussballclub Thun 1898 partecipò alla Champions League 2005-2006 in qualità di vice-campione di Svizzera alle spalle del Basilea: superò due turni preliminari contro pronostico eliminando Dinamo Kiev e Malmo per finire nel gruppo B insieme ad Arsenal, Ajax e Sparta Praga. All’esordio ad Highbury, contro i Gunners futuri finalisti, tenne l’1-1 fino ai minuti di recupero, arrendendosi a un gol di Bergkamp solo al 92′. La sua fase a gironi fu più che onorevole: sconfisse lo Sparta Praga 1-0, finì al terzo posto e scivolò in Coppa UEFA, dove fu eliminato ai sedicesimi dall’Amburgo. La stella era Mauro Lustrinelli, attaccante di Bellinzona da 20 gol nella stagione del secondo posto: laureato in Business Administration con una tesi sulla serie A, partecipò con la Svizzera anche al Mondiale 2006.
8) Famagosta (40.920 abitanti)
L’Anorthōsī Ammochōstou, più noto a livello internazionale con il nome di Anorthosis Famagosta, partecipò alla Champions League 2008-2009. Lo status di campione di Cipro non sembrava sufficiente per scalare i turni preliminari, ma l’Anorthosis riuscì nel miracolo eliminando gli armeni del Pyunik, il Rapid Vienna e soprattutto il favoritissimo Olympiakos, travolto all’andata con un clamoroso 3-0 difeso con le unghie al Pireo. La particolarità dell’Anorthosis è che è portabandiera di una cittadina da 40mila abitanti da cui ha però dovuto allontanarsi nel 1974, in seguito all’invasione turca della parte nord-orientale del Paese. Da allora si è stabilita a Larnaca, nella parte greca dell’isola, dove sorge lo stadio Antonis Papadopoulos dove nell’autunno 2008 si recarono in visita Werder Brema, Inter e Panathinaikos. E nessuna delle tre riuscì a vincere, anzi! Il derby con i greci si risolse con un trionfale 3-1 per i ciprioti, che poi spaventarono l’Inter di Mourinho tenendola sotto 3-2 fino a dieci minuti dalla fine, fino al pareggio definitivo di Julio Cruz. In un girone equilibratissimo, non bastarono sei punti in sei partite per evitare l’ultimo posto. La stella: il francese giramondo Cedric Bardon, comprato apposta per la vetrina Champions per circa 200 mila euro.
7) Auxerre (34.583 abitanti)
Storica “piccola” del calcio francese, l’Auxerre di Guy Roux (allenatore del club dal 1964 al 2000 e dal 2001 al 2005) ha partecipato due volte alla Champions League. La prima nel 1996-97, in qualità di campioni di Francia, vincendo il girone A contro Ajax, Grasshoppers e Rangers Glasgow, togliendosi la soddisfazione di vincere 2-1 all’Amsterdam ArenA e arrendendosi solo ai quarti contro i futuri campioni del Borussia Dortmund. La seconda nel 2002-03, dopo aver superato il Boavista nel turno preliminare, finendo al terzo posto nel girone dietro all’Arsenal e ancora al Borussia Dortmund, nonostante una prestigiosa vittoria ad Highbury con i gol del futuro juventino Olivier Kapo e del fantasista senegalese Fadiga. Alcune stelle: Bernard Diomède (campione del mondo con la Francia nel 1998), l’attaccante Lilian Laslandes, il regista Sabri Lamouchi, un giovanissimo e biondissimo difensore centrale di nome Philippe Mexes.
6) Lier (33.259 abitanti)
La squadra della città di Lier è appunto il Lierse, che nel 1997 vinse il suo quarto e ultimo titolo belga e si guadagnò la Champions dell’anno successivo, ottenuta dopo aver superato l’Anorthosis nel turno preliminare rimontando in casa una sconfitta per 0-2 a Cipro. Nel girone F si limitò a un mero atto di presenza racimolando appena un punto contro Monaco, Bayer Leverkusen e Sporting Lisbona, frutto di un 1-1 alla seconda giornata in casa contro i portoghesi. La stella: Eric Van Meir, tre Mondiali con i Diavoli Rossi dal 1994 al 2002 e medie gol eccezionalmente alte per essere un difensore (nella stagione dello scudetto aveva segnato ben 17 reti).
5) Lens (30.413 abitanti)
I “sang et or” che fanno parte anche di una scena della commedia francese “Bienvenue Chez Les Ch’tis” (il film rifatto in Italia con il titolo “Benvenuti al Sud”) sono una delle piazze più calde e passionali dell’intero Hexagone. I tifosi del Milan ricorderanno i giallorossi del Racing Club de Lens come fieri avversari della prima partita della fase a gironi 2002-03, l’edizione della Champions che si concluse in gloria a Manchester: pur senza mai lottare davvero per il passaggio del turno, i francesi riuscirono a chiudere il girone con 8 punti davanti al Bayern Monaco. Ancora più prestigiosa la loro prima partecipazione nel 1998-99, quando da campioni di Francia sbancarono Wembley (all’epoca, casa dell’Arsenal in Champions League) con un gol di Debève entrato nella leggenda dei tifosi locali. Stelle: gli attaccanti Daniel Moreira e Tony Vairelles, il trequartista ceko Vladimir Smicer futuro castigatore del Milan a Istanbul 2005.
4) Molde (26.048 abitanti)
Il Molde Fotballklubb ha vinto quattro campionati norvegesi tra il 2011 e il 2019, ma la sua unica partecipazione ai gironi di Champions arrivò nel 1999-2000 grazie al secondo posto nel campionato 1998, alle spalle dell’allora imbattibile Rosenborg. La vera impresa arrivò nei due turni preliminari in cui gli underdog norvegesi fecero fuori nientemeno che il CSKA Mosca e il Mallorca, con un 1-1 alle Baleari firmato su rigore dall’attaccante Andreas Lund a cinque minuti dalla fine. Il girone era troppo per loro: tre punti in sei partite contro Porto, Olympiakos e Real Madrid, frutto della loro unica vittoria per 3-2 contro i greci al freddo del Molde Stadium. Anche la piccola soddisfazione di aver segnato un gol al Bernabeu, onore toccato all’attaccante André Lindbaek.
3) Farum (18.737 abitanti)
Farum è la casa del Football Club Nordsjaelland che, dopo il suo unico titolo di Danimarca vinto nel 2011-2012, riuscì l’anno successivo a inerpicarsi fino alla fase a gironi di Champions senza nemmeno dover passare dai preliminari. La favola finì in un gruppo impossibile con i campioni uscenti del Chelsea, la Juventus e lo Shakhtar Donetsk, non prima però di aver messo paura alla Juve di Conte fermandola sull’1-1 (non a Farum ma a Copenaghen), con Mirko Vucinic che evitò la figuraccia epocale solo a nove minuti dalla fine. Con 22 gol subiti in sei partite, risultarono la peggior difesa di quell’edizione. Stelle: il centrocampista Mikkel Beckmann, che contro la Juve assunse le sembianze del suo quasi omonimo Beckham segnando a Buffon su punizione.
2) Urziceni (17.534 abitanti)
Alzi la mano chi si ricorda del minuscolo Unirea Urziceni che nel 2009-10 disputò la fase a gironi della Champions in qualità di campione di Romania, e fece anche un figurone. In casa pareggiò 1-1 contro Stoccarda e Rangers Glasgow e addirittura sconfisse 1-0 il Siviglia; in trasferta vinse 4-1 a Glasgow e arrivò all’ultima giornata, in trasferta a Stoccarda, con due risultati su tre per qualificarsi agli ottavi. I tedeschi tuttavia misero le cose in chiaro portandosi sul 3-0 già dopo 11 minuti e l’Unirea dovette accontentarsi di retrocedere placidamente in Europa League, dove incappò sfortunatamente nel Liverpool ai sedicesimi. Stelle: in mancanza di grandi talenti offensivi, sicuramente l’allenatore Dan Petrescu, ex giocatore di Foggia, Genoa e Chelsea che aveva vinto il campionato grazie alla miglior difesa del torneo.
1) Hoffenheim (3.263 abitanti)
Hoffenheim è una frazione di Sinsheim, comune da 35.399 abitanti dove sorge la Rhein-Neckar Arena. Il Turn-und Sportgemeinschaft 1899 Hoffenheim, “il Chievo di Germania”, è approdato in Bundesliga dal 2008-2009 e non è più andato via, rischiando di retrocedere solo sporadicamente. Anzi, è ospite fisso della prima metà della classifica: quarto nel 2017 ed eliminato ai play-off dal Liverpool dell’ex Firmino, centrò l’obiettivo-gironi la stagione successiva, anche se raccolse appena tre punti contro Manchester City, Lione e Shakhtar, frutto di tre pareggi, dopo sei partite altamente spettacolari in cui l’iper-offensivo schieramento del giovanissimo Julian Nagelsmann, poco più che trentenne, segnò e subì almeno un gol in ogni partita, provando l’ebbrezza di andare due volte in vantaggio contro il City di Guardiola.