Come mai il pensiero comune ci porta a credere che nella cantera del Barcellona regni coesione, familiarità e senso di appartenenza? Come si genera tutto ciò? Com’è possibile formare quelli che diventeranno i propri calciatori del futuro orientandoli verso un interesse comune? Le strategie pedagogiche-educative adottate dal Barcellona sono le più svariate e diversificate. È infatti curioso sapere che esistono 7 parole assolutamente vietate all’interno della “masia”, il settore giovanile blaugrana. Dei veri e propri tabù che permettono di far interiorizzare ai ragazzi: norme, valori e modelli di gioco. I termini vietati sono i seguenti:
1 NON SI RUBA IL PALLONE: l’idea è quella di dover recuperare il pallone, nella maniera più pulita possibile; rubare è un’altra cosa.
2 NEMICO: non esistono dei nemici, al massimo dei competitori, rivali o avversari.
3 IO: no all’individualismo, esiste solo un “noi”.
4 ADATTARSI ALL’AVVERSARIO: no all’adattamento di altri principi, dobbiamo sempre imporre la nostra identità.
5 VERTICALITÁ: vicinanza tra le linee, gioco corto e sfruttamento degli spazi in orizzontale.
6 DISORDINE: il Barcellona è una macchina perfetta, niente può essere fatto a caso.
7 NOIA: l’obiettivo è divertire, ma soprattutto divertirsi.
Parole o frasi emblematiche che permettono una crescita di “giocatori pensanti” che hanno il compito di comprendere il sistema che li controlla e per cui sognano di giocare e gioire. Un sistema totale, che ha la pretesa di insegnarti il calcio non come filosofia di campo, ma come filosofia di vita.