Dopo essere entrato nelle Statistiche Inutili dalla parte sbagliata, a questo giro Antonio Conte vi accede dalla porta principale: sbancando al 96′ l’Etihad Stadium è diventato il terzo allenatore della storia a vincere due volte a casa di Pep Guardiola con due squadre diverse (la prima con il Chelsea; gli altri due sono José Mourinho e Jurgen Klopp). Ma le vicende della Premier League impallidiscono di fronte alle mirabolanti avventure della serie A, dove Juve, Inter e Milan non vincono in tre partite diverse (non capitava dalla settima giornata del campionato 2020-21) e, aspettando il Napoli a Cagliari, non vince nessuna delle prime sette! Ed è successo di tutto, anche a questo giro, pure sul turbinante fronte delle Statistiche Inutili.
Una stagione da Dionisi
La Statistica Inutile della settimana – anzi, mica tanto inutile – celebra il clamoroso exploit del Sassuolo di Alessio Dionisi, che ha portato via nove punti in tre trasferte contro Juventus, Milan e Inter. Per darvi una portata di quanto epocale sia l’impresa, c’erano riuscite solo in tre: la Fiorentina 1955-56 di Fulvio Bernardini, che poi aveva vinto lo scudetto; il Grande Torino 1946-47 di Luigi Ferrero, che poi aveva vinto lo scudetto; il meno grande Vicenza di Pietro Spinato, quinto classificato sempre nel campionato 1946-47. Quest’ultimo è l’unico allenatore debuttante in serie A ad aver centrato il filotto prima del buon Dionisi, che peraltro in tutte e tre le partite ha chiuso in vantaggio anche il primo tempo, cosa non riuscita a nessuna delle altre tre. Notevole anche la doppietta di Gianluca Scamacca, che ha segnato al Milan sotto la Curva Sud e all’Inter sotto la Curva Nord: l’ultimo a esserci riuscito era stato un altro giocatore del Sassuolo, Matteo Politano, che aveva centrato l’accoppiata nel 2017-18. E l’estate successiva Politano diventò proprio un giocatore dell’Inter: visto ciò che già si legge in giro sul destino di Scamacca, consideratelo un indizio non da poco.
Milan l’è un gran Milan
Né Rapajc, né Skriniar, né Badelj, né l’ex Fiorentina e Atalanta Luigi Milan, né tantomeno l’ex laziale Bisevac (chi???): è il bosniaco Milan Djuric il primo giocatore di nome Milan a segnare al Milan in serie A. Ma attenzione, non il primo Milan in assoluto: prima di lui era capitato ai non celeberrimi Milan Gajic (su punizione in Zurigo-Milan dell’8 dicembre 2009, Champions League) e Milan Pavkov (Stella Rossa-Milan del 18 febbraio 2021, Europa League). Tutte e tre le partite erano finite in parità, senza perciò mai decretare vincitori tra Milan e il Milan.
Dopo lunghe e approfondite ricerche, possiamo dire che Milan Pavkov NON è il primo giocatore di nome Milan ad aver segnato al #Milan: prima di lui Milan Gajic, centrocampista serbo dello Zurigo che segnò su punizione a Dida nella Champions League 2009-2010. pic.twitter.com/O0X7f8yTIw
— Giuseppe Pastore (@gippu1) February 19, 2021
Fabio Diciottesimo
Dopo un lungo digiuno che durava fin dal 2021, Fabio Quagliarella risorge nel primo tempo di Sampdoria-Empoli e risolve la partita con una doppietta. Così facendo il Quaglia ha timbrato il cartellino in serie A per il diciottesimo anno solare consecutivo: ha iniziato a segnare al tramonto del 2005, in Ascoli-Treviso 1-0 del 21 dicembre 2005, con la maglia bianconera dei marchigiani che erano allenati, oggi come allora, da Marco Giampaolo. La top 5 è a un solo anno di distanza: al terzo posto – a 19 anni consecutivi – troviamo José Altafini (1958-1976), Gianni Rivera (1959-1977) e Roberto Mancini (1981-1999): il Golden Boy segnò anche nel 1979, ma essendo rimasto a secco nel 1978 la serie s’interrompe a 19. A 20 anni consecutivi ecco Alex Del Piero (1993-2012), mentre appare oggettivamente irraggiungibile Francesco Totti a quota 23 anni di fila (1994-2016). Eccovi il primo Quaglia che non si scorda mai, direttamente dal 2005, con il sottofondo di un vecchio pezzo dei Bloc Party.
Lo zoo della serie A
Segnando il gol del 2-2 in Roma-Verona, il giovane Edoardo Bove è entrato nella numerosissima Fattoria degli Animali che hanno all’attivo almeno un gol in serie A: tra gli altri citiamo per esempio Capra, Colomba, Delfino, Falco, Formica, Gallo, Grillo, Leone, Lupo, Merlo, Pavone, Pesce, Ranocchia, Toro e – ehm – Zoccola (nel senso di Biagio Zoccola, un gol all’attivo nel Napoli 1929-30). Tra gli stranieri meritano una citazione almeno il sudafricano Mark Fish (un gol nella Lazio 1996-97) e l’ex milanista Christian Ziege, cognome che in tedesco significa “capra”. Invece non vale Pato (papero), semplice soprannome di Alexandre Rodrigues da Silva. Ma quali sono i tre animali capocannonieri (con cognome rigorosamente al singolare) della storia della serie A?
Al terzo posto (25 gol) Umberto COLOMBO, attaccante della Juventus a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (anche tre scudetti per lui), purtroppo scomparso lo scorso 26 ottobre.
Al secondo posto (29 gol) Giorgio PUIA, mezzala di Vicenza e Torino tra il 1960 e il 1971. Se vi state chiedendo che razza di bestia sia mai la puia, sappiate che è un altro nome per indicare la poiana, rapace diurno molto comune in Italia.
Al primo posto (45 gol) – non vi era venuto in mente, eh – Francesco “Ciccio” COZZA, magnifico trequartista soprattutto di Reggina e Siena tra gli anni Novanta e Duemila. Non fate quella faccia: la cozza è un mollusco, e dunque dignitosissimo rappresentante del regno animale. Ed ecco una bella compilation per spezzare un po’ il ritmo.
Il Bove e il Volpato
Spigolature minori da Roma-Verona con un titolo degno di Esopo. Qual era stata l’ultima volta che due panchinari romanisti erano andati in gol nella stessa partita prima di Cristian Volpato ed Edoardo Bove? Proprio un altro Verona-Roma, disputato al Bentegodi il 1° dicembre 2019: i giallorossi di Fonseca avevano vinto 3-1 anche grazie ai gol dei due subentrati Perotti e Mkhitaryan. E qual era stata l’ultima volta che due romanisti avevano segnato il loro primo gol in serie A nella stessa partita? Qui retrocediamo al 26 settembre 2015, con Lucas Digne e Kostas Manolas a segno in Roma-Carpi 5-1.
Vivo, morto o Blessin
Arrivato direttamente dalla fucina di idee dell’Accademia Red Bull, il tedesco Alexander Blessin ha subito fatto suo il passo cadenzato dell’allenatore di bassa serie A: quattro partite, quattro pareggi, quattro “under 2,5” (due 0-0 e due 1-1) e nessun gol fatto né subito nei secondi tempi. Il Genoa si scopre maniaco del controllo e perciò l’uomo di Stoccarda può anche pensare di eguagliare il debutto da allenatore di Sinisa Mihajlovic, che subentrò ad Arrigoni dopo dieci giornate nel Bologna 2008-09 e mise subito le cose in chiaro con cinque pareggi nelle prime cinque partite (e in primavera fu esonerato). Al suo fianco anche un’altra leggenda come Vujadin Boskov, che debuttò con cinque pareggi nell’Ascoli 1984-85 (e a fine stagione retrocesse). Poco dietro un altro nome illustre come Sven Goran Eriksson, quattro pareggi nelle sue prime quattro partite alla Roma 1984-85, quando da erede giallorosso del connazionale Nils Liedholm arrivò appena settimo. La storia dirà se, come tutti loro, anche Blessin un giorno allenerà la Sampdoria.
Punta e a Capo Verde
Arcipelago di dieci isole vulcaniche a circa 500 chilometri dalle coste del Senegal, Capo Verde non aveva mai avuto l’onore di un suo rappresentante calcistico in serie A. Scriviamo “calcistico” perché in realtà almeno due giocatori di origine capoverdiana li abbiamo già visti: uno è Nani, ex laziale e attuale veneziano, nato nella capitale Praia e subito trasferitosi in Portogallo con la famiglia. L’altro era l’ex difensore di Inter e Napoli Rolando, nato nell’isola di São Vicente, pure lui presto naturalizzato portoghese. L’attaccante laziale Jovane Cabral invece ha all’attivo una presenza con la Nazionale Capoverdiana, una memorabile amichevole contro Lussemburgo in cui entrò in campo a cinque minuti dalla fine, e questo fa di lui un capoverdiano perfetto per le Statistiche Inutili. Non sapremmo dirvi perché Cabral non sia stato più tenuto in considerazione dalla pur stimabile Nazionale capoverdiana (giunta agli ottavi dell’ultima Coppa d’Africa ed eliminata dai futuri vincitori del Senegal), ma confidiamo che il suo promettente esordio a Udine abbia prodotto un primo ripensamento nella testa del ct Bubista. Boa sorte!
Allacciate le cinture
È già la terza volta che Eljif Elmas gioca a Cagliari con la maglia del Napoli, e quindi la Statistica Inutile qui di seguito non è originalissima. Ma è una di quelle che vi faranno volare: Elmas è infatti il secondo calciatore di serie A a giocare in una città il cui aeroporto di riferimento si chiama come lui. Regola del gioco: valgono le località e non i nomi dei personaggi a cui quegli aeroporti sono intitolati – quindi niente Marconi, Falcone, Leonardo eccetera. E quindi c’è un solo precedente in materia: Marino Palese (Lecce) che scese in campo in Bari-Lecce 2-0 del 27 ottobre 1985.