dall’inviato Marco Canestrelli
Mister Bonazzoli ha preso il Lecco con un solo punto in classifica, e lo ha rilanciato
Arrivato a metà ottobre, ha perso soltanto una partita. Tra i suoi giocatori, Crociata, convocato in estate… dalla Sicilia!
Il Lecco ha iniziato la sua fase di rinascita con l’arrivo di Emiliano Bonazzoli. L’allenatore – reduce dall’esperienza in Serie D al Fanfulla – ha portato freschezza e serenità a un gruppo che nelle prime 6 giornate aveva conquistato appena un punto; ma anche grande esperienza, che parte dall’esordio in Serie A da calciatore con la maglia del Brescia, in un giorno molto particolare.
«Ricordo perfettamente che mister Materazzi stava dando le formazioni e l’undicesimo ero io. Ero il quinto attaccante, ma quel giorno c’era qualcuno ammalato, un altro aveva litigato… Giocai titolare a San Siro. All’inizio ero un po’ spaesato, pensavo: ‘un giocatore della primavera aggregato in Prima Squadra, sicuramente andrò in panchina’. Quel giorno esordiva anche Ronaldo il Fenomeno, c’era lo stadio pieno con 70 mila persone. Io però non pensavo al suo esordio, ma a fare bene il mio».
Da lì è iniziata una carriera con tanti gol in tante maglie diverse. Una su tutte quella della Reggina, dove Bonazzoli ha avuto un giovane Mazzarri al comando. Ci ha raccontato che «Il mister era molto scaramantico. In allenamento portava sempre un marsupio, non so se avesse un significato, sicuramente dentro ci teneva le sigarette. Poi quando noi calciatori parlavamo lui ci osservava, credo per capire cosa stessimo dicendo». Un commento poi per la sua nuova, vecchia avventura: «Gli faccio un grande in bocca al lupo, è un allenatore di grande esperienza, anche all’estero. Alla Reggina ha portato 3-4 idee molto innovative, farà sicuramente un buon lavoro a Napoli».
Da Mazzarri, come dai tanti allenatori avuti in carriera, ha preso e raccolto molto, fino a decidere di intraprendere lo stesso percorso. Il suo, però, non è stato un inizio tipico di un ex calciatore di Serie A, tutt’altro: «Ho deciso di fare l’allenatore poco prima di smettere di giocare. Sono partito dalla prima categoria. C’è qualcuno magari che parte da una giovanile professionistica, altri direttamente dai professionisti. Io ho scelto di partire dai dilettanti, volevo fare un percorso di esperienza. Ogni anno sono salito di categoria, ho avuto anche due esperienze nel calcio femminile, prima al Chievo e poi a Verona, che sono state molto importanti per me».
Essendo uno dei pochissimi allenatori ad aver allenato in entrambi i movimenti, abbiamo voluto saperne di più: «Mi rapportavo con le ragazze come facevo con gli uomini, sono state loro le prime a chiedermelo. Il primo giorno è venuto da me il capitano del Chievo a dirmi: ‘trattaci come faresti con i ragazzi’. In campo sicuramente la forza è diversa, anche la corsa per una questione fisiologica, ma l’approccio è stato lo stesso, proprio perché me lo hanno chiesto loro».
Dopo questo il passaggio in Serie D e da quest’anno il grande salto alla B, definito dallo stesso Bonazzoli «Inaspettato, se ti dicessi il contrario sarebbe falso». A Lecco ha trovato una squadra giovane, sotto certi punti di vista inesperta, ma con tanta voglia di rivalsa. Il giocatore che forse più esprime l’anima e la filosofia della squadra è però uno degli ultimi arrivati, che invece di esperienza ne ha eccome: parliamo di Giovanni Crociata.
Arrivato a Lecco dopo una stagione fenomenale a Cittadella, Crociata ci ha spiegato il cambio di rotta della sua squadra con l’arrivo di mister Bonazzoli: «Voglio bene a mister Foschi, è una bravissima persona e un bravo allenatore, ma purtroppo a inizio stagione siamo entrati in un tunnel. Quando è arrivato Bonazzoli ha portato serenità e tranquillità, era quello che ci serviva. Ora c’è tanta consapevolezza, tanta positività». Positività, familiarità, serenità. Sono parole che il fantasista ripete costantemente durante la nostra chiacchierata, a dimostrazione dell’importanza del fattore mentale. «Sono due anni che lavoro con un mental coach, lo proporrei a chiunque. Prima ero più inconsapevole, non pensavo che l’aspetto mentale potesse essere così importante, ora però ho capito che è la base di tutto, è troppo importante».
Proprio questo switch psicologico è stato fondamentale per la sua crescita, che negli ultimi anni aveva un po’ rallentato. Questa fase inizia a Ferrara, con la maglia della SPAL, dove ci racconta: «Ho avuto un anno difficile, anche se sono stato benissimo e la ricordo con il cuore. Purtroppo, non stavo rendendo al massimo, avrei cambiato volentieri a gennaio. È difficile dire perché qualcosa non funzioni, entrano in gioco varie dinamiche: il mister, come si gioca, se la squadra va bene o male… penso di aver raggiunto una consapevolezza diversa ora. Sono cresciuto».
In seguito, l’inizio difficile con il Südtirol: «Venivo da una stagione complicata che mi portavo un po’ dietro. A Bolzano sono arrivato per fare il trequartista in un 3-5-1-1. Poi il mister ha giocato 4-4-2 e mi ha un pochino penalizzato, ma è stata una fortuna per la squadra che è andata molto bene. Avevo tantissima voglia di riprendermi, non ce la facevo più. Non vedevo l’ora di cambiare aria per dare il meglio di me. A Cittadella è arrivata la svolta, mi hanno fatto sentire subito a casa. Stare in un’ambiente del genere per me è importante: era come una piccola famiglia. A me questa cosa fa stare bene».
Una piccola famiglia, come quella trovata nelle giovanili del Milan, dove Crociata si è formato come calciatore e come uomo. «Del Milan ho ricordi bellissimi. Ho conosciuto persone fantastiche: dai direttori agli allenatori, come Brocchi e Inzaghi. Ho fatto qualche panchina con la Prima Squadra, in Coppa Italia con Mihajlović. Con il gruppo della Primavera andiamo in vacanza ogni anno, siamo in 5 o 6, per me sono amici fraterni. Donnarumma era in convitto con noi. C’erano anche Locatelli, Calabria, Cutrone, contro cui giocheremo nel derby col Como fra poco. Siamo rimasti in buoni rapporti. Gigio purtroppo non lo sento più, magari in un prossimo Lecco-PSG…».
Forse davvero Gigio e Crociata si incontreranno nuovamente sul campo, magari per quest’ultimo con la maglia di una squadra di Serie A. In passato accarezzata, che tanto godrebbe delle sue giocate.